Takuan Soho (沢庵 宗彭 1573-1645) è entrato da secoli nella leggenda: personaggio eclettico, ha lasciato traccia di se ovunque lo abbiano portato i suoi passi, decisi quanto erratici.

Dobbiamo fare i conti con Takuan sia per quanto riguarda la dottrina zen - è considerato il maggior maestro della setta rinzai - che per la storia del Giappone nell’epoca probabilmente più controversa e contrastata della sua vita millenaria, il periodo di sanguinose guerre che segnò l’inizio dell’era Edo dopo che Yeyasu Tokugawa vinse nella grande battaglia di Sekigahara ogni suo oppositore.

Takuan si dice infatti sia stato consigliere di fiducia di famosi generali, come Ishida Mitsunari sconfitto a Sekigahara e brutalmente giustiziato o Kuroda Nagamasa che da Sekigahara uscì invece vittorioso e con la fama di avere assicurato la vittoria all’armata dell’ovest, della stessa casata imperiale e del tenno Mizunoo, che abdicò nel 1629, e di grandi uomini d’arme come il samurai solitario Miyamoto Musashi e il maestro Yagyu Munenori, guardia del corpo e maestro d’armi dello shogun.

Perfino in cucina la sua presenza si avverte ancora: prende nome da lui un metodo di preparazione del daikon, il ravanello giapponese, che viene fermentato fino al punto di assumere il nome di takuanzuke e un sapore aspro, intimidente eppure allo stesso tempo fascinoso ed attraente, come si dice sia stato il carattere di Takuan e come indubbiamente appaiono al lettore molti suoi scritti.

Takuan, di famiglia samurai, aveva rivelato un precoce interesse per i temi religiosi, affrontati all’età di 8 anni, e a 10 prese i voti. Fu 4 anni dopo che iniziò lo studio della dottrina rinzai, sotto la guida del maestro che sembra abbia lasciato su di lui l’impronta più profonda: Shun-oku Soen. Ulteriori segni di precocità li diede divenendo a soli 36 anni abate del tempio di Daitokuji ma accompagnati da un dinamismo che potrebbe superficialmente essere considerato irrequietezza: passò infatti gran parte della sua vita errando per il Giappone e manifestando in ogni occasione le sue idee, radicalmente lucide e talvolta invise al potere. Fu infatti esiliato nel nord del paese dallo secondo shogun Tokugawa, Hidetada, ma richiamato ed anzi chiamato alla guida del santuario dei Tokugawa, il tempio di Tokai-ji, dal terzo shogun Iemitsu. Scomparve nel 1645, chiedendo al momento della morte di impugnare il suo pennello: tracciò il carattere cinese 夢 (yume, sogno), ripose il pennello e spirò.

Aveva lasciato ai suoi accoliti queste istruzioni:

“Seppellite il mio corpo sulla montagna dietro il tempio, copritelo con i detriti e tornate alle vostre dimore. Non leggete i sūtra, non officiate cerimonie. Non accettate alcun dono né dal monaco né dal profano. Lasciate che i monaci indossino le solite vesti e consumino i loro pasti e procedete come in un giorno qualsiasi”.

La tomba di Takuan nel Tokaiji; evidente che il suo destino è di essere citato ma non ascoltato (foto: http://www.wikimedia.org)

L’edizione italiana dele sue opere inizia con il testo Fudoshin Shinmyoroku, dedicato al maestro di spada Yagyu Munenori, e prende per questo il titolo di Sogni (ispirandosi al momento del trapasso di Takuan) ed il sottotitolo di Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada. Comprende tuttavia anche altri due scritti di Takuan, il Taiaki dedicato al maestro di spada Onoa Tadaaki, della scuola Ittô ryu, ed il Reirôshu.

 

Fudochi Shinmyoroku (Testimonianza segreta della Saggezza Immutabile)

Incipit:

“Il termine ignoranza indica l’assenza della illuminazione, l’oscurità. È come dire inganno, errore, illusione. Luogo di stallo è quello in cui la mente si ferma. Nella pratica del buddismo si dice vi siano cinquantadue stadi e, tra l’uno e l’altro di questi, il luogo su cui la mente si ferma viene detto luogo di stallo. La mente si ferma quando è trattenuta da un oggetto, un’azione, una riflessione, una preoccupazione la quale può essere di qualsiasi natura. Nell’ambito dell’arte marziale stessa fermarsi significa, ad esempio, osservare la spada in movimento mentre sta per colpire. La mente, fissa, si preoccupa della spada in sé, e non permette ai movimenti del combattente di essere liberi e compiuti. In quel medesimo istante l’avversario ha la meglio”.

L’insegnamento di Takuan travalica le distanze temporali e culturali che ciseparano da lui, e ha lasciato profonde indelebili tracce nell’insegnamento delle arti marziali. Ancora:

“La mente è immutabile quando vede senza guardare. Per guardare si dovrebbe fermare. Quando la mente si ferma su qualcosa, poiché il cuore si riempie di ogni genere di preconcetti, trattiene diversi movimenti in sé. Quando i movimenti nella mente cessano, la mente che si era fermata si muove, senza però muoversi affatto”.

Ma Takuan non è il primo, oltre a non essere il solo e fortunatamente nemmeno l’ultimo ad avere lucidamente portato alla luce questi concetti: eccolo citare un provocatorio piccolo poema del monaco Bukkoku, vissuto circa 500 anni prima di lui:

“Sebbene non ponga attenzione nel suo compito,
sui piccoli campi di montagna,
lo spaventapasseri non è posto invano”

 

Reirōshu (Il Tintinnío Cristallino delle Gemme)

L’opera inizia con un dialogo tra Takuan ed alcuni passanti, sulla priorità da accordare nel percorso della vita, alla sopravvivenza, giustificata perché non è possibile alcun percorso se viene meno la vita, o alla rettitudine, che ci può imporre la rinuncia alla vita. Ad uno di essi Takuan rispose:

“Morire perché un insulto ci ha contrariati non è affatto questione di rettitudine. Questo è piuttosto dimenticare se stessi in un momento d’ira. Non è certo rettitudine, anche se ne ha l’aria. È rabbia, nient’altro. Un uomo che si adira per l’insulto, si è già allontanato dalla rettitudine prima ancora di essere insultato. L’uomo retto, quando è tra le gente, non viene mai insultato. Essere insultati significa aver perso la propria rettitudine prima di aver ricevuto l’offesa”.

Questo saggio parla dunque della natura e del destino dell’uomo e del guerriero, guardando direttamente il vero volto di sentimenti apparentemente conosciuti ma in realtà enigmatici per l’uomo non realizzato: la rettitudine, il desiderio, l’onestà, il dubbio, le qualità essenziali (dieci secondo Takuan).

 

Taiaki (Annali della spada Taia)

In questo testo Takuan alterna dei principi espressi in lingua cinese ed in stile corsivo (inciso) a spiegazioni ed esemplificazioni in giapponese.

“L’uomo che sa usa la spada ma non uccide altri uomini. Usa la spada e dà agli altri la vita. Uccide solo quando è necessario. Quando è necessario dà la vita”.

“Usa la spada e dà agli altri la vita” significa che la sua spada non deve essere necessariamente strumento di morte e, poiché gli altri tremano al punto di essere simili a morti, quando vengono messi di fronte a questo principio, non è necessario ucciderli. “Usa la spada e dà agli altri la vita” significa che durante il combattimento con il suo avversario, lascia che sia l’altro a compiere i movimenti, osservandolo fino a che gli aggrada.

Secondo la saggezza cinese cui Takuan si ricollega, la saggezza stessa viene ricevuta senza che alcun maestro l’abbia rivelata, e in quel momento ci si accorgerà di possedere misteriose impensate facoltà. Questo stato dell’essere umano viene chiamato Taia, e l’autore illustra brevemente l’origine di questa leggenda: Taia era una spada preziosa e senza uguali, tempestata di gemme e in grado di tagliare qualunque cosa, senza che fosse in alcun modo possibile farle resistenza. Ecco perché le facoltà trascendenti dell’uomo illuminato vengono paragonate alla spada di Taia. Facoltà trascendenti, ma presenti allo stato latente in ogni essere umano, ed alla portata di ogni essere umano che voglia e sappia seguire la giusta Via, seguendo questultimo precetto di Takuan Soho:

“Se segui il mondo odierno, volterai le spalle alla Via. Se non vuoi voltare le spalle alla Via, non seguire il mondo”