Romanzi

La letteratura giapponese contemporanea ha fatto molto parlare di se, e molto ha dato da leggere. Basterà citare i nomi di Yasunari Kawabata, Kenzaburo Oe, Yukio Mishima, Banana Yoshimoto, sicuramente familiari anche a molti che ancora non hanno affrontato la loro lettura.

Accanto a questi moderni scrittori ci auguriamo di poter scoprire o riscoprire anche gli autori dei periodo precedenti, fino ad oggi inspiegabilmente trascurati dalle nostre case editrici, eppure testimoni del periodo irripetibile in cui il Giappone tentava di guadagnarsi un posto tra le nazioni moderne senza rinunciare tuttavia alle sue tradizioni.

Abituatevi quindi anche qui come nella sezione cinema di questo sito, a condividere le ambientazioni gendai (moderne) con quelle jidai(d'epoca).

 

Tanizaki Junichiro: la gatta

Junichiro Tanizaki
La gatta
Bompiani, 2009

 

Pubblicato nel 1936 questo breve romanzo di Tanizaki porta il titolo originario di Neko to Shozo to futari no onna: La gatta, Shozo e le due donne. Composto quasi come un rilassante intervallo tra opere di impegno maggiore, dipinge con rapidi tratti divertiti quanto spietati la strana vicenda della gatta Lily, che inizialmente utilizzata solo come strumento per conquistare l'amore del'indeciso Shozo, diventa protagonista assoluta e condiziona le azioni e i sentimenti degli esseri umani suoi 'padroni'.

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Tanizaki Junichiro: Diario di un vecchio pazzo

Diario di un vecchio pazzo (Fuh-Ten Rojin Nikki)

Junichiro Tanikazi

Fabbri-Bompiani, 1965

 

In questa edizione, pubblicata dalla CDE su licenza Fabbri-Bompiani, il risvolto di copertina avverte trattarsi del diario scritto da un vecchio di 77 anni, pieno di acciacchi e di pruriti. E' una definizione fuorviante.

Si tratta piuttosto della coraggiosa confessione di un uomo che alle soglie della morte, con il corpo oramai incapace di reagire ai suoi voleri e ai suoi desideri, continua ad avvertire - imperioso ed irresistibile - il bisogno di amore.

Non ha importanza che non sia materialmente realizzabile l'atto amoroso, e nemmeno che il gioco di seduzione tra il vecchio e la giovane nuora Satsuko sia apparentemente una guerra senza quartiere in cui ognuno cerca apertamente di piegare l'altro ai suoi voleri, concedendo il minimo per ottenere il massimo.

Una lettura superficiale potrebbe far concludere che sia Satsuko ad avere la meglio, ottenendo dalla sua sfacciata, superficiale e simbolica condiscendenza vantaggi materiali altrimenti non iimmaginabili, attraverso quelli che appaiono aperti ricatti.

Ma la vita del vecchio è un susseguirsi di visite presso specialisti, assistenza continua da parte di personale specializzato che ne condiziona pesantemente la vita, rapporti tesi con i familiari più stretti, che concentrati nella vita materiale sembrano avere completamente dimenticato, se non addirittura giudicare inutile e disprezzarla, la necessità di avere rapporti umani nonché di dare e di ricevere amore.

E Satsuko gli dà quello che lui ardentemente desidera, quello di cui non può assolutamente fare a meno: se non l'amore fisico perlomeno il profumo dell'amore, la consapevolezza di desiderare ed essere desiderato. Non importa che ci sia per questo un prezzo da pagare: ogni cosa al mondo ha il suo prezzo - ma non stiamo ovviamente parlando di denaro - ed è giusto che sia così.

Non sono condivisibili altre critiche o presentazioni quando dicono ad esempio che Satsuko per interesse o sadismo fa quasi impazzire il vecchio, conducendolo lentamente alla morte. E' palese che costui si stia avvicinando alla morte, ma per raggiunti limiti fisiologici. Tanizaki non lascia passare praticamente alcuna pagina senza ricordarcelo, sia esplicitamente che attraverso indizi indiretti, ma proprio questo ci permette di comprendere come il suo desiderio di amore sia bruciante, urgente, non rimandabile. La morte è in procinto di vietarglielo per sempre.

Il vecchio tuttavia, con gesto di orgoglio supremo, decide di trasportare questo suo amore, purissimo proprio in quanto incontaminato da ogni riflessione intellettuale, da ogni censura conscia od inconscia, oltre la morte.

Decide di scegliersi una tomba, seguendo i dettami della tradizione giapponese (il libro è ricco di frequenti ed intensi riferimenti alla cultura tradizionale giapponese, non sempre interpretabili dal lettore medio). Si mette faticosamente in viaggio: ha deciso di non accettare che il suo ricordo rimanga legato alla città di Tokyo, che non è mai riuscito ad amare, e sceglie piuttosto di mettere a dimora le sue spoglie presso un ameno monastero di Kyoto.

La scelta della pietra tombale è sempre impegnativa per un giapponese: apparentemente spoglia e disadorna, racchiude però una complessa simbologia e quella del vecchio dovrà recare riferimenti ai 5 anelli (terra, acqua, fuoco, aria e vuoto). Decide infine per una pietra che raffiguri anche il bussoseki, le orme miracolose lasciate dal Budda Sakyamuni, che camminava senza toccare il suolo e lasciava a volte tuttavia impronte miracolose con tracce di mille cerchi di buona fortuna e che avevano la proprietà di preservare da ogni male, per settanta giorni, ogni insetto che vi si trovasse a passare.

Utilizzando la sua abilità di calligrafo il vecchio riporta in realtà sulla carta le impronte dei piedi di Satsuko, e sulla base dei suoi schizzi fa incidere la pietra agli inconsapevoli scalpellini. Non sarà l'amore celeste ad accompagnare il vecchio nell'oltretomba, ma quello terreno di Satsuko che anche dopo la morte continuerà a dominare su di lui, porrà su di lui il suo incantevole piede, senza che lo spirito del vecchio abbia alcuna volontà di resisterle.

Si tratta di una opera non facile, che può sconcertare e respingere il lettore. E' comprensibile.

Chi ceda a questa sua debolezza sia però cosciente che sta così respingendo un atto di amore del'autore nei suoi confronti. Certamente esplicito, probabilmente anche violento: ma sappiamo che l'amore non conosce ostacoli, limiti, censure.

Murakami Haruki: La ragazza dello sputnik

Haruki Murakami

La ragazza dello Sputnik

Einaudi, 2001

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato in Italia nel 2001 e scritto 2 anni prima, questo libro rischia seriamente di essere a tratti incomprensibile sia ai più giovani che ai più anziani quando parla di meteore apparse nel firmamento tecnologico per poi finire rapidamente bruciate e dimenticare per ssere sostituite da nuove meteore, in una incessante e spesso fatigante notte di san Lorenzo del progresso: floppy disk, cassette video, powerbook.... Vengo in soccorso ai bisognosi: erano gli antenati delle pennette usb, dei dvd e blu ray, dei macbook. Oggetti che saranno a loro volta ben presto sostituiti e dimenticati. Lascia un certo senso di inquietudine questa constatazione: riusciamo più facilmente a immergerci in atmosfere lontane nel tempo - lo dimostra il successo di tanti romanzi storici ambientati nelle epoche più disparate - che a ricordarci quello che eravamo 10 o 20 anni fa. Fortunatamente ho in comune con l'autore l'anno di nascita, e non sono queste le difficoltà maggiori che ho incontrato nell'opera.

Anzi nella produzione di Murakami in genere: caldamente consigliatomi, non aveva però toccato le mie corde, ed i suoi libri erano rimasti praticamente intonsi negli scaffali della libreria attendendo pazientemente miglior fortuna. Il punto è che Murakami nelle sue opere ama leggere impietosamente nell'animo dei protagonisti, che assomigliano tremendamente a noi o a persone da noi conosciute, frequentate, amate o detestate. Non sono normalmente libri facili, che solleticano il lettore. Sembrano anzi sfidarlo, e a volte la provocazione non viene raccolta.

I libri hanno notoriamente maggiore pazienza degli esseri umani, alla lunga ha naturalmente vinto Murakami. Ed eccoci qua.

Myu, di origine coreana ma praticamente sempre vissuta in Giappone, non è precisamente una ragazza dato che si avvicina alla quarantina e non c'entra nulla con lo Sputnik. Il suo soprannome deriva da una divertente gaffe da lei commessa con la giovane Sumire (Violetta, dal nome della protagonista di un lieder tedesco apprezzato dal padre melomane). Sentendola parlare di Jack Kerouac lo identifica immediatamente come uno scrittore sputnik.

Kerouac era notoriamente uno scrittore della corrente letteraria ed esistenziale definita beatnik, ma in realtà questa parola ha qualche legame con lo Sputnik, il primo satellite artificiale della storia, messo in orbita dalla Unione Sovietica nel 1957. Fu il giornalista Herb Caen l'anno successivo ad affibbiare agli appartenenti alla beat generation, notoriamente anticonformisti e contestatori, l'appellativo di beatnik per rimarcare la loro vicinanza alla ideologia comunista, essendo in quei tempi la parola Sputnik sulla bocca di tutti ed automaticamente associata al progresso tecnologico, che alcuni ritenevano anche sociale ed intellettuale, del blocco comunista. Come andarono poi a finire invece le cose speriamo che il lettore lo sappia: non saremo noi a tentare di spiegarglielo.

Myu è comunque bella, affascinante, ricca e svolge un lavoro appassionante che la porta spesso a viaggiare in luoghi meravigliosi. La giovane Sumire, che ha abbandonato l'università, dove non trovava sbocchi all'altezza delle sue ingenue ma forti necessità ideali, per tentare di diventare scrittrice, se ne innamora perdutamente. Il loro rapporto viene ricostruito attraverso le lunghe conversazioni che Sumire tiene con l'io narrante, di cui non viene fatto il nome, svegliandolo a bruciapelo nel cuore della notte con improvvise telefonate.

Sumire, chiusa nel proprio universo interiore. è assolutamente incapace non solo di rendersi conto delle esigenze o preferenze altrui per adattarvisi o perlomeno ammetterle, ma anche - nel modo più assoluto - di rendersi attraente. Il protagonista tuttavia avverte una insopprimibile attrazione nei suoi confronti, e solo a prezzo di grandi sforzi di volontà riesce a rassegnarsi alla sua sorte di amico fedele e confidente silenzioso, non autorizzato a nulla di più.

Un lungo viaggio affrontato assieme da Myu e Sumire muta in dramma, e richiede l'intervento dell'uomo, che fino a quel momento non aveva mai conosciuto di persona Myu. Si rende conto allora che effettivamente non solo Myu era per Sumire solamente uno Sputnik  (compagno di viaggio), ma che ogni essere umano rischia di trovarsi nelle stesse condizioni nei confronti del suo prossimo e perfino delle persone che ambisce ad amare.

Ma c'è ancora di più: ognuno di noi partecipa di molte personalità differenti e non comunicanti, come se si trovassero dalle parti opposte di uno specchio, e difficilemente riesce ad accettare l'altra parte di se, a superare la barriera e vivere nella stessa dimensione.

Non è certamente, ognuno se ne sarà reso conto, il classico libro da leggere sotto l'ombrellone. Richiede impegno, ed è un impegno che non si esaurisce una volta che le sue pagine sono state richiuse, a lettura terminata.

Ma non sono pochi i lettori che amano questo genere di opere, e se ne nutrono.

Nagai Kafu: La luce della luna

Kafu Nagai

La luce della luna

Storia di una geisha

Castelvecchi, 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poco conosciuto in Italia, Sokichi Nagai (1879-1959), che più tardi prese il nome di Kafu Nagai, viene considerato uno dei maggiori autori giapponesi del XX secolo. Visse nell'epoca di frontiera in cui il Giappone tradizionale veniva velocemente e tumultuosamente sostituito dal Giappone moderno.

Faticò a trovarvi il suo posto, e non riuscì ad essere ammesso all'università, inziando lo studio delle lingue estere e della musica e cominciando precocemente a scrivere. Agli inizi del 1900 venne ingaggiato da una banca ed effettuò diversi viaggi negli Stati Uniti e in Europa. L'opera con cui voleva rendere conto delle sue esperienze, Furansu monogatari (Racconti francesi) venne però soppressa dalla censura.

Ancora più precoci delle esperienze letterarie furono quelle nel quartiere delle luci rossi di Yoshiwara in Tokyo, che venne definitivamente chiuso negli stessi anni in cui lo scrittore scompariva. Le sue scorribande giovanili lo segnarono, e rimase nel corso di tutta la vita legato a quel mondo, conducendo una vita privata nel segno della rottura con ogni convenzione ma anche  ambientandovi quasi tutte le sue opere.

Nonostante tutto la sua forza letteraria si impose, fino ad ammetterlo come professore universitario, postuma rivincita sugli insuccessi giovanili, ma le sue opere continuarono ad essere malviste dalle autorità. Questo romanzo, pubblicato nel 1917, ha il titolo originario di Ude Kurabe (in inglese venne pubblicato come Geisha rivalry) e gli procurò grande fama. Dopo la pubblicazione tuttavia il suo dissenso nei confronti della politica militaristica del Giappone crebbe e naturalmente crebbero proporzionalmente le sue difficoltà a pubblicare. Cadde in un lungo silenzio, interrotto solo da sporadici racconti, che doveva interrompersi due decenni dopo quasi alle soglie della seconda guerra mondiale.

Il suo successo definitivo risale al dopoguerra, epoca in cui fu uno dei pochi autori giapponesi a rimanere non toccato dallo sbigottimento e dai rimorsi della guerra voluta e perduta.

In questa sua opera la protagonista, Komayo, è costretta dalla morte del marito a ritornare nel mondo fluttuante da cui era uscita alcuni anni prima. E' ancora giovane, avendo solo 25 anni, è molto attraente e padroneggia tutte le numerose arti del mestiere. Ma la vita non sarà per lei facile.

Il mondo delle luci rosse è apparentemente privo di ogni regola, in realtà è molto formale e deve sottostare a rigide regole. L'affermarsi di una geisha, al termine di un lungo e duro periodo di addestramento e poi apprendistato come maiko, sempre alle dipendenze di una casa (okiya) che possiede il suo contratto e da cui non può staccarsi se non riscattandolo a caro prezzo, è quasi sempre accompagnato dal crescente interesse di agiati gentiluomini che si proporranno di divenire il suo danna, ossia il suo mecenate. Lungi dal provocare sconcerto come avverrebbe nella società occidentale, la protezione di una cortigiana procurava prestigio e costituiva anzi uno status symbol cui era perfino difficile sottrarsi senza essere chiacchierati.

Komayo verrà contesa da differenti danna, ognuno dei quali convinto di essere il solo e invaso contemporaneamente dalla gelosia e dal furore di chi si sente toccato nel suo prestigio sociale non appena si rende conto, o semplicemente sospetta, che Komayo abbia rapporti con altre influenti persone.

La geisha ha in realtà scarso potere contrattuale in questo genere di guerra, solo apparentemente incruenta, a meno che non ricorra alle armi del cinismo e dell'inganno. Armi che sono precluse a Komayo, il cui obiettivo sarebbe solamente di convincere il suo danna del momento ad acquistarne il contratto per farne una donna libera. O perlomeno dipendente da un solo uomo e non dal capriccio di ogni cliente.

Due dei pretendenti compendiano la figura di Nagai: Yoshioka, prematuramente attratto dal mondo delle luci rosse, che ha iniziato a frequentare quando era ancora studente liceale, si è poi allontanato dal Giappone per ragioni di lavoro. Al momento di incontrare di nuovo Komayo, che era stata una delle figure che più lo avevano colpito nel passato, è intorno ai 34 anni (ricordiamo che Nagai ne aveva circa 36 al momento di scrivere il romanzo).

Segawa è un attore di successo, che ha sostenuto fino a quel momento solamente parti di onnagata (figure femminili, nella tradizione interpretate solamente da uomini) e sta ora iniziando a sperimentare il teatro "moderno".

Non vale la pena di attardarsi sul terzo spasimante, una turpe figura che piega brutalmente Komayo ai suoi voleri.

Tutti comunque abbandoneranno la donna, per ragioni meramente egoistiche. Proprio nel momento più buio, quello in cui tutto sembra venirle a mancare senza che nessuna luce di speranza appaia all'orizzonte, una imprevista occasione di riscatto si offre a Komayo. E non sarà come aveva sognato e sperato fino ad allora un cambiamento di condizione sociale che la liberi dalla schiavitù del mondo fluttuante: il suo futuro sarà ancora là, in quel mondo.

Nagai è maestro nella descrizione del mutevole ambiente d'inizio 900, in cui il Giappone pur irresistibilmente attratto dalla modernità è ancora avvolto da una coltre di tradizioni culturali degne di essere preservate e di stanche abitudini  di cui dovrebbe invece quantoprima liberarsi.

Murakami Haruki: I salici ciechi e la donna addormentata

Murakami Haruki: I salici ciechi e la donna addormentata
Einaudi, 2006

 

Non è facile trovare un filo logico che leghi tra loro questi 24 racconti di Murakami. Pubblicati in Italia per la prima volta nel 2006, hanno conosciuto un buon successo di pubblico e diverse ristampe, forse sull'onda del crescente consenso riscosso dall'autore attraverso i suoi romanzi e specialmente il trasognato 1q84, pubblicato in tutto il mondo in due volumi nel corso del 2011 e 2012, accompagnato e seguito da una vasta eco mediatica.

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