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Durante uno dei viaggi di andata e ritorno dai luoghi ove è nato alla capitale Jirō incontra la persona destinata a lasciare un segno indelebile nella sua vita: Nahoko, ancora una bambina, in viaggio anche lei accompagnata dalla sua governante.

Da due differenti vagoni sI sono rifugiati entrambi sulla piattaforma del treno, Jirō  per sfuggire al sovraffollamento e leggere uno dei tanti libri che porta sempre con se, Nahoko che viaggia in uno scompartimento lussuoso ed è vestita all'occidentale per ammirare il paesaggio.

Una folata di vento fa volare il cappello di Jirō, e la bambina si sporge pericolosamente per afferrarlo al volo e restituirglielo. E' ora che lei pronuncia la magica frase: Le vent se lève... Jirō, che ha riconosciuto il verso di Paul Valery, prosegue a tono, pensieroso: il faut tenter de vivre.

Sembrerebbe che il piccolo episodio, per quanto grazioso, strano ed intrigante, non sia destinato ad avere un seguito.

La bambina rientra nel suo ovattato scompartimento, Jirō rimane in un mondo differente e non comunicante. 

La porta che si chiude davanti a lui lo separerà per sempre dalla piccola sconosciuta cui si è sentito così vicino in quell'attimo irripetibile.

 

 

 

 

 

 

Il destino li unirà.

D'improvviso il treno viene scosso e sballottato come un giocattolo nelle mani di un folle. Già alle porte di Tokyo, si è trovato coinvolto nel terribile terremoto del Kantō, che il 1 settembre del 1923, in non più di 10 minuti, poco prima di mezzogiorno, causò orse 140.000 morti tra cui circa 40.000 dispersi, distruggendo oltre a Tokyo numerose altre città situate nella pianura del Kantō.

Data l'ora in quasi tutte le case erano stati accesi i fornelli per la preparazione del pasto, e i danni causati dagli incendi scoppiati ovunque, che era impossibile domare o controllare a causa della rottura delle tubazioni dell'acqua, causarono morte e distruzioni maggiori del terremoto stesso.

 

In uno scenario tragico ed infernale - gran parte delle vittime come detto perì non durante il terremoto per conseguenza degli incendi che dilagarono ovunque, Jirō si carica sulle spalle la governante infortunata, e faticosamente fendendo la folla, senza mai perdere di vista Nahoko che tenta di seguirlo senza essere schiacciata o portata via nella confusione generale, li accompagna alla loro abitazione.

 

 

 

 

 

 

Il terribile scenario ricorda a Jirō l'incubo ricorrente nei suoi sogni notturni, in cui sia lui che il suo mentore Caproni assistono con orrore all'uso ed abuso delle loro creazioni per portare ovunque la morte, la desolazione, l'inferno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riusciranno faticosamente, dopo aver attraversato assieme a città assistendo ad ogni genere di orrori, ad arrivare in salvo.

Jirō rifiuta però di trattenersi, e si allontana rapidamente senza lasciare il suo nome.

L'abitazione di Nahoko ed il numeroso personale di servizio indicano chiaramente la posizione altolocata della famiglia.

Umile studente di origine campagnola, non si ritiene all'altezza di allacciare un rapporto.

 

 

 

 

Sarà ancora un colpo di vento, alcuni anni dopo, a far incontrare di nuovo Jirō  e la ragazza.

Un colpo di vento dispettoso che porta via l'ombrello al cui riparo lei sta dipingendo.

Sarà Jirō  a raccoglierlo per riportarglielo, scoprendo poi che Nahoko ed il padre alloggiano nel suo stesso albergo per un breve periodo di villeggiatura.

 

 

 

 

 

 

Il cielo, che Miyazaki privilegia nelle immagini della sua opera, a volte come sfondo e a volte come protagonista è spettatore dell'idillio che sboccia tra i due ragazzi.

I loro muti ma eloquenti messaggi sono affidati ad aeroplani di carta che Jirō fabbrica con maestria per indirizzarli poi a Nahoko, che quando non dipinge passa sovente le sue giornate in balcone per approfittare dell'aria tersa della montagna.

 

 

 

 

 

I due sono assolutamente sicuri dei loro sentimenti, e ritengono di poter superare ogni ostacolo.

Jirō  non esita a chiedere al padre la mano di Nahoko.

Apprende però che essa è malata, la ricerca di aria pura è la motivazione del suo soggiorno in montagna, e la prognosi è incerta.

Dovrà innanzitutto pensare a guarire completamente, prima di ogni altra cosa, trasferendosi in un sanatorio dove potrà ricevere le cure adeguate.

Jirō e Nahoko, appena ritrovatisi, devono separarsi ancora.

 

 

Nahoko non resisterà a lungo lontana da Jirō.

Sente che i l suo detirno è comunque in dubbio, mentre l'amore è l'unica certezza che ha.

Si allontana dal sanatorio e raggiunge in treno Jirō, che da qualche tempo lavora come progettista aeronautico in una importante fabbrica.

 

 

 

 

 

 

 

Superando di slancio ogni obiezione ed o gni convenzione sociale, si uniranno immediatamente in matrimonio, senza alcuna formalità.

Qualunque cosa riservi loro il destino in seguito, hanno deciso che questi momenti saranno per loro.