Indice articoli

Sempre di Chikanobu Utagawa (la scuola di appartenenza, che si associa sempre al nome dell'artista) esiste una serie dedicata ai grandi generali dell'epoca Sengoku (1467-1605) ossia degli Stati Combattenti: una lunga epoca di guerre ininterrotte dovute alla debolezza istituzionale dello shogunato Ashikaga.

Ebbe fine nella seconda meta del XVI secolo quando un pugno di grandi figure emerse dalla mischia, lasciando chiaramente capire che ad uno di loro sarebbe andato infine il governo del Giappone.

Sembrava inizialmente che la contesa fosse riservata a due leggendari comandanti, Takeda Shingen (武田 信玄1521-1573) e Uesugi Kenshin (上杉 謙信, 1530-1578), di cui abbiamo già parlato nella recensione del film Kagemusha, dove però Akira Kurosawa per scelta artistica elimina il personaggio di Uesugi attribuendo parte delle sue gesta ad un altro protagonista di quella epopea: Oda Nobunaga. Ma di questi due eroi, scomparsi prematuramente nella cruenta mischia, naturalmente riparleremo.

Hanno lasciato profonde tracce nella cultura giapponese, sia quella elevata che in quella popolare. Vi proponiamo infatti per dimostrarlo due manufatti moderni che non hanno però a che fare con l'ukiyo-e. Si tratta di due bentô (弁当) ossia recipienti in legno laccato destinati a contenere una porzione individuale di cibo.

Vengono utilizzati per le colazioni all'aperto, quando si va nelle campagne ad ammirare la fioritura dei ciliegi o l'esplosione delle rosse foglie di acero, o approfittando di ogni altra occasione o scusa: i giapponesi amano la vita all'aperto.

Riportano le armi di Takeda Shingen (a sinistra, con il caratteristico "diamante" romboidale che è ancora oggi simbolo del Daito ryu aikijujutsu, conosciuto anche come Takeda ryu) ed uno dei suoi kabuto (兜冑, elmo) favoriti A destra il mon (紋, simbolo araldico) di Uesugi Kenshin ed il suo kabuto.

E nulla ci vieta di immaginare che nelle inevitabili pause delle lunghe battaglie anche i due condottieri abbiano fatto uso dei loro bentô personalizzati.

E torniamo a Chikanobu Utagawa: nella prima delle tre sue stampe che vi proponiamo, ecco il già menzionato Oda Nobunaga (織田 信長, 1534-1582).

Abbiamo anche qui il suo mon, che funge da fondale ed isola il guerriero dallo sfondo, ma è più realistico di quanto appaia a prima vista.

I generali erano circondati da schermi mobili in tessuto che riportavano il loro emblema, per proteggerli dal vento che spira spesso impetuoso nei luoghi elevati dove normalmente viene situato il posto di comando e per ripararli da sguardi indiscreti.

Ma anche infine per rendere immediatamente distinguibile anche da lontano la loro postazione, in modo che i guerrieri fossero in grado di ricevere tempestivamente ogni segnalazione o comando.

I comandi venivano trasmessi utilizzando l'apposito bastone di comando (che è simile, ci si perdoni il paragone irriverente, ad una paletta di quelle utilizzate dai vigili urbani) o, come Nobunaga nella rappresentazione di Khikanobu, il tessen (鉄扇) ventaglio da guerra in acciaio, laccato per simulare un normale ventaglio di carta.

E' interessante conoscere le tacce, le impressioni che questi grandi personaggi hanno lasciato nella cultura giapponese. Le tre maggiori figure sono legate ad altrettanti haiku che intendono descriverli.

Quello di pertinenza di Oda Nobunaga è:

Nakanunara,

Koroshiteshimae,

Hototogisu

 

Se non canta,

Uccidiamolo

Il cuculo

La traduzione, assolutamente libera, non tiene conto come è evidente delle regole metriche dell'haiku che deve essere composto da tre versi rispettivamente di 5, 7 e 5 sillabe.

Nativo della provincia di Owari, Oda Nobunaga era destinato ad entrare inevitabilmente in conflitto con l'agguerrito clan dei Takeda. Considerato in gioventì un inetto incapace di succedere al padre Nobuhide, seppe tuttavia stroncare ogni altro pretendente e rimanere assoluto signore di Owari.

La figura che ne traccia Kurosawa in Kagemusha è idealizzata e non corrisponde al vero: certamente cercò l'alleanza dei missionari cattolici per impadronirsi delle tecnologie belliche occidentali, ma era ad esempio assolutamente astemio (lo testimoniano proprio i documenti dei missionari) mentre in una delle scene cruciali del film lo vediamo bere del vino prima di una battaglia - ed essere poi benedetto da un sacerdote cattolico - per rendere manifesto il suo intento di aprire all'occidente.

Un ritratto di Nobunaga, realistico alla maniera europea, ci è stato lasciato dal gesuita italiano Giovanni Niccolò.

Dopo la morte di Takeda Shingen sconfisse le armate del clan nemico, guidate allora dall'impetuoso Takeda Katsuyori, nella celeberiima battaglia di Nagashino: i suoi fanti, appostati dietro barricate, annientarono con le lroo scariche di fucileria la leggendaria cavalleria dei Takeda.

A quel punto nulla sembrava poter arrestare l'espansione di Oda, che arrivò a conquistare il dominio di circa un terzo dell'intero territorio giapponese. Nel 1582, mentre era in viaggio per supportare con le sue forze il vassallo Toyotomi Hideyoshi, venne attaccato a tradimento dal suo generale Akechi Mitsuhide, mentre pernottava al tempio di Honnoji con una scorta praticamente simbolica, ritenendosi al sicuro.

Oda commise seppuku quando si vide ormai perso, assieme al figlio Nobutada e ai suoi seguaci. Mitsuhide venne sconfitto ed ucciso poco dopo da Toyotomi Hideyoshi, che si affermò di conseguenza come il legittimo erede e prosecutore della politica espansionistica di Oda.

L'haiku legato a Hideyoshi dice:

Nakamunara

Nakashitemiseyô

Hototogisu

 

Se non canta,

Convinciamolo

Il cuculo

Toyotomi Hideyoshi (豊臣 秀吉, 1536-1598) fu infatti non solo un grande condottiero ma soprattutto un abile tessitore di trame politiche.

Originario di Owari come il suo signore Oda, era di umili origini e non sembrava destinato a grandi imprese. Oda era solito chiamarlo Kozaru (piccola scimmia) per le sue non gradevoli fattezze, ma ne riconosceva il potenziale affidandogli incarichi di prestigio.

Dopo la morte di Oda arrivò nel giro di 4 anni a conquistare il dominio dell'intero Giappone venendo nel 1586 riconosciuto kampaku (reggente) dalla corte imperiale cui aveva preferito appoggiarsi, ignorando la imbelle dinastia degli shogun Ashikaga che formalmente deteneva ancora il potere temporale.

Oda aveva debellato lo shogun Yoshiaki Ashikaga - un fantoccio che lui stesso aveva installato al potere - nel 1573. In seguito Hideyoshi aveva chiesto a Yoshiaki di essere adottato come erede legittimo, ottenendo solo un secco rifiuto. Questo ultimo gesto di orgoglio da parte degli Ashikaga ne segnò in realtà la fine.

Hideyoshi nonostante il suo immenso potere avvertì sempre la sensazione di essere male accetto per le sue umili origini, e si avventurò in ambiziosi progetti per vedere riconosciuta la sua grandezza.

La temeraria invasione della Corea si rivelò però un disastro, nonostante le vittorie sul campo le armate giapponesi subivano perdite terribili. La salute di Hideyoshi era da tempo divenuta inferma, e nel 1598 scomparve. La sua morte venne tenuta segreta per non abbattere il morale delle truppe, che vennero ritirate dalla Corea.

I più valorosi generali, come Kato Kiyomasa e Fukushima Masanori, al rimpatrio scoprirono di essere divenuti degli emarginati durante la loro assenza, mentre il potere materiale era infatti nelle mani dei burocrati che si erano tenuti lontani dal campo di battaglia. Passarono decisamente tra le file si Tokugawa Yeyasu, un abile ed ambizioso generale che aveva militato prima per Oda Nobunaga e poi per Toyotomi Hideyoshi e riteneva che fosse ora arrivato il suo momento.

Il Consiglio dei Cinque Anziani infatti non riusciva a trovare un accordo per proporre un successore legittimo: la parola ritornava alle armi. Le forze dell'Armata dell'Est comandate da Tokugawa sconfissero nel 1600 l'Armata dell'Ovest, nella tremenda battaglia di Sekigahara.

Per quanto abbia conquistato il potere con le armi, l'haiku di Tokugawa Yeyasu (徳川 家康, 1543-1616) mette in luce una caratteristica completamente diversa dall'abilità militare:

Nakanunara

Nakumadematô,

Hototogisu

 

Se non canta

Aspettiamolo

Il cuculo

La pazienza di Tokugawa Yeyasu, se fosse vissuto nell'antica Roma gli avrebbe di sicuro fatto attribuire il nomignolo che era stato di Quinto Fabio Massimo Verrucoso, detto il Temporeggiatore per avere messo alle corde il terribile e spietato Annibale con la sua tattica attendista. Di sicuro gli portò infine l'intera posta in palio, e fu il suo hototogisu quello che cantò alla fine.

Inizia con lui la dinastia degli shogun Tokugawa, che stabilì la propria capitale ad Edo e diede inizio proprio all'epoca Edo, considerata come un periodo d'oro in cui fiorirono le arti ed il Giappone conobbe finalmente un lungo momento di pace, chiamato spesso dagli occidentali Pax Tokugawa.

La dinastia dominò il Giappone per 268 anni, dal 1600 fino al 1868 quando l'imperatore Mutsuhito, che assunse il nome di Meiji salendo al trono, riconquistò con le armi il potere materiale che l'impero aveva dovuto abbandonare nel 1185 con la battaglia navale di Dannoura di cui abbiamo parlato all'inizio, in cui scompariva l'imperatore bambino Antoku e la dinastia degli Heike perdeva irreversibilmente la sua secolare battaglia con quella dei Genji.

 

 

Per un singolare scherzo del destino, mentre l'81. tennô Antoku aveva al momento della scomparsa nel mare di Shimonoseki solamente 7 anni - ed era ovviamente un fantoccio nelle mani dei suoi consiglieri e dell'imperatrice madre, in realtà la nonna - anche il 122. tennô Meiji era giovanissimo: successe al tennô Komei all'età di 15 anni, e sembrava dover essere una facile preda degli scaltri ed esperti Tokugawa.

In quegli anni il Giappone era destinato ad un rapido, irreversibile e cruento cambiamento.

Lo dimostra questo ritratto dell'imperatore Meiji, in abiti militari e che quindi potremmo includere nella categoria dei musha-e.

Ma la tecnica dell'artista, non identificato, che riprende sicuramente il ritratto ufficiale opera dell'italiano Chiossone ispirato ad una foto di alcuni anni prima, è occidentale. Come anche occidentali sono  la divisa e l'atteggiamento della persona.