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Per quanto tardiva è' questa la prima opera di Yoji Yamada (Osaka, 1931) che abbia raggiunto diffusione e notorietà in occidente.

Infatti il regista si è dedicato soprattutto nella sua fortunata carriera, iniziata nel 1961, alla direzione di lunghe serie televisive tra cui soprattutto quella di ambientazione gendai di Tora san, mercante ambulante destinato a vita non solo errabonda ma anche sfortunata.

Si è articolata in 48 puntate a partire dal 1969 e fu interrotta nel 1996 solamente per la scomparsa dell'attore protagonista, Kiyoshi Atsumi.

 

 

 

 

E' questa la prima opera di una trilogia del samurai cui appartengono anche The hidden blade (Kakushi ken, 2004) e Love and honour (Bushi no Ichibun, 2006, titolo che in realtà andrebbe reso con L'onore del guerriero).

Tutte le opere della trilogia provengono da racconti dello scrittore Shuhei Fujisawa (1927-1997) autore di circa 50 opere in cui dipingeva prevalentemente le vicende di.samurai di epoca Edo (1603-1868). Dei suoi libri vennero vendute circa 23 milioni di copie.

Non venne tuttavia replicato dalle opere successive di Yamada, perlomeno in occidente, il successo di Tasobare seibei.

Forse a causa di una marcata ripetitività della trilogia, di cui occorre comunque rendere conto al lettore.

 

La ripetizione metodica degli stessi stilemi può infatti avere ragioni meramente commerciali ma anche ragioni più profonde.

E' il caso dell'insistito ritorno di molti autori giapponesi alla difficile epoca dell'apertura all'occidente, e al travaglio interno prima ancora che materiale di chi è stato condizionato a vivere in una società differente, adeguandosi a ideali del passato che difficilmente reggono al trasformarsi del mondo.

Il protagonista della trilogia è sempre un samurai: e un samurai sfortunato, ridotto da circostanze esterne a vivere in una condizione inferiore alle sue aspettative e alle sue capacità.

 

 

 

Il suo travaglio, incapace come è di separarsi dal mondo dei suoi antenati e non ancora pronto ad affrontare quello dei suoi contemporanei, viene aggravato dalle inutili mansioni burocratiche cui viene assegnato nel suo feudo, mortificandone la spirito guerriero. Seibei ad esempio è magazziniere in un deposito di grano.

Gli viene offerta una imprevista occasione di riscatto affrontando un duello disperato.

Ma questo ricorso alle leggi dell'onore è sempre inquinato da corruzione e disonestà da parte classe dirigente, che pure riempiendosi continuamente la bocca della parola onore ha comportamenti di fatto disonorevoli.

Questa ripetizione delle medesime situazioni e anche delle medesime allusioni non è peculiare del solo Yamada.

Quasi sempre ad esempio nelle opere degli autori che hanno portato sullo schermo le tragedie grandi o piccole dell'era Meiji, gli sfortunati protagonisti di quella era cadranno sul campo di battaglia, falciati non da una spada ma da vili pallottole.

Ma solo una voce narrante informerà lo spettatore al termine della vicenda, rimpiangendo quegli uomini e quelle donne che seppero mantenere l'onore anche quando sembrava impresa impossibile; uomini e donne di cui con l'avvento della "civiltà" si è perduta la tempra, mentre la corruzione di allora è stata semplicemente sostituita dalla corruzione di adesso.

Temi, la conclusione è inevitabile, su cui insistere è doveroso.