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Nulla rimane della prima produzione, compresa tra gli anni 1770 e 1792, per quanto sia già divenuto famoso nel 1783, quando iniziarono l'amicizia e la collaborazione con l'editore Tsutaya Juzaburo, purtroppo scomparso nel 1797 causando una profonda crisi - anche artistica - in Utamaro.

Rimangono del suo decennio d'oro, 1792-1803, circa 2000 stampe oltre a numerosi dipinti e ad una trentina di libri shunga. Non sappiamo quante opere siano andate distrutte ad opera della censura ed alcune sono di incerta attribuzione in quanto non firmate.

Tra le prime opere che ci sono pervenute nuemrose sono quelle che raffigurano famose case da te, ed è per questo che l'artista è anche conosciuto come il pittore delle case verdi.

Dobbiamo anche notare che la fine prematura di Utamaro gli impedì di usufruire delle raffinate tecniche di stampa a colore (nishiki-e) che vennero sviluppate sul finire dell'epoca Edo - ne trovate una spiegazione dettagliata nella recensione della mostra Hiroshige: Il maestro della natura che si è tenuta a Roma nel 2009 - che permisero di applicare numerosi strati di colore alle stampe.

Le opere di Utamaro, facendo un uso limitato del colore, ci appaiono quindi più sobrie, meno cariche, anche quando rappresentano stupendi costumi o meravigliosi paesaggi.

Profittano inoltre della possibilità di utilizzare il colore nelle riproduzioni a stampa per dare rilievo alle immagini e distaccare le figure dallo sfondo.

 

 

 

 

 

 

La scuola di Kano Masanobu (狩野 正信, 1434–1530) che Utamaro inizialmente seguiva, si ispirava a tecniche pittoriche e a tematiche di derivazione cinese, preferendo la rappresentazione di filosofi ed eroi e rifuggendo invece dalla rappresentazione della vita reale.

Le opere della scuola di Kano sono ricche e molto curate nei particolari, mentre quelle di Utamaro tendono a rendere con pochi tratti anche immagini estremamente complesse, dense di personaggi o di motivi e non avare di particolari.

Nel corso dei secoli le tendenze della scuola Kano si esasperarono, e sul finire del XVIII secolo erano talmente marcate che Utamaro dovette distaccarsene per seguire la sua propria strada.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre a scegliere temi che la tradizione non amava, Utamaro li trattava anche in modo innovativo.

Riusciva a profittare in modo magistrale della pur limitata scelta di colori che permetteva la tecnica nishiki-e del suo tempo, dando alle sue stampe una vivacità talmente in contrasto con quanto visto fino ad allora che arrivava a creare scandalo.

E amava trasfigurare la realtà, che altre scuole tentavano di riprodurre acriticamente nei minimi particolari, per adattarla ai suoi criteri estetici.

I suoi celeberrimi ritratti femminili sono certamente non realistici: ci mostrano figure innaturalmente allungate eppure proprio per questo di una raffinata, ineguagliata eleganza.

Una tecnica che molti altri artisti tentarono nei secoli di riprendere e seguire, basti pensare ad Amedeo Modigliani le cui opere non a caso destarono uguale scandalo tra i benpensanti che quelle di Utamaro.