Katsushika Hokusai

Le 36 vedute del monte Fuji

A cura di Yocelin Bouquillard

L'Ippocampo, 2007

 

 

 

 

Pubblicata a partire dal 1830 circa questa serie di stampe, il Fugaku sanju-rokkei, che comprende in realtà non 36 ma 46 opere, segna una svolta definitiva ed importante. Nella vita di Hokusai, già arrivato ad una età in cui la maggior parte degli artisti ha già tratto dal suo bagaglio tutto quando ha da donare. Nel'universo artistico giapponese, che dovrà da allora in poi esplorare e con magnifici risultati il mondo della natura fino ad allora ingiustamente trascurato. E nell'arte occidentale, arrivata nel XIX secolo ad un momento di stasi e che trarrà nuova linfa dall'arrivo in Europa delle opere di Hokusai e Hiroshige, che influenzeranno enormemente il nascente mondo dell'impressionismo ed i suoi maestri, primo fra tutti Van Gogh.

Hokusai, che si autodefiniva un vecchio gakyôjin (maniaco del disegno) intuì felicemente che le trasformazioni sociali della sua epoca, in cui si allentavano i rigidi vincoli della prima era Tokugawa e i giapponesi divenivano liberi di viaggiare ed esplorare il loro magnifico paese, richiedeva un adeguamento nei temi trattati dagli artisti. Non più o non più solamente rappresentazioni di esseri umani, ma anche la glorificazione della natura.

Per inaugurare questa sua nuova tematica, inedita anche per il resto del mondo, questo vecchio pazzo per la pittura scelse di celebrare la montagna sacra del Giappone, il Fuji san. Un imponente vulcano alto 3776 metri, dalla inconfondibile sagoma perfettamente conica, che domina la pianura costiera ove sorge Edo (Tokyo). La montagna era venerata da epoca immemorabile, ritenuta sede di divinità del fuoco, come del resto l'Etna veniva considerato la fucina del dio Efesto, detto Vulcano nella mitologia latina, e popolata da yami no kami, spiriti della montagna.

Proposto a volte in assoluto primo piano, a volte lontano sullo sfondo, originalmente inquadrato come impassibile spettatore della vita di tutti i giorni, il Fuji-san riscosse immediatamente un immenso successo. Dopo le prime tirature con 36 tavole e le successive che ne aggiungevano altre 10 Hokusai compose in seguito un'altra serie che comprendeva 100 vedute del monte Fuji (Fugaku hiakkei).

Entrambe le tematiche vennero riproposte in due omonime serie dell'altro grande del XIX secolo, Utagawa Hiroshige, lasciandoci una commovente testimonianza di un mondo che sembrava immutabile ed è invece scomparso per sempre, divorato dalla 'civilizzazione'.

Torniamo a parlare del testo in esame: è importante. Perché non verrà mai ripetuto abbastanza che la maggior parte delle opere dei massimi esponenti dell'ukiyo-e fa parte di una serie tematica che andrebbe studiata od anche semplicemente ammirata nella sua integrità, seguendo il filo del discorso proposto dall'artista.

Un filo non sempre agevole da seguire, in quanto le singole tavole, che qui sono in formato oban orizzontale (circa 25cm x 38) vivono spesso di vita propria, riprodotte e vendute singolarmente riutilizzando le matrici originali, ovviamente sempre più degradate man mano che si susseguono le tirature. Tantevvero che la prima tavola della serie, Kanagawa-oki nami-ura è la più celebre in assoluto nella storia dello ukiyo-e e ha conosciuto innumerevoli riproduzioni e numerose interpretazioni da parte di altri artisti.

Notiamo per inciso che il titolo, tradotto in molti modi di cui il più frequente è Sotto l'onda di Kanagawa andrebbe meglio reso probabilmente con Dietro l'onda di Kanagawa, alludendo alla apparizione del monte Fuji sullo sfondo e non all'incombere dell'onda sopra le barche dei pescatori come viene comunemente interpretato. Sui concetti di omote ed ura, e sulla loro importanza nella cultura giapponese, rimandiamo all'articolo che gli ha dedicato Peter Goldsbury.

L'intuizione manifestata in questa stampa di Hokusai è folgorante, ed il suo impatto nel mondo dell'arte è stato enorme. Non si deve tuttavia credere che Hokusai abbia rinunciato ad una lunga opera di affinamento della sua idea. La prima versione della tavola, praticamente monocroma ed in formato chuban, è addirittura di 30 anni prima.

Il testo in esame, ha un prezzo tutto sommato adeguato di 25€: non sempre sono possibili i miracoli cui speriamo ci abitui la Taschen dopo averci dato a 29,90 una pregevolissima edizione delle 100 vedute di Edo di Hiroshige. La serie proviene dalle stampe custodite presso la Bibliothèque nationale de France che non ne possiede purtroppo una completa, ed è stata assemblata accorpandovi i migliori esemplari provenienti da 3 diverse acquisizioni, tutte incomplete.

Questo ha causato oltre alle immaginabili differenze di qualità tra una stampa e l'altra anche difficoltà nella scelta della sequenza (Hokusai non numerò le tavole), che ha infine rispettato quella più frequentemente adottata, che distingue tra le 36 stampe originali e le 10 aggiunte probabilmente in una seconda edizione sulla base del colore utilizzato nella matrice di base che delimita i contorni: blu nelle 36 vedute che danno il nome all'opera, e va qui notato che Hokusai decise di adottare il blu di prussia di importazione rinunciando alle tinte vegetali giapponesi che erano soggette a deteriorarsi col passare degli anni, nero nelle 10 tavole aggiuntive.

Le descrizioni delle tavole e le note complementari sono adeguati, mentre la qualità tipografica non è eccellente. Ma ripetiamo che i miracoli non sono cosa di tutti i giorni e non ci resta che sperare di vederli trasformati in routine se l'editrice Taschen riuscirà a fare tendenza. Discutibile la scelta di alternare la stampa delle tavole su una sola pagina a quella su due pagine affiancate.

Il leggero aumento delle dimensioni non aumenta di molto la fruibilità dell'opera, mentre la inevitabile curvarsi della rilegatura la ostacola in proporzioni molto maggiori.

Rimane comunque un testo che si può tranquillamente raccomandare.