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Sono ormai delineati gli schieramenti per quella che si annuncia come una lotta all'ultimo quartiere per designare il vincitore, o i vincitori, di una contesa cui hanno partecipato come visto gli esseri umani, gli animali e gli dei.

Rinunceremo a descriverla nel dettaglio limitandoci a qualche accenno: ci siamo soffermati in precedenza su molti aspetti dell'opera che possono rimanere celati ad una visione superficiale, ma preferiamo lasciare il lettore con una idea sostanzialmente esatta ma riassunta per sommi capi di quanto succederà dopo. Lo invitiamo piuttosto a prendere visione dell'opera.

E' ovvio che in realtà non vi sarà né vi potrebbe essere alcun vincitore in una guerra scatenata dall'odio.

Ashitaka e San si sono separati. Lui è partito nel cuore della notte, senza svegliarla. Lascerà a Moro l'incarico di darle in suo ricordo il pugnale di cristallo ricevuto da Kaya.

Inugami ed Inoshishi gami, dipinti dei colori di guerra, caricheranno compatti le forze di Eboshi.

Ancora una volta Mononoke è in sella a Moro, nelle prime file dello schieramento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La lotta è cruenta, le ondate di cinghiali si susseguono ma non riescono ad avere ragione del fitto sbarramento di armi da fuoco e della selva di lance.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tatara ba viene d nuovo assalita dal feudo di Asano, che approfitta dell'assenza degli uomini impegnati nella battaglia contro gli inushishi.

Ashitaka, che pensava di rientrare nella città, viene assalito dai soldati ma riesce in virtù della forza sovrumana datagli dalla maledizione e della velocità di Yakkuru a sfuggir loro facilmente.

 

 

 

 

 

 

 

Le donne. guidate da Toki, resistono, ma sono allo stremo.

Ashitaka penetrando tra le linee nemiche si reca nella foresta per avvertire dell'assalto e far ritornare Eboshi a difendere la città.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arriverà però troppo tardi e troverà solo i macabri resti della terribile battaglia, terminata con la morte di Moro e di Okkotonushi e la disfatta degli spiriti cinghiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eboshi dopo aver vinto i nemici sul campo mantiene la sua promessa: uccide il dio cervo, con un preciso colpo di archibugio che gli tronca la testa.

Sta cadendo in quel momento il tramonto ed è già iniziata la trasformazione dello shikagami in daidaraboshi: la testa del cervo rimane nelle mani di Eboshi, mentre la sterminata deità si aggira confusa priva del capo.

La foresta inizia immediatamente a morire, ed intorno ad Eboshi, in una delle scene a maggior impatto emotivo, cadono a centinaia, a migliaia, i kodama colti anche essi da morte improvvisa.

 

 

La furia, ma meglio potremmo dire angoscia incontrollata del daidaraboshi ferito si estende dappertutto.

Ricopre foreste e montagne di una sostanza nera ed impenetrabile che scende inesorabilmente fino a raggiungere anche Tatara ba .

 

 

 

 

 

 

 

 

Ashitaka e Mononoke torneranno ad affrontarsi.

Quando Ashitaka trae in salvo Eboshi ferita la ragazza lo attacca con lo stesso pugnale di cristallo che lui le ha donato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si ritroveranno però assieme nel tentativo di restituire la sua testa al dio cervo, elevandola verso il cielo dove si aggira daidarabochi alla sua ricerca.

Sono ormai accomunati dalla stessa maledizione, poiché anche Mononoke è stata a contatto con i tentacoli maledetti che fuoriuscivano dal corpo di Okkoto nushi ferito a morte.

 

 

 

 

 

 

 

Nella apolittica conclusione della battaglia tra gli uomini, gli spiriti e gli dei, sembra che nulla possa sopravvivere.

Anche la città di Tatara ba scompare tra le fiamme assieme alle fornaci che le avevano consentito di nascere.

 

 

 

 

 

 

 

 

La natura ha in se la forza per riprendersi da molti colpi, e sia pure lentamente le montagne riprendono a coprirsi di verde, e gli animali fanno la loro ricomparsa.

Ashitaka e San sono destinati a lasciarsi ancora una volta, sono troppo forti i segni delle ferite inferte nel loro animo, i ricordi di quanto perduto.

Forse non sarà mai possibile per loro conciliare due modi diversi di intendere la vita ed il rapporto con la natura e con l'universo.

Ashitaka promette però a San che di tanto in tanto andrà a raggiungerla nella foresta.

Lei lo attenderà.

Entambi hanno saputo vincere l'odio e rendersi liberi del loro destino.

 

Anche nel fitto della foresta, là dove alberi secolari nascono direttamente nell'acqua, sono ben visibili i segni del disastro. Dai tronchi morti sta nascendo però nuova vita, e fa la sua apparizione un nuovo kodama.

E' lui, scuotendo la testa con un ticchettio che ricorda molto il suono di una risata, che congeda lo spettatore.

 

 

 

 

 

 

Non è ancora tutto finito per lui, gli consigliamo di trattenersi per qualche minuto di più davanti allo schermo.

Accompagnati dal canto del suggestivo tema di Ashikaga, tradotto in sovrimpressione, scorrono i titoli di coda.

E' una interminabile sequela di nomi di collaboratori, dura oltre 5 minuti.

La civetteria di Miyazaki, che sosteneva di poter lavorare tranquillamente solo nel deserto del Ghibli, si dimostra qui per quello che è: quasi uno scherzo.

Anche la visionaria maestria di Miyazaki ha bisogno non di solitudine ma al contrario del contorno e del supporto di altri esseri umani per potersi esprimere.

La lunga gestazione del film, durata quasi 20 anni, l'enorme impegno finanziario - nessuna opera d'animazione aveva mai richiesto prima risorse così ingenti - hanno dato il loro frutto. Sono oltre 30 i riconoscimenti internazionali attribuiti in prestigiose rassegne a Mononoke hime.

E soprattutto, a distanza di diversi lustri dalla uscita, il suo messaggio rimane intatto, e continua ad avvincere e convincere.