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Il codolo della spada giapponese viene chiamato come già detto nakago, e in questa zona si concentrano numerose caratteristiche costruttive che aiutano il perito esaminatore e l'intenditore a dare una corretta valutazione della lama. E' estremamente importante che il nakago non venga mai sottosposto ad alcuna manomissione: lo stato di ossidazione che presenta costituisce un importantissimo elemento per la valutazione dell'antichità della spada e non deve mai essere alterato.

 

La forma del nakago e la sua parte terminale (nakago-jiri)  hanno già una grande importanza; esula dai limiti modesti di questo articolo elencarne tutte le tipologie; sul nakago, dal lato omote ossia verso l'osservatore - che è quello mostrato ora nella katana, quello opposto nel tachi - l'artista incide la sua firma (mei). Essenziale nelle lame più antiche, accompagnata dai titoli onorifici, dalla data (sul lato opposto) e da altre indicazioni come il tameshigiri ossia il certificato della prova di taglio, in quelle più moderne. Sul nakago il kaji, maestro spadaio, può eseguire a lima delle scanalature trasversali, che hanno lo scopo di facilitarne l'aderenza al manico, tipiche di ogni scuola e di ogni artista e che vanno quindi esaminate attentamente quando presenti. Il foro ove passa il mekugi, il perno di fissaggio in bambu, si chiama mekugi ana e non è raro trovarne più di uno, essendo stata adattata la spada ad una montatura diversa od addirittura accorciata (suriage). Quando invece il nakago non presenta alcun segno di modifica e la spada appare intatta, viene definita ubu.

Passando alla lama, ricordiamo che nella parte iniziale viene inserita una guarnizione chiamata habaki, qui non mostrata, che serve ad impegnarla nel fodero senza che la lama venga a contatto col legno rischiando di usurarsi  o corrodersi ad opera del tannino presente in ogni essenza lignea. Quando si esamina una lama l'habaki va sempre rimosso, per controllare due importanti parametri che si celano sotto di esso: il munemachi - misura dello scalino tra il mune ed la parte terminale del nakago, e l'hamachi, scalino corrispondente dal lato opposto tra l'ha - tagliente della lama - ed il nakago.

Le lame giapponesi, custodite con cura scrupolosa da ogni proprietario, vengono tuttavia nel corso della loro vita - normalmente prevedibile in svariati secoli - sottoposte a periodiche operazioni di pulitura e rettifica ad opera di un maestro specializzato chiamato togishi ma ogni successiva ripulitura, che viene operata soprattutto sul lato del tagliente, asporta del materiale. Quindi col tempo l'hamachi si riduce fino a scomparire del tutto. Apprezzando la differenza tra l'hamachi ed il munemachi l'esperto può rendersi conto della entità delle rettifiche effettuate sulla lama, e per conseguenza della sua età e del suo grado di conservazione. Sempre nella parte iniziale della lama vengono effettuate altre due misurazioni essenziali: lo spessore della lama (kasane) e la sua larghezza (mihaba).

Nella parte di lama visibile possiamo già apprezzare la linea di demarcazione (hamon) tra la zona tagliente sottoposta a tempra differenziata ed il lato della lama (hira), lo shinogi e la linea di demarcazione tra shinogi ed hira (shinogi ji). Nella parte superiore della lama - inferiore nella immagine, che raffigura la lama così come tenuta normalmente sulla mensola chiamata katanakake e non come viene impugnata - come sappiamo c'è il mune.