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Se il termine neko-e vi risulta nuovo, non vi verrà purtroppo in soccorso alcun dizionario: è un neologismo cui siamo abiettamente ricorsi per definire in qualche modo un genere di rappresentazione pittorica della tradizione giapponese che solo l'estro del pubblico, oltre naturalmente a quello degli artisti, poteva individuare: la rappresentazione del mondo - fluttuante, ovviamente - di neko-san: il signor gatto, o come si sarebbe tradotto una volta, l'onorevole gatto.

 

 

Il gatto è come noto a tutti, gattofili o meno, un personaggio non del tutto decifrabile ed assolutamente ammirabile ed invidiabile nella sua capacità di condurre la propria vita seguendo parametri totalmente indipendenti dalle circostanze esterne, favorevoli od avverse che siano.

Un gatto farà sempre e comunque quello che ha deciso di fare.

O, altrettanto e forse più spesso, quello che ha deciso di non fare.

Non condanniamolo per questo: conquistare un angolo di serenità e prendersi il tempo di riflettere sulle cose del mondo, o meglio ancora contemplarle senza darsene pensiero, è una delle attività più nobili cui possa dedicarsi un essere vivente. Ed è forse la più piacevole in assoluto

Ci guideranno alla scoperta dell'affascinante mondo di neko san i più grandi artisti giapponesi.

Tutti, nessuno escluso, cedettero alla tentazione, e si concessero il piacere, di dedicarsi al neko-e.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Kuniyoshi (1797-1861) grande artista di una grande scuola, quella di Utagawa, ha addirittura rappresentato in una sua stampa le 53 stazioni del Tokaido.

Ognuna di esse è però simboleggiata da un neko-san.

E' un vero peccato che le nostre conoscenze della cultura giapponese siano così rudimentali da non permetterci di cogliere il senso di ogni singola rappresentazione felina.

Nella immagine a lato siano costretti a pubblicare solamente un particolare: la stampa ha un formato orizzontale molto esteso ed insolito, tentare di proporla tutta non è stato possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo stesso Kuniyoshi, appassionato delle bellezze naturali, ha lasciato diverse stampe del genere amazu-e (鯰絵) ossia pitture di pesce gatto, tra cui una celeberrima che troviamo in innumerevoli testi di storia dell'arte.

Il pesce gatto riveste nell'immaginario popolare giapponese un ruolo molto importante che non è possibile sintetizzare. Si pensava che questo animale avesse la capacità di trasformarsi in essere umano per lasciare importanti messaggi, ed era anche simbolo o causa scatenante dei grandi fenomeni della natura non controllabili né prevedibili dall'uomo, come i terremoti.

Ma Kuniyoshi ci ha regalato ed immaginiamo che lo abbia fatto sorridendo anche questaltra opera.

I gattini che vedete, pur ripresi in atteggiamenti felinamente naturali, compongono - ma in caratteri hiragana e non in ideogrammi kanji, la parola namazu: dall'alto in basso na - ma - zu (な ま ず), con questultimo carattere invertito specularmente per ragioni artistiche.

Due autentici pesci gatto, riconoscibili dai caratteristici lunghi baffi, li potete scorgere in alto a sinistra,


L'apparente impassibilità del gatto si rivela molto spesso ingannevole. Kuniyoshi deve avere studiato molto l'anima felina, e la deve avere molto amata.

Nelle sue stampe neko san rivela quasi sempre un insospettato sottofondo di innocente vanità: lo troviamo invariabilmente in posa, pronto per essere ammirato.

Un atteggiamento naturale? Chissà...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che si sia raccolto pensieroso, nella sua classica posizione con le zampe raccolte che richiama in qualche modo la dignità della meditazione zen...

o che stia frivoleggiando con le innumerevoli occasioni di gioco e di divertimento che si concede e ci propone incessantemente...

neko-san sembra agire elegantemente secondo regole e stilemi che non ci appartengono, eppure ci attraggono, ci potrebbero coinvolgere, ci potrebbero - e forse dovrebbero - rendere complici.

Ebbene, viene naturale e spontaneo chiederselo, e probabilmente se lo è chiesto lo stesso Kuniyoshi: possibile che non se ne renda conto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se Kuniyoshi sembra sia stato particolarmente colpito dalla naturale armonia che dimostra neko san in ogni sua manifestazione vitale, nemmeno gli altri artisti vi sono rimasti indifferenti.

In questo suo disegno ad inchiostro il sommo Katsushika Hokusaii (1760-1849), il "vechio pazzo per la pittura", ci lascia condividere attraverso il suo pennello gli irresistibili giochi di un  gattino.


E' universalmente risaputo che ogni oggetto, ogni avvenimento ed ogni essere umano può essere considerato da neko san un mero pretesto per dedicarsi ai suoi giochi.

Shigenobu (1826-1869) è conosciuto anche come Hiroshige II essendo stato il principale discepolo del più grande artista della più grande scuola, quella di Utagawa.

Ci propone il gioco preferito di neko san: sappiamo tutti come sia impossibilitato - o più probabilmente disinteressato - a resistere quando ha l'occasione di giocare con un nastro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Kobayashi Kiyochika (1847-1915) è noto come l'artista che ha saputo forse rappresentare meglio di ogni altro il difficile, traumatico ed affascinante periodo Meiji, quello del brusco passaggio del Giappone dalla società feudale a quella moderna.

Sarà quindi particolarmente interessante per i nostri lettori sapere cosa faceva di bello neko san durante l'epoca Meiji.

Si sospetta comunque che continuasse a giocare prendendo al volo ogni pretesto, come aveva già fatto non solo in epoca Edo ma anche in tutte quelle precedenti.

Neko san ha in questa stampa di Kiyochika approfittato della perdonabilissima distrazione di qualcuno che ha lasciato alla sua portata una delle tipiche lanterne giapponesi di carta.

 

 

 

Takahashi Shotei (1871-1945) ci fa sapere come se la passa neko san in epoca post-Meiji.

Continua naturalmente ad interpretare con impareggiabile maestria il suo mestiere felino.

Si concede quel tanto che vuole e non un millimetro di più, seguendo i dettami di un vecchio proverbio romano: üno è poco e due son troppi.

Ammiratelo, coccolatelo, vezzeggiatelo. Ma solo quando lo vuole lui. Altrimenti saprà far notare, anche da una stampa, quanto sia sconsigliabile andargli contropelo.

 

 

 

 

 

 

Neko san ama la casa e si lascia benevolmente amare dai suoi abitanti.

Sappiamo tutti che anche i suoi soffi e le sue unghiate sono affettuosi, e non potremmo farne a meno.

Ma ama anche la natura, e non ne farà mai a meno se gli sarà possibile accedervi.

Come tutti i giapponesi neko san è affascinato dal piccolo mondo brulicante di vita che troppo spesso siamo portati a trascurare o addirittura ignorare.

Un topo... una farfalla?...

Una semplice formica, o addirittura una foglia secca semplicemente portata via dal vento?

Neko san vi si dedicherà con una concentrazione assoluta, come se fosse - e lo è - l'unica cosa importante su questo mondo.

Fortunatamente Shotei con la sensibilità tipica del grande artista ha saputo cogliere la necessità di questo momento, e ce ne rende partecipi.


Il bijinga (美人畫) è un genere artistico in cui l'estro dei più grandi pittori giapponesi ha saputo attingere vette forse inarrivabili.

Le bijin (美人), belle persone, sono soprattutto donne: ogni donna può essere a suo modo incomparabilmente bella, mentre questo dono, che solo apparentemente è di natura, non è alla portata di tanti uomini.

Neko san, con la sua immensa sensibilità, non poteva che rimanere attratto dalla bellezza delle bijin. e spesso i due splendidi esseri si cercano, si trovano.

Keisai Eisen (1790-1848) è noto anche come Ikeda Eisen.

In questa sua opera (particolare) ci rendiamo ben conto del legame amoroso che lega tanto armoniosamente la donna a neko san.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dialogo muto che può intercorrere tra la donna e neko san è spesso sfortunatamente interdetto all'uomo.

Possiamo sempre, per fortuna rispettosamente ammirarlo da lontano.

Ammira, rappresenta e ci trasmette uno di questi delicati e preziosi momenti Kubo Shunman (1757-1820)

Fu rinomato artista della scuola di Kitao, conosciuta anche come scuola Shigemasa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Certamente, nemmeno con la sua grande amica neko san rinuncia ad essere se stesso: dispettoso ed irriverente.

La stampa proviene dalle magiche mani di Torii Kiyomitsu (1735-1785).

Fu la terza guida della scuola Torii e fu attivo nel periodo di transizione dalla tecnica benizuri-e, alla più complessa nishiki-e.

Questo opera, risalente probabilmente al primo periodo della sua produzione, mostra le due sole colorazioni, rosa e verde utilizzate nella tecnica benizuri-e

Nel giro di quasi un secolo la tecnica nishiki-e arrivò ad utilizzare oltre 10 colori. Potete trovare maggiori informazioni su queste tecniche nell'articolo dedicato alla esposizione delle opere di Hiroshige che si tenne a Roma nell'anno 2009.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naturalmente gli scherzosi, divertenti, frequenti e piacevoli dispetti non inquinano minimamente il rapporto con neko san.

Anzi lo rafforzano, sono assolutamente necessari e ne rappresentano il piacevole piccante condimento, preludio a momenti altrettanto giocosi in cui è bello manifestarsi reciprocamente il proprio amore.

Tsukioka Yoshitoshi (1839-1892) viene spesso considerato come l'ultimo grande dell'ukiyo-e, senza voler togliere nulla agli altri artisti che hanno operato in epoca successiva.

Ha rappresentato grandi guerrieri, grandi e spaventose battaglie, grandi cambiamenti epocali.

Ma questa sua opera, dedicata a neko san e a bijin san, ci sembra una delle più belle in assoluto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' giunto, e ci dispiace abbandonare un argomento così piacevole, che ci allarga il cuore e ci schiarisce la mente, il momento di concludere.

Vogliamo farlo con l'opera di un autore moderno che al momento non siamo ancora riusciti ad identificare.

Vi saluta con questa immagine neko san, e vi invita a cercarlo ancora tra le molte opere dei molti artisti che hanno voluto rendergli - a rispettosa distanza - il dovuto omaggio.