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Come mai non solo si continua a parlare di Yamaoka Tesshu, ad oltre 120 anni dalla sua morte, ma si continuano a studiare metodicamente la sua vita, il suo pensiero, i suoi metodi di insegnamento e di allenamento? Non troverete qui una risposta esaustiva, ma tenteremo di fornire  al praticante e allo studioso di arti marziali alcune tracce da seguire e approfondire.

 

Ono Tetsutaro nacque a Tokyo, allora conosciuta col nome di Edo, il 10 giugno 1836. Suo padre era Ono Asaemon, dignitario della corte Tokugawa, e la madre Iso era figlia di un monaco del tempio di Kashima; questo spiega la sua precoce iniziazione allo zen e alla spada. Iniziò intorno ai 9 anni la pratica del Jikishinkage ryu e pochi anni dopo lo Hono ha Itto ryu. All'età di 17 anni intraprese anche lo studio della lancia con il maestro Yamaoka Seizan, che scomparve prematuramente due anni dopo. Tetsutaro venne adottato nella famiglia del maestro, sposandone la sorella ed assumendo il nome di Yamaoka Tesshu (山岡 鉄舟) con cui è maggiormente conosciuto.

Nella prima parte della sua vita e della sua ricerca personale Tesshu si dedicò ad una pratica intensissima senza tuttavia seguire un metodo di vita conseguente, lasciandosi trascinare dai suoi impulsi personali sia a grandi prove di forza e destrezza che a prove altrettanto grandi ma di segno negativo, allentando con il sake nei locali di malaffare i suoi freni inibitori. Dimostrava in ogni caso anche quando dava il peggio di sé di avere  sensibilità e capacità fuori dal comune. Accettando in uno dei frequenti momenti di ubriachezza di domare un cavallo intrattabile, lo ridusse alla regione, per quanto fosse in precarie condizioni e certamente non lucido, senza utilizzare in alcun modo la forza fisica di cui altrimenti faceva uso volentieri (era alto circa 185cm e pesava oltre 110 kg) o altri mezzi di costrizione, ma unicamente con la propria personalità dominante.

Erano comunque più frequenti gli episodi in cui Tesshu non riusciva a tenere a freno la sua natura irruente. E' ancora utilizzato come koan negli ambienti zen un episodio in cui Tesshu espose così al maestro Dokuon le sue giovanili conclusioni sull'illusorietà del mondo per dimostrare la sua piena comprensione della natura umana e di quella divina.

Dopo tutto la mente, Buddha, e gli esseri senzienti, non esistono. La vera natura dei fenomeni è il vuoto. Non esiste realizzazione, né delusione, né saggezza o mediocrità. Non esiste nulla da dare e nulla da ricevere.

Per tutta risposta Dokuon lo colpì fulmineamente con la sua pipa, facendolo seriamente arrabbiare; gli disse allora:

Se nulla esiste, da dove viene allora questa rabbia?

Una lezione analoga, ma ben più ardua da comprendere, ricevette nel mondo della spada. Affrontando in continuazione innumerevoli combattimenti si era procurato fama non solo di di avversario irriducibile e pressoché invincibile ma anche di grande maestro. Uno degli incontri di spada di Tesshu era stato con il maestro Sasakibara Kenkichi, maestro di Jikishinkage ryu. Dopo circa 40 minuti di attesa, l’uno di fronte all’altro nelle rispettive guardie, senza muoversi minimamente ma già madidi di sudore dai primi istanti, entrambi riposero le armi. Nessuno dei due rivelò chi si potesse considerare vincitore, e nessuno dei presenti riuscì ad azzardare ipotesi convincenti.

Katsu Kaishu fu grande maestro di spada anche lui – ricevette ancor molto giovane il menkyo kaiden della scuola Jikishinkage ryu – fu uomo politico di primo piano, ebbe infine frequenti e stretti contatti con Tesshu in entrambi i campi. Accompagnò un suo ritratto di Tesshu con lo scritto seguente:

Valoroso e saggio, questo uomo virile compie grandi cose
La sua spada era incomparabimente sublime
La sua illuminazione abbracciava ogni cosa
Le generazioni future ne vedranno mai l’eguale?

Eppure nel pieno delle sue forze fisiche e mentali - aveva circa 28 anni - Tesshu fu imprevedibilmente sconfitto dal quarantenne Asari Gimei, maestro della scuola Nakanishi ha Itto-ryu. Da quel momento non seppe più darsi pace all’idea di essere sistematicamente battuto in modo umiliante da un uomo gracile e molto più anziano, di cui era divenuto discepolo ma senza riuscire a comprenderne l'insegnamento. Durante un ennesimo scontro Asari lo incalzò senza colpirlo con la spada ma obbligandolo a retrocedere fino a farlo uscire per strada fuori dal dojo; gli chiuse poi la porta in faccia con un gesto allo stesso tempo spietatamente reale e sottilmente allusivo.

La ricerca di se stesso da parte di Tesshu durò circa 16 anni, senza che per tutto questo tempo riuscisse a comprendere cosa non andasse nella sua tecnica, nei suoi stati d'animo, nel suo stile di vita, e senza che gli potessero giovare l'insegnamento zen né l'allenamento continuo. Solamente il 30 marzo 1880 Yamaoka Tesshu durante una seduta di zazen all’alba raggiunse l’illuminazione, per poi recarsi immediatamente da Asari e chiedergli un nuovo combattimento. Asari declinò, giustificandosi con queste poche parole, “Ora sei arrivato”. Da quel momento si ritirò dall' insegnamento e dalla pratica lasciando la responsabilità della scuola a Tesshu.

Questi sviluppò in seguito un suo personale metodo che chiamò Muto ryu (scuola senza spada) che probabilmente differisce dall'Itto ryu soprattutto nella didattica piuttosto che nelle tecniche, tuttora praticato ma da un ristrettissimo nucleo di adepti. Il suo insegnamento e la sua parabola terrena furono brevi: scomparve improvvisamente il 19 luglio 1888, vittima di un cancro.

Il giorno fatale trovò la forza di lasciare scritto il suo poema d’addio ed assunse nel momento del trapasso la postura formale di zazen. Il suo momento supremo venne tramandato da un disegno eseguito sul posto dal discepolo Tanaka Seiji.

In occasione del funerale di Tesshu presso il tempio Zensho-an il monaco Tekisui compose questi versi:

 

Spada e pennello bilanciati tra Assoluto e Relativo
Il suo leale coraggio e la sua nobile forza perforarono il Paradiso.
Un sogno di cinquantatre anni,
Avvolto dalla pura fragranza del loto fiorente nel mezzo del fuoco ruggente.

 


Yamaoka Tesshu fu per un certo periodo depositario dello stile Hana ha Itto ryu, come dimostra il verbale di trasmissione dello shuin tachi da lui stilato il 3 marzo 1881. Lo shuin tachi era una spada da allenamento appartenuta al fondatore Ito Ittosai, e recava delle iscrizioni in inchiostro rosso a lui attribuite:

Tempo del non tempo    sul monouchi, la parte terminale della lama
Controllo sullo ha, zona tagliente della lama
Vittoria sullo ha
Attacco sul machi, parte iniziale della lama
Controllo sulla tsuka, manico

Ittosai Ito Kagehisa affidò questo shuin tachi a Ono Jiroemon Tadaaki. Da Tadaaki venne conservato attraverso tredici generazioni  fino ad arrivare a Tetsutaro, ricevuto come simbolo della trasmissione. I tempi sono cambiati e la vera arte della spada deve essere tutelata. Affido a voi, Kogeta, questa responsabilità. Non abbandonate mai il vostro voto di mantenere la tradizione. Come simbolo tangibile della nostra scuola vi affido questo shuin tachi. Non permettete a persone volgari di contaminare con erbacce la Vera Via . E’ deplorevole che l’essenza della nostra Via, l’unificazione del particolare con l’universale, debba rimanere segreta (per evitare malintendimenti e usi impropri). Se questa legge non verrà correttamente conservata, non solo il vero aspetto di Kagehisa verrà rinnegato; tutti gli insegnamenti dei vari patriarchi verranno persi. Dal momento che credo che voi non farete questo, vi ho affidato questa spada.

Kogeta Yasumada fu a lungo discepolo di Yamaoka Tesshu (che nel verbale si firma ancora Tetsutaro), e alla sua morte affidò la spada a Yanagita Ganjiro. Successivamente se ne perdono le tracce e si presume scomparsa nell’incendio del tempio dove era conservata. Per quanto riguarda la successione della scuola Muto ryu sembra che i certificati menkyo kaiden stati consegnati a Hasegawa Unhachiro e  poi a Kagawa Zenjiro.

Da questultimo la trasmissione passò a Ishikawa Ryuzo e poi a Murakami Yasumasa, che nella foto esegue una dimostrazione presso il tempio Zensho han, alla presenza del reverendo Omori Sogen, il maggiore studioso moderno della figura di Tesshu, che fu oltre che figura dominante dello zen del XX secolo, anche soke della scuola Jikishinkage ryu e fondatore della Associazione Tesshu (Tesshukai).

Si noti che il maestro Murakami indossa degli onigote identici a quelli utilizzati nella scuola Ono ha Itto ryu, e anche la forma che sta eseguendo sembra molto simile ad un kata Itto ryu, per quanto sia difficile giudicare da una sola foto.


 

Il metodo di Tesshu richiedeva allenamenti intensivi ed incessanti incentrati soprattutto sui principi di base. I primi 3 anni di pratica erano dedicati esclusivamente allo studio dei 5 kata di base del Muto ryu ed era vietato seguire in quel periodo insegnamenti od anche dimostrazioni di altre scuole. Erano previsti per gli allievi avanzati tre livelli di cimento denominati seigan, cui si veniva ammessi solamente dopo aver superato un periodo di prova consistente in 1000 giorni consecutivi di intenso allenamento. Per superare il primo livello seigan si dovevano sostenere ininterrottamente in un solo giorno 200 combattimenti di spada e solo 8 praticanti superarono la prova; il secondo livello prevedeva 3 giorni con 600 combattimenti ed il terzo, superato da soli 2 uomini, 7 giorni con 1400 combattimenti.

 

Il nome del dojo di Yamaoka Tesshu, Shumpukan,  deriva da una poesia del XIII secolo del monaco cinese Bukko Kokushi, allora residente in Giappone presso un tempio che venne invaso dalle truppe mongole. Colto in un momento di meditazione, Bukko imperturbabile anche di fronte alla turba armata che lo attorniava, improvvisò questo poema:

In cielo e in terra non ci sono punti da nascondere
La gioia appartiene a chi riconosce che le cose
Sono vuote e l’uomo anche non è nulla.
Splendide invero le lunghe spade mongole
Sferzante il vento di primavera come un lampo di luce

Fu lo shumpu, il vento di primavera, a dare il nome al dojo.

Per permettere di apprezzare meglio lo spirito con cui Yamaoka Tesshu percorreva il cammino delle arti marziali sarà comunque opportuno ricorrere il più possibile a citazioni dai suoi scritti

 

Ritorno alla Mente del principiante

Se le meraviglie dell’arte della spada ti eludono, ritorna alla mente del principiante. La mente del principiante non è un tipo qualunque di mentalità: colpire come unica intenzione senza pensare al movimento del corpo e muovere in avanti con forza è la prova di avere dimenticato se stesso. I tecnici sono intralciati da pensieri analitici. Quando l’ostacolo di un approccio discorsivo viene sormontato le meraviglie dell’arte della spada possono essere apprezzate. All’inizio, è necessario praticare con uomini di spada ben temprati per poter discernere le proprie inadeguatezze. Persegui il tuo studio fino alla fine, risveglia la tua irresistibile forza, pratica senza sosta finché il tuo cuore sia inamovibile, e allora capirai. Pratica finché alcun dubbio rimanga. Sicuramente arriverà il tempo di scoprire le meraviglie.

Agosto 1882

 

Spiegazione del Muto Ryu

Gli uomini di spada praticano diligentemente per raggiungere lo stadio finale di nessun nemico. Tutto dipende dalla mente. Chi immagina un avversario pieno di abilità, congela la sua mente e la sua spada rimane ferma; chi immagina che il suo avversario sia debole, ha una mente aperta e la spada è libera. Questa è la prova che nulla esiste fuori della mente. Un uomo di spada può praticare scrupolosamente per molti anni, ma se sta solamente muovendo il corpo ed agitando a vuoto la spada, la sua pratica non ha senso. Basandomi sulle mie intuizioni ho costruito quella che chiamo la Scuola della non spada (Muto ryu). Fuori della mente non c’è spada, questo significa non spada. Non spada significa non mente; non mente significa una mente che è stabile ovunque. Se la mente si arresta, l’avversario appare; se la mente rimane fluida non esiste nemico. Questa è l’essenza del detto di Menchu, il Ki universale riempie ogni pollice di di cielo e terra, in altre parole nessun nemico. Pratica giorno e notte e attingerai lo stadio di nessun nemico. Pratica più intensamente e più intensamente!

10 aprile 1884

 

Da Itto shoden Muto Ryu Kanaji Mokuroku: Suigetsu (la luna nell'acqua)

Anche quando l’acqua di una pozza è mossa nel mestolo la luna vi viene riflessa. Il riflesso della luna non si perde quando l’acqua passa da mestolo a mestolo. Quando si viene disturbati, allora non c’è ricognizione; la luna non appare nell’acqua agitata. Se la mente è calma e il mestolo fermo, il riflesso della luna vi è mantenuto.

 

Non concentrarti
Nel colpire il tuo avversario
Muoviti naturalmente
Come raggi di luna che penetrano
In una capanna senza tetto

 

Questo stato mentale è completamente differente dall’essere vincolati ad una rigida spada, terrificati o sconfitti. Si può essere scontenti di una capanna senza tetto, ma la stessa luna che illumina i cieli la riempie naturalmente con la sua luce. Similmente, senza cercare di proteggere te stesso e ignorando i tuoi supposti punti deboli, puoi attaccare l’avversario e ottenere vittoria. Incurante di conservare il tuo piccolo io, carica verso l’avversario. Quando si è turbati o confusi, ad ogni livello, la sconfitta è certa.


Tesshu divenne celebre anche come artista zen, e rimangono di lui svariate migliaia di calligrafie e dipinti, in quanto era solito finanziare vendendo le sue opere sia il dojo che le altre attività che gli stavano a cuore.

Purtroppo molte di queste opere sono apocrife poiché i suoi sigilli, e ne adoperò diversi nel corso della sua vita, non vennero distrutti alla sua morte ma utilizzati per produrre numerosissimi falsi. Si calcola che le opere firmate Tesshu siano oltre un milione, ed non è facile per un profano riconoscere quelle autentiche.

La calligrafia a fianco allude ad un famoso episodio riportato da testi cinesi; l'imperatore aveva chiesto consigli al suo maestro per migliorare nell'arte della calligrafia, ed il maestro così rispose:

Quando il cuore è giusto, il pennello va giusto

(Kokoro tadashikereba sunawachi fude tadashi)

 

 

 

 

 

Tesshu fu anche impegnato attivamente nella vita politica e sociale dei suoi tempi, guadagnandosi una grande fama come negoziatore. Fu prima al servizio dello shogun, per cui al termine della guerra Boshin nel 1869 trattò la resa di fronte all’assedio delle forze imperiali comandate da Saigo Takamori.

Il suo successo, il principale problema non era infatti la trattativa in se ma lo stabilire un contatto con le forze nemiche, fu dovuto ad una condotta lineare quanto provocatoria: per attraversare le linee imperiali si mise apertamente in cammino lungo la via principale e arrivato davanti ai primi posti di blocco proclamò ad alta voce di essere un soldato dello shogun, nemico dell'imperatore, intimando di lasciarlo passare.

Rivelò in seguito che era sicuro che sarebbe stato ucciso ma il nemico, non del tutto incivile, gli avrebbe dato possibilità di esporre prima le ragioni del suo comportamento e proporre l'invio di una successiva delegazione.

 

L'immagine mostra un gruppo di samurai del bellicoso feudo di Satsuma, che costituivano il nerbo delle forze imperialii, in posa, presumibilmente nello studio di Felice Beato che è autore della fotografia.

Si può notare che anche tra i tradizionalisti samurai del Satsuma han, dominio situato all'estremo meridione del Giappone nell'isola di Kyushu e che in realtà era ufficialmente denominato Kagoshima han, già appaiono degli ufficiali in uniforme occidentale.

Tesshu arrivò incolume, vanamente inseguito da una turba di nemici che avevano tardivamente realizzato quanto diceva e cercavano di ucciderlo, davanti al quartier generale imperiale dove espose la proposta di resa al generale Takamori. La tregua da lui ottenuta fu poi trasformata in un accordo che salvò il Giappone dalla guerra civile, lo shogun Tokugawa dalla morte e le truppe imperiali da una sanguinosa battaglia. Passò in seguito al servizio dell'imperatore, come guardia del corpo ma anche come consigliere, e si crede che sia stato lui in gran segreto a trattare con lo stesso Takamori nel vano tentativo di porre termine alla sanguinosa rivolta di Satsuma (Seinan Sensô - Guerra del Sud Ovest, 1877) che vide la sconfitta e la morte di Takamori.

Se pensiamo all'impetuoso carattere di Tesshu, mai disposto al compromesso, è un apparente paradosso che sia passato alla storia come grande negoziatore. Nella sua breve quanto avventurosa vita fu anche come detto guardia del corpo dell'imperatore, dimostrando la sua prontezza di riflessi e di decisioni la notte in cui un improvviso allarme si diffuse nel palazzo, in seguito a scontri a fuoco nelle vicinanze. Nella confusione generale nessuno pensò a presidiare le stanze dell'imperatore, tranne Tesshu. Le guardie arrivate tardivamente lo trovarono armato di fronte alla porta dell'appartamento, ancora nell'abbigliamento sommario di cui si era scusato col Tenno. Col quale comunque non fu più arrendevole di quanto fosse nella vita di tutti i giorni col resto dell'umanità. Il giovane Meiji amava le arti marziali e si misurava spesso con le sue guardie del corpo, ma non amava perdere e quando si mostrava arrogante Tesshu arrivava a minacciarlo di una sonora lezione. In un'altra occasione Meiji, notando le misere condizioni dei vestiti di Tesshu (che rinunciava in quel periodo a qualunque agio per ospitare nella sua casa ogni genere di vagabondi) gli fece consegnare del denaro per rimettersi in sesto. I giorni seguenti gli chiese stupito come mai lo rivedesse sempre con la stessa logora tenuta, e Tesshu replicò candidamente di avere acquistato dei nuovi vestiti per i figli dell'imperatore.


Ogura Tetsuju (1866-1944) fu discepolo di Yamaoka Tesshu. All’epoca del suo incontro col maestro aveva il nome di Watanabe Isaburo. Ebbe inizialmente difficoltà ad adattarsi ai metodi di Tesshu, e dovette abbandonarli per praticare presso altre scuole. Quando chiese la riammissione al dojo Shumpukan, Tesshu gli chiese di impegnarsi pubblicamente, con un cartello affisso nel dojo, a praticare ininterrottamente per 1000 giorni, al termine dei quali avrebbe dovuto affrontare il primo seigan. Fu uno degli otto praticanti nella storia del dojo a superare la prova .

In seguito Ogura abbandonò lo studio della spada per dedicarsi esclusivamente allo zen e arrivato all’ età di 52 anni, nel 1918, decise di ritirarsi per il resto della sua vita nel tempio zen della setta rinzai di Heirinji, nella zona di Musashino, all’interno di un hansobo, una sorta di cappella costruita all’interno del tempio. Praticava intensamente misogi-kyo, una forma di purificazione della mente e del corpo che prevedeva sessioni di canto ritmico nel quale venivano incessantemente ripetute le parole to ho ka mi e mi ta me. I suoi insegnamenti cominciarono ad essere seguiti da un gruppo di studenti della facoltà di Ingegneria dell’Università di Tokyo, non lontana da Heirinji, e Ogura sensei propose loro di integrare la ricerca interna con qualcosa che fosse maggiormente appropriato a menti e corpi nel fiore della giovinezza e nel pieno delle energie. Fu questo il primo passo verso la fondazione del dojo Ichikukai.

 

Guidati dal loro leader Ryoichi Nagai gli studenti vinsero una importante competizione universitaria, e la notizia che le loro prestazioni nello studio fossero migliorate da quando praticavano misogi spinse molti altri studenti di vari istituti ad unirsi nella pratica, che per decisione di Ogura sensei prevedeva un incontro mensile nel giorno 19 (ichi ku, da cui il nome del dojo e dell’associazione: Ichikukai). Ricordiamo che fu nel 19 luglio del 1888 che il maestro Yamaoka Tesshu abbandonò la vita e a questo soprattutto si riferisce il nome Ichikukai, ma il numero 19 richiama anche la teoria filosofica che assegna ad ogni essere umano il potere dell’uno cioè di se stesso, ma con la possibilità di aggiungere mediante la pratica assidua un potere equivalente a quello di nove uomini.

Nel 1922 i praticanti presero la decisione di cercare una struttura che divenisse sede stabile della Ichikukai, firmando allo scopo un accordo intitolato Verso la costruzione di un nuovo dojo:

La nostra pratica del misogi shugyo costituisce la disperata, accanita, fiera ed incessante ricerca di verità e purezza. Allo scopo di generare e rafforzare questo nucleo, essenziale all’umanità, ci spezziamo le ossa nella pratica. La quale pratica è la via per dedicare corpo e mente a questa ricerca. Il mondo odierno è un miscuglio di svariate idee, e i giovani vi si sentono persi. Mentre il misogi shugyo non necessariamente risolve alla radice questo problema, crediamo che offra una via per uscire dalla confusione. Le idee materialistiche ed emozionali sono divenute contorte e bizzarre, lasciando il mondo popolato da maschere e vuoti involucri. Molte persone si affollano dietro queste maschere; solitarie, spaventate e senza speranza.

 

Il misogi shugyo è sul punto di sconvolgere questa vita dualistica, e di distillare da essa uno stato vero, genuino, naturale. Non ci rimane che spogliarci nudi fino alle ossa, levarci energicamente su entrambi i piedi, e vedere con i nostri nudi occhi cosa si nasconda all’interno del nostro essere. Abbiamo già formato una organizzazione chiamata Ichikukai. Mangiamo solamente riso mischiato con orzo, poche fette di takuan * e  un poco di miso. Viviamo assieme alcuni giorni ogni mese, mangiando queste semplici cose, cantando il misogi harai kotoba, to ho ka mi eh mi ta me, tanto forte quanto lo permette la forza dei nostri corpi, fino a dissolverci nella essenza della pratica stessa.

 

Quando la pratica è terminata, spesso i partecipanti  si sentono profondamente scossi e commossi, a volte al punto di piangere ed abbracciarsi. Avvertiamo direttamente la sorgente della verità, e ne siamo travolti. Stiamo pianificando ora la costruzione di un dojo allo scopo di continuare la pratica. Siamo coscienti che in quanto studenti disponiamo di risorse finanziarie veramente limitate. Ma sappiamo anche, in ogni caso, che concentreremo tutti i nostri sforzi nel raggiungimento di questo obiettivo, nulla ci potrà fermare. Colleghi studenti! Unitevi a noi in questo viaggio.

*:  il takuan è un ravanello piccante, così chiamato perché preparato secondo una ricetta del leggendario monaco Takuan; il miso è una pasta di fagioli rossi fermentata

 

Il primo Ichikukai Dojo venne costruito nel 1923 nella zona di Nokata-Mura in Tokyo, e Ogura sensei accettò di lasciare il tempio di Heirinji per trasferirvisi, insegnandovi zen e misogi secondo la linea di Keizan roshi che coordinò lo studio zen presso l’Ichikukai per circa 30 anni. Gli successe Nonomura Genryo roshi. Nel 1936 i discepoli di Ogura sensei costruirono un edificio per la pratica del chanoyu nel tempio di Jochiji in Kitakamakura, chiamandolo Tetsuju-an e regalandolo al maestro in occasione del suo settantesimo compleanno. Il maestro decise di ritirarsi nel Tetsuju-an dove rimase fino alla morte. Le sue ceneri vennero deposte nel tempio di Jochiji. Aveva lasciato la direzione del dojo Ichikukai nella mani di Hino Shoiji sensei ricordato dai praticanti interni -  jyoju - dell'epoca per l’intensità che seppe imprimere alla pratica, sia negli esercizi di respirazione, chiamati okinaga ed effettuati in posizione di seiza e che si protraevano talvolta per tre giorni di pratica ininterrotta, sia durante le severe sessioni di zen, guidate da grandi maestri ospiti.

Inizialmente frequentato da un numero limitato di studenti, l’Ichikukai crebbe gradualmente fino al punto da rendere indispensabile la creazione di una struttura più adeguata, ove i praticanti potessero dedicarsi intensamente allo shugyo senza disturbare chi viveva o lavorava nelle vicinanze. Il nuovo dojo Ichikukai sorge tuttora a Tokyo, a 3-4-10 Maesawa, Higashi Kurume-shi. Vi si pratica zen al piano superiore, misogi al piano terra. Parte del vecchio Ichikukai di Nakano, che costituiva un tangibile ricordo della pratica di tanti anni, venne smontato e trasferito presso il nuovo dojo, e queste strutture vengono ancora utilizzate.