Indice articoli

Il filosofo: Yamamoto Tsunetomo

Nato nel 1659 visse in pieno, e ne fu influenzato, la decadenza della casta dei samurai. Dopo aver servito il suo signore quando questi morì nel 1700 prese i voti buddisti e si ritirò come un eremita sulle montagne, divenendo noto con il nome di Jôchô (lettura cinese  hon dei medesimi ideogrammi che nel sistema giapponese kun si leggono  Tsunetomo).

Durante la sua permanenza in eremitaggio intrattenne diversi colloqui con un samurai di nome Tsuramoto Tashiro. Nel 1716 questi colloqui furono pubblicati, in un primo momento con il titolo Nabeshima Rongo (i dialoghi di Nabeshima) e solo nel 1906 con il titolo di Hagakure, All'ombra delle Foglie con cui sono divenuti celebri.

Vi si parla dei parenti di Tsunetomo, dell'oblio in cui stavano cadendo i samurai e più diffusamente delle norme comportamentali cui si attiene il samurai. Infatti fu adottato come codice per samurai e anche questo, durante l'imperialismo giapponese nel XX secolo, fu sfruttato e strumentalizzato al punto da adottarlo come manuale per i kamikaze.

È una opera di fondamentale importanza nel panorama culturale giapponese e ispirò anche lo scrittore Yukio Mishima che nel 1967 scrisse un libro commento su Hagakure dal titolo La via del Samurai.

Tre anni dopo lo scrittore si suicidò facendo seppuku, cioè togliendosi la vita alla maniera dei samurai.

Yamamoto Tsunetomo mori nel 1719, tre anni dopo la prima pubblicazione della sua opera.

 

 

 

 

 

Hattori Hanzô: il Demone

Conosciuto anche come Masanari o Masashige, Hattori Hanzô nacque nel 1542 e il suo addestramento iniziò prestissimo, verso gli 8 anni, sulle montagne tra Kyoto e Nara, nella provincia di Iga, dove nacque e crebbe. Si narra che a 16 anni vinse già il suo primo duello e che fosse un maestro spadaccino a 18. Divenne un astro nascente nel vero senso della parola quando dopo la morte di Nobunaga nel 1582 passò al servizio di Tokugawa Ieyasu, gli salvò la vita e contribuì a liberare la sua famiglia presa in ostaggio. Le sue doti di condottiero militare e leale feudatario gli valsero il soprannome che lo stesso Yokugawa Ieyasu gli fornì: Oni no Hanzō, Demone Hanzô. Dopo di lui suo figlio, i suoi discendenti e i suoi uomini prestarono servizio a guardia del castello di Edo (oggi Tokyo) al punto che ancora oggi una delle porte del palazzo imperiale di Tokyo è chiamata Hanzômon. Anche una linea della metropolitana porta il suo nome, oltre a una stazione della medesima linea. Tra gli occidentali è conosciuto come il maestro forgiatore di katana reso famoso dal film di Quentin Tarantino, Kill Bill, qui interpretato dal famoso attore giapponese Sonny Chiba.

Morì nel 1596 ed è sepolto a Tokyo.

 

Ronin: i 47 Ronin

Il ronin era un samurai rimasto senza padrone o dal quale era stato sfiduciato e che secondo la condotta del bushido avrebbe dovuto togliersi la vita facendo harakiri (o seppuku). Colui che non lo faceva diveniva un samurai disonorato.

Nella storia dei samurai ce ne sono stati però alcuni divenuti ronin ai quali viene tributato ugualmente onore e rispetto. Sto parlando dei 47 samurai al servizio del signore Asano Naganori e divenuti ronin quando il loro signore, a seguito di un assalto diretto verso il maestro di protocollo dello shogun Kira Yoshinaka che lo aveva a sua volta insultato, venne costretto a fare seppuku (14 Marzo 1701). I 47 ronin quindi pianificarono per due anni e portarono a termine la loro vendetta uccidendo Kira Yoshinaka e tutti i suoi discendenti maschi (14 dicembre 1702). Dopo questo evento, pur ricevendo il sostegno morale dell'alta corte ed evitando di essere giustiziati come dei criminali comuni, venne loro dato ordine dallo shogun di suicidarsi mediante seppuku (14 Dicembre 1703).

Tutti tranne uno: Terasaka Kichiemon, il più giovane dei 47, a cui fu ordinato di continuare a tramandare la loro storia e tributare offerte alla loro memoria, vivendo fino a tarda età. Yamamoto Tsunetomo fu contemporaneo della vicenda e questa fu anche oggetto di commenti nel suo libro Hagakure. Egli criticò infatti non il principio ma i tempi con cui la vendetta fu portata a temine. Secondo lui infatti aspettare due anni per la vendetta, avrebbe potuto vanificarla visto che Kira era vecchio e avrebbe potuto morire anche prima per altre ragioni, lasciando quindi i 47 ronin anche con l'onta della vergogna per non aver intrapreso prima l'azione vendicativa. Ma la ragione di tanta attesa fu l'estrema precisione di pianificazione del leader dei 47, Oishi Kuranosuke, che dovette superare non poche difficoltà materiali, come la stretta sorveglianza che circondava sia Kira che lui stesso e gli altri samurai della casata di Asano, Kira, attenatuesi solo col tempo, e la lontananza della residenza di Kira dal loro feudo (che si trovava nel sud del Giappone, presso la città di Hiroshima). Si allontanarono quindi alla spicciolata, per diverse destinazioni e dandosi apparentemente per lungo tempo a una vita dissoluta, per poi riunirsi in gran segreto solo alla vigilia della vendetta. La loro vicenda è stata anche oggetto di rappresentazioni teatrali (celeberrimo il Chushingura), libri e film che ne hanno omaggiato le gesta. Ogni anno, il 14 Dicembre 1703, si svolgono delle cerimonie commemorative in loro onore presso il luogo dove sono sepolti: al tempio Sengakuji, a Tokyo.

Per approfondire: I 47 ronin: una storia di fedeltà

 

Il maestro con la spada di legno: Miyamoto Musashi

Ultimo ma non ultimo dei samurai storici è Miyamoto Musashi: senza ombra di dubbio il più famoso e abile guerriero della storia giapponese. Shinmen Takezo, questo il suo nome alla nascita, nacque nel 1584, secondo le stime più accreditate, nel villaggio di Miyamoto. Iniziò presto il suo addestramento forse sotto la guida del padre (secondo alre fonti rimase orfano prematuramente), ricevendo anche la guida spirituale e marziale da un monaco che sembra gli abbia dato il nome di Musashi. Lui stesso nel suo testamento spirituale Gorin no sho ricorda: «Fin da giovane mi dedicai al sentiero di Heiho, combattendo e vincendo, per la prima volta alla età di tredici anni, un guerriero di nome Arima Kihei, della scuola Shinto-ryu»

Da allora si narra che non abbia mai perso un duello. A circa 16 anni combatte per il clan Toyotomi (come abbiamo visto sopra l'erede Hideyori era ancora bambino e non poteva guidare i suoi fedeli) nella battaglia di Sekigahara affrontando le agguerrite truppe del futuro shogun Tokugawa Ieyasu. Dopo aver subito la sconfitta ed essere riuscito a sopravvivere, diventa un ronin e inizia la sua vita vagabonda alla ricerca continua di un confronto.

Sembra tuttavia che non abbia mai chiesto un duello, pur senza rifutarne alcuno. Il suo duello più famoso lo combatte nel 1612 contro Sasaki Kojiro sull'isola anticamente denominata Funa-Jima, oggi denominata Ganryu Jima in seguito a quel famoso duello e che prende il nome dallo pseudonimo (Ganryu) dello sconfitto. Musashi uccide  l'avversario con un solo colpo sferrato alla testa con la sua spada di legno, bokken o bokuto. Del resto in tutti i soui duelli si dice che abbia utilizzato sempre e soltanto il bokuto.

È anche famoso per aver scritto un libro ancora oggi letto e studiato in ogni parte del mondo e di cui abbiamo già fatto menzione, il Gorin no Sho o Libro dei cinque anelli, che tratta della spada e della mente delle tecniche per padroneggiare entrambe, senza dimenticare gli insegnamenti filosofici e morali. Fonda una scuola di spada ancora oggi esistente, Hyoho Niten Ichi Ryu, arrivata alla dodicesima generazione. Muore nel 1645.

Per approfondire: Miyamoto Musashi. Il samurai solitario

 

Samurai leggendari o di fantasia

Il nipponico Robin Hood: Ishikawa Goemon

Pare sia nato nel 1558 nella provincia di Iga, tra Kyoto e Nara (due delle antiche capitali imperiali giapponesi). Dico pare perché è un personaggio leggendario che noi potremmo paragonare all'occidentale Robin Hood. Sembra fosse un ninja, samurai, ronin, bandito che rubava ai ricchi per donare ai poveri.

E sembra che questa attività fosse anche condotta con un certo successo: sicuramente per le sue doti di combattente ma anche per il territorio in cui è vissuto, montano e spesso inaccessibile per vie delle impervie condizioni climatiche. Passato alla storia per le sue attività di banditismo a fin di bene, è ricordato anche come colui che tentò di uccidere il dittatore del momento, Toyotomi Hideyoshi, direttamente nelle sue stanze. Tale azzardo, viste le ambizioni dell'obiettivo, di non propriamente facile raggiungimento ed esecuzione, sembra fosse dovuto al fatto che Hideyoshi avesse ucciso la moglie di Goemon.

Il tentativo venne scoperto e sventato e Goemon fu condannato a morte per mezzo dell'olio bollente. La data della sua morte è segnata come il 24 Agosto 1594. Il figlio di Goemon riuscì miracolosamente a salvarsi.

 

Goemon Ishikawa XIII

Quel figlio che riuscì miracolosamente a salvarsi, evidentemente ebbe un seguito familiare visto che ritroviamo il suo tredicesimo discendente, Ishikawa Goemon XIII come uno dei protagonisti della serie televisiva Giapponese Lupin III. Protagonista di diversi numerosi manga e anime, Ishikawa Goemon XIII incarna perfettamente lo spirito del samurai e del bushido, unito alle convinzioni che furono del suo avo. Abiti e abitudini alimentari strettamente aderenti alla tradizione giapponese, osservante della religione shintoista, dal comportamento retto e con uno stile di vita votato al minimo indispensabile, impermeabile al fascino femminile, è anche un cultore della calligrafia, della musica tradizionale, nonché un maestro nelle arti del judo, karate e aikido.

Sembra che in lui si possano ritrovare le migliori doti dei personaggi che abbiamo rivisitato: Masashige, Hanzô, Musashi, Ieyasu. Ma Ishikawa XIII non è famoso solo per queste sue doti, ma anche perché invincibile spadaccino armato di una spada altrettanto invincibile, denominata Zantetsu-ken nagareboshi. Una spada capace di tagliare quasi ogni cosa e permeata dello stesso spirito invincibile del suo possessore. Questo fatto non è certo una novità dato che secondo la credenza shintoista uno spirito divino, o kami e per la precisione quello della volpe, sovraintendeva alla forgiatura e creazione della lama e influenzava l'uso della katana (per chi volesse più particolari può trovarli qui).

Dopo aver introdotto con Goemon Ishikawa i samurai di fantasia, sicuramente possiamo parlare dei modernissimi samurai che la cultura giapponese ha prodotto e esportato nel mondo...parliamo degli invincibili robot combattenti.

Anche se modernissimi o addirittura di altri mondi, i loro protagonisti sono dotati delle stesse caratteristiche di onore, fedeltà, rettitudine che hanno caratterizzato i samurai nella storia.

Sono tanti e iniziano ad essere prodotti nei lontani ani '60, precisamente nel 1963 con il primo: Tetsujin 28-go. Mai trasmesso in Italia se non negli anni '80 con il remake, non ha avuto grande successo.

Il primo ad arrivare in Italia fu Goldrake. Arrivato nel 1978, la storia del robot e del suo pilota in fuga dal pianeta Fleed in seguito ad una invasione da parte dell'impero di Vega, fu un successo strepitoso. A seguito arrivarono, nel giro di un paio d'anni, se non di mesi, Gundam, Jeeg Robot d'acciaio, Mazinga Z, Il grande Mazinger, Daitarn III e Daltanious.

Tutti a combattere contro l'invasore alieno, le truppe ribelli di una terra che colonizzava lo spazio (Gundam) o un antico popolo terrestre (Yamatai) con l'unico scopo di annientare tutti gli altri uomini (Jeeg Robot d'acciaio).

Tra questi quello che ha anche un filo conduttore filosofico e psicologico contro la speculazione umana della scienza fu Daitarn III: il robot e il suo pilota Aran Benjo hanno combattuto per 40 puntate contro i Meganoidi, cyborg creati su Marte dal padre di Aran Benjo e sfuggiti al suo controllo. Durante le epiche vicende, il risentimento di Aran Benjo contro il padre per aver creato questi esseri mostruosi e per aver causato anche la morte della madre, è la molla e l'energia che fa andare avanti il protagonista fino alla vittoria finale.

Molti altri robot guerrieri sono stati creati, alcuni anche rivisitati nel tempo in versione post moderna, ma questi citati sono rimasti i più grandi, coloro che sono rimasti nel cuore della maggior parte delle persone.

 

花は桜木人は武士

hana wa sakuragi, hito wa bushi

tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero

ovvero .... come il fiore del ciliegio è il migliore tra i fiori, così, il guerriero è il migliore tra gli uomini