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Il profano che vede per la prima volta una lama giapponese di pregio è portato a crederla un manufatto moderno, e si meraviglia quando viene a sapere che ha di fronte invece un manufatto con diversi secoli sulle spalle. Questo perché i proprietari che si sono avvicendati nel corso del tempo hanno sempre avuto il massimo rispetto della lama e non gli hanno mai fatto mancare la necessaria manutenzione.

Le lame vengono periodicamente sottoposte ad operazioni di manutenzione straordinaria affidate alle esperte mani di un togishi (rettificatore di spada) qualificato, che utilizzando pietre ad acqua di gradazione finissima ne ripristina il filo e elimina la patina o le macchie formatesi con il tempo.

Questa operazione è indispensabile ed allo stesso tempo dannosa, in quanto asporta del materiale e finirà inevitabilmente con il tempo a rendere inservibile la lama, va quindi decisa con estrema prudenza.

La manutenzione ordinaria viene invece effettuata dal proprietario stesso della lama, ad intervalli di tempo molto più brevi: possiamo misurarlo sicuramente in mesi piuttosto che in anni. E' necessario sapere bene a cosa è mirata, e come va correttamente effettuata. Ma prima di tutto diamo il nostro modesto contributo al tentativo di sfatare un mito.

E' vero che l'utilizzo e la manipolazione di un nihonto segue rigide regole di etichetta, ma queste regole non sono assolutamente astratte come possono sembrare al profano: ognuna di esse ha un suo preciso significato ed un suo scopo pratico. Diamo subito il nostro contributo al tentativo di sfatare un mito poco simpatico quanto molto resistente: la prima regola da seguire nel maneggio di una lama è che sono assolutamente da evitare atteggiamenti "marziali".

La lama va anzi sempre afferata e mantenuta in modo tale da evitare anche il minimo sospetto di aggressività. Vediamo ad esempio, dal film Joi uchi di Masaki Kobayashi, che presenta una ricostruzione accurata dei costumi giapponesi, come si ripone la lama nel fodero: con l'imboccatura verso la persona, tenendo il fodero nella mano sinistra e la lama, col tagliente verso l'alto, nella destra.

La scena ricostruisce un tameshigiri, ossia il collaudo di una spada di pregio che veniva affidato al maestro d'armi del feudo (Toshiro Mifune, di spalle sulla sinistra) prima di essere consegnata al feudatario. La prova non necessariamente veniva effettuata sopra corpi umani di persone giustiziate - come viene frequentemente riportato - si eseguiva normalmente sopra appositi shiwari costruiti con fasci di canne di bambu, tenuti a bagno la notte per aumentarne il peso e la resistenza al taglio, simili a quelli adoperati ancora oggigiorno nella disciplina del battodô. I risultati della prova e il nome dell'esaminatore venivano di solito incisi sul nakago, il codolo della lama, dalla parte ura, ossia nascosta, opposta a quella omote dove si apponeva la firma del maestro spadaio.

Qui vediamo le iscrizioni poste sul nakago di una lama di epoca recente, firmata da Minamoto Yoshichika secondo, attivo tra il 1920 ed il 1940. Dal lato ura leggiamo Hakudo Nakayama sho: certificata da Hakudo Nakayama.

Si tratta del grande maestro, nato nel 1869 e scomparso nel 1958, che ha rinnovato lo stile di spada conosciuto come Muso Shinden ryu.

Documenti dell'epoca ci confermano che ottenere sulla propria spada un suo certificato tameshigiri era l'ambizione di molti.

 

 

 

 

 

 

Per la manutenzione ordinaria della lama si utilizzano pochi attrezzi, riposti tradizionalmente in una scatola di legno di ho (magnolia).

Alcuni degli elementi contenuti all'interno devono essere mantenuti nelle loro custodie, ormai della onnipresente plastica, per evitare di sporcarsi e contaminare poi la lama.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si tratta di un tampone, una minuscola bottiglia di olio speciale, e un panno. Completa il tutto il mekugi nuki, un piccolo martello cacciaspine che serve a disassemblare la lama. Non c'è altro, quindi la manutenzione non è complessa come si potrebbe temere.

E' certamente una operazione delicata, e va effettuata con attenzione, in un ambiente idoneo e con lo spirito giusto.