Un viaggio questa volta non in un luogo fisico ma nei luoghi della memoria. Un viaggio nel Giappone del dopoguerra rivisto attraverso gli occhi, solo apparentemente meccanici, delle fotocamere di undici artisti dell'immagine, molti dei quali ormai scomparsi, che sentirono il dovere di testimoniare le drammatiche condizioni della nazione negli anni della faticosa ricostruzione, materiale e psicologica, sulle rovine lasciate dalla guerra..

Ci permette questo inquietante ma necessario viaggio la mostra Metamorphosis, organizzata dalla Fondazione di Cultura Giapponese, ed in particolare l'allestimento curato dalla Fondazione nella sua sede di Koln, Germania, ove rimarrà esposto fino all'autunno 2012. La mostra, itinerante, è stata già ospitata presso la sede di Roma dell'Istituto di Cultura Giapponese, dall'ottobre 2011 al gennaio 2012 e presentata dal curatore Marc Feustel. Riteniamo che l'Istituto disponga tuttora del catalogo (in inglese), che abbiamo consultato ed utilizzato per trarne le illustrazioni.

Foto: Yasuhiro Ishimoto (Tokyo, 1962)

Sempre dalla presentazione di Feustel, un ricercatore di fama internazionale che opera soprattutto nel campo della fotografia, riprendiamo:

In meno di un ventennio il Giappone è passato da una scottante sconfitta militare allo status di superpotenza economica mondiale. Mentre la storia recente è ben documentata, l’Occidente ha avuto poche opportunità di conoscere la prospettiva giapponese sugli anni del Dopoguerra.

Alcuni fotografi tra i quali Araki, Daido Moriyama e Hiroshi Sugimoto [NdR: non erano presenti loro opere nella mostra] hanno acquisito fama in ambito internazionale, dove la conoscenza della scena fotografica giapponese spesso ha inizio con il dirompente fenomeno Provoke, appartenente ai tardi anni Sessanta.

Metamorphosis fa riferimento agli anni turbolenti e peculiarmente trasformativi del Dopoguerra in Giappone, allo scopo di offrire un’immagine del paese filtrata dallo sguardo dei più acuti e impegnati fotografi del tempo.

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Le opere esposte in Metamorphosis rappresentano una riflessione sulla complessità dell’identità del Giappone moderno. Il Dopoguerra fu caratterizzato da stravolgimenti globali e radicali, trasversali a economia e società. Molti dei cambiamenti furono drastici e diedero adito a incessanti interrogativi sull’essenza della giapponesità.

Nel catalogo della mostra New Japanese Photography, John Szarkowski notava nel 1974 :”sembra che la fotografia sia idealmente deputata ad avere a che fare con la definizione di cambiamenti rivoluzionari. “ 

Durante gli anni del Dopoguerra la fotografia giapponese attraversò uno dei periodi più effervescenti della sua intera storia. Sebbene gli artisti di Metamorphosis abbiano approcci fotografici radicalmente diversi e talvolta opposti, sono tutti accomunati dal desiderio di sciogliere quesiti fondamentali sull’essenza del Giappone.

E' difficile dover operare una selezione restringendo il numero delle opere da segnalare. Ognuna ha un suo particolare significato, ed a volte sono proprio quelle meno esplicitamente decifrabili quelle che attraggono maggiormente.

Alcune immagini parlano visibilmente da sole, trasmettono esattamente e puntualmente il messaggio che hanno fermato nell'argento, con quella particolare incicisività e drammaticità che solo certe immagini in bianco e nero riescono a trasmettere.

Altre avrebbero bisogno di una maggiore conoscenza da parte dell'osservatore degli usi e costumi del Giappone, o perlomeno di una chiave di decodifica fornita da chi queste conoscenze le abbia.

 

 

 

 

 

 

Citiamo a solo titolo di esempio la foto del bagno promiscuo di gruppo nelle acque termali, una usanza tipicamente giapponese che viene spesso considerata bizzarra da noi occidentali.

Tanto più sorprendente quando constatiamo che è una abitudine usuale in un popolo altrimenti conosciuto per la sua riservatezza e la sua scarsa propensione ad aperture verso la propria vita privata.

E in visibile drammatico contrasto, per la dimessa ambientazione apprezzabile nella foto, con le immagini di grande raffinatezza non disgiunta da lusso, trasmesse dalle terme dei giorni nostri.

 

 

 

 

 

Del resto tutte le immagini di questa importante mostra evidenziano il volto drammatico, a tratti disperato, del dopopguerra ossia di un momento storico drammatico ma nonostante tutto caratterizzato da una operosa fiducia nel futuro.

Una solamente fa eccezione.

Mostra il bel volto sereno di una giovane sconosciuta in abito tradizionale. Un abito che potrebbe essere indifferentemente da lavoro oppure riservato alla festa, come spesso constatiamo nei costumi tradizionali.

Il suo sguardo sembra concentrarsi su qualcosa non visibile, non percebile dall'osservatore. Uno sguardo sul futuro?

In una sola immagine la parabola del ritorno alla vita del Giappone dopo l'orrore della guerra.