Questa "favola" venne da me raccontata sulle pagine della rivista Aikido non pochi anni fa esattamente nel n. XXIII-1 del 1993, ma risale a circa 10 anni prima. Periodicamente riaffiora, e periodicamente mi chiedo se abbia ancora qualche collegamento con la realtà di tutti i giorni. A me sembra di sì, che certe situazioni siano destinate a rimanere sempreverdi nonostante inquinamenti, cambiamenti climatici e quantaltro. Ma giudichi il lettore. Si parla - una volta tanto... - degli esami per conseguire un "grado". Spero che questo excursus in un argomento inedito, sconosciuto ai più e verso cui la stragrande maggioranza dei praticanti di aikido dimostra sovrano disinteresse trovi la vostra comprensione e il vostro perdono.

Ma ora basta coi preamboli: la favola.

 

 

Ultimamente qualche venticello polemico corre per la nostra Associazione; come sanno i pochi sventurati che leggono i miei articoli, a me le polemiche non piacciono: mi metto subito a raccontare favole, così nessuno se la prende e mi lasciano in pace...

C'era una volta in Itarya un'Associazione piccina piccina, con un segretario piccino piccino... Arrivò un giorno nella sua Segreteria (piccina piccina piccina) e vi trovò una letterina (piccina piccina piccina naturalmente) proveniente da un personaggio a lui ben noto, il maestro Comesichiama.

Essendo questa una favola, in cui tutto è piccino piccino piccino per definizione, spero che questo personaggio, del resto immaginario come in tutte le favole che si rispettino, non si offenda se lo definisco piccino piccino piccino. Comunque qui saranno tutti piccini piccini piccini, non si offenda nemmeno il lettore se non lo sto sempre a ripetere e lo aggiunga lui ove lo ritiene necessario

- Cielo! - esclamò il nostro segretario costernato - Un'altra filippica di 4.000 pagine sulla didattica!

Ma si sbagliava, come vedremo tra poco. La letterina diceva in sostanza questo:

"Vengo ad apprendere solo in questo momento che per dare sessioni di esame in un altro dojo - che non sia quindi il mio - debbo richiedere il permesso della Direzione Didattica. Richiedo quindi tale permesso per una sessione da tenersi prossimamente presso il dojo del signor Vattelapesca."

Tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, il nostro segretario sentì tuttavia immediatamente puzza di bruciato: possibile che Comesichiama, pignolo com'era sempre stato, non si ricordasse di una norma in vigore da anni e anni e anni? E da lui contestata ripetutamente, verbosamente, polemicamente e pallosamente? (nelle favole si può dire, lo giuro). E per iscritto, a voce, in prosa, in endecasillabi e in settenari?

Il nostro bravo segretario rinunciò per il momento a capire e preparò una risposta affermativa da sottoporre alla firma del Vice Direttore Didattico maestro Kochimelowa, in quel momento disperso in una serie di stages qua e là per l'Itarya (l'immaginario Paese piccino piccino ecc. dove si svolge la nostra favola). Al ritorno del maestro il segretario gli sottopose la questione; il maestro, rinunciando anche lui a capire, stava preparandosi a firmare. Quando improvvisamente il postino bussò due volte alla porta (è noto che in Itarya i postini non bussano due volte ma come sappiamo questa è una favola).

Era un plico proveniente da Comesichiama. Conteneva tutto il materiale della sessione di esami tenuta presso il dojo di Vattelapesca, diligentemente ordinata.

- Ma allora gli esami li ha già fatti! - esclamarono all'unisono il maestro ed il segretario, dando prova di straordinario intuito e profonda sagacia. Quando poi passarono a controllare la data degli esami si accorsero che era di gran lunga anteriore alla prima lettera di Comesichiama.

- Ma allora ha fatto gli esami prima di chiedere il permesso! - esclamarono in coro il segretario ed il maestro, dando prova di eccezionale astuzia e singolare capacità di sintesi.

Passando in rassegna gli statini di esame, il maestro cominciò a borbottare ad un volume ed una frequenzza sempre crescente, al punto di imitare perfettamente il sibilo sommesso ed elegante di una teiera giapponese durante il cha no yu. Il segretario ne chiese la ragione, al solo fine di potersi eventualmente unire in antifona al maestro nei suoi borbottii, cosa che gli sarebbe piaciuta molto.

- Ma questi sono gli stessi allievi che io ho bocciato la settimana prima durante un raduno, presente lo stesso Comesichiama! - esclamò il maestro scoprendo degli impressionanti canini e tre file di denti (tutti avvelenati) - Voglio la sua pelle per farne un tamburo!! Farà un figurone alla festa del mio paese a Tokushima.

Poco tempo dopo il maestro teneva una interminabile riunione telefonica con altri membri della Direzione Didattica; dal piano di sopra filtravano ogni tanto brandelli di conversazione

- Poruko qui! Poruko là!...

Alla fine il maestro uscì con il verdetto: radiazione di Comesichiama dal ruolo degli esaminatori.

Il segretario non rimase molto contento, qualcosa non gli quadrava, e pensò bene di farne parola col Presidente Chierichiettini, cui comunque doveva a questo punto riferire l'intera faccenda perché ne informasse il Consiglio, suonando le campane a stormo per risvegliare i Rispettabili Consiglieri dalle loro sagge meditazioni.

Essendo una Associazione piccina piccina piccina dovette fare solo pochi passi per spostarsi nella stanza dove Chierichettini, gli occhi iniettati di sangue, i capelli dritti per lo spavento, cercava come al solito di far quadrare i conti del Dojo Centrale, che al segretario del dojo, signor Riofino, piacevano invece moltissimo rotondi. Riassunta la faccenda, l'ottimo Chierichettini chiese al segretario:

- Ma cosa c'è che non ti quadra?

- Vedi, io non so se credere alla storia di Comesichiama. Gli ho chiesto chiarimenti: è cascato dalle nuvole. Ha spiegato brevemente che è stata carpita la sua buona fede (ecco qui le 5 casse dove è conservata la sua succinta lettera di spiegazioni) A proposito, bisognerebbe comprare un nuovo telefono, quello che avevamo si è fuso durante una sua telefonata. E che insomma non sapeva nulla delle bocciature di Cochimelowa.

- Ma tu che ne pensi?

- Mah... Ho fatto una prova: ho chiesto ad una comitiva di turisti americani che stavano qui fuori trattando l'acquisto del Colosseo e della Fontana di Trevi, se loro ci avrebbero creduto. Mi hanno risposto: " But you take us for fessi?"

- E poi si sono fatti una risata. Però Comesichiama potrebbe essere stato in buona fede. Perlomeno all'inizio: essere stato all'oscuro della bocciatura. Magari ha veramente dimenticato che prima doveva chiedere il permesso... ed aver richiesto l'autorizzazione solo per cavarsi dai guai appena scoperto il pasticcio. Forse pensava che non gli avremmo mai creduto se avesse detto la verità.

- E se n'è dimenticato solo fino al giorno dopo gli esami?!?!?... E ci ha mandato prima la richiesta, senza spiegare nulla, e solo dopo gli esami, senza spiegare nulla? No, qui esageriamo. Ma che ci take per fessi? Però hai ragione. Siamo nel dubbio. E finché rimane il pur minimo dubbio che sia innocente non possiamo e non dobbiamo prendercela con lui. Ma il responsabile di dojo piuttosto... quello che scuse avrebbe? Non poteva non sapere. E poi... ma non è proprio quel tizio che era già uscito dall'Associazione sbattendo la porta e che poi è venuto di persona sino a qui a chiedere umilmente di rientrare ammettendo di avere sbagliato? Sentiamo, cosa dice a sua difesa?

- Proprio lui... e non ha risposto a nessuna richiesta di chiarimenti.

- Bene... bene... - mormorò Chierichettini; intanto la sua pupilla diventava verticale come quella delle vipere, cominciava ad eruttare fiamme dal naso e fumo dalle orecchie

- Voglio la sua pelle!!! Farà un figurone sopra al caminetto della mia casa in Toscana. Vieni, andiamo a dirlo al capo (così veniva familiarmente chiamato il maestro Kochimelowa che - mi ero dimenticato di precisarlo - era piccino piccino piccino).

Dopo circa quattrocento giri della minuscola stanza della segreteria, con la fronte aggrottata e le mani dietro la schiena, emettendo ogni tanto grugniti, il maestro infine si bloccò e disse:

- Non va!

- Cosa non va maestro?

- Avete ragione, la storia di Comesichiama non sta in piedi. Ma non possiamo condannarlo... abbiamo il dovere di concedergli il beneficio del dubbio. Oltretutto sarebbe illogico andare a fare degli esami per dispetto e poi negare tutto; ammesso che in questa Associazione, piccina piccina piccina com'è, ci sia spazio per la logica. Ma se decidiamo che Comesichiama è innocente non possiamo prendercela nemmeno con Vattelapesca.

- Ma lui è colpevole di sicuro...

- Sì. Ma non sapremo mai fino a che punto. Che ne sappiamo che non sia stato proprio Comesichiama a proporglielo? Me lo immagino:

 "Poverino... Se vuoi ti rifaccio io gli esami domenica prossima e promuovo tutti! Come dici? ma certo che si può! Lo fanno tutti!!! Vieni, vieni..."

- Se le cose sono andate così - continuò il maestro - il responsabile di dojo Vattelapesca sarebbe comunque colpevole, ma molto di più di lui l'esaminatore Comesichiama. E agli esaminatori non possiamo perdonare la minima debolezza. La delicatezza del ruolo... la fiducia che riponiamo in lui.... E poi Vattelapesca avrebbe l'attenuante dell'arrabbiatura, della figuraccia in pubblico... Che attenuanti possiamo concedere all'esaminatore? Va bene, non  ce la sentiamo di condannare un possibile innocente. Ma non possiamo nemmeno prendercela solo con uno dei due portandoci dietro il dubbio di avere bastonato proprio il meno colpevole.

- Ha ragione. - disse Chierichettini - Se non possiamo chiarire la posizione dell'esaminatore non sappiamo nemmeno qual'era il ruolo preciso del responsabile di dojo. Non calchiamo la mano nemmeno con lui. Segretario!!! Che gli facciamo?

Il segretario si fece piccino piccino (eppure era già piccino piccino piccino!...) e cominciò a farfugliare:

- Ecco.. Veramente... Non so se vi ricordate... Avete presente?...

- Insomma!... parla chiaro!

- Ecco, sapete tutti naturalmente, viene contestato ad ogni assemblea, che la nostra è sempre stata un'associazione antidemocratica... antididattica (gli altri due accennavano di sì con la testa, seri seri), totalitaria... accentratrice... nemica del dialogo, che viene anzi ferocemente represso, fino al punto... (Chierichettini faceva vistosi segni con la mano di stringere) In definitiva... di conseguenza... quindi... non so se mi spiego...

- Quindi? - chiedevano gli altri due golosi - Suwariwaza ad oltranza? A letto senza cena? Olio di fegato di merluzzo? Che gli facciamo, che gli facciamo?...

- Niente...

- Niente. Niente?!?!?!...

- Sapete bene che non abbiamo mai previsto sanzioni di nessun tipo: non abbiamo potere di imporre penali, di sospendere i corsi, di inviare ispettori. Non abbiamo nemmeno un Collegio dei Probiviri, e sapete benissimo che non abbiamo mai fatto a nessuno nemmeno una multa per divieto di sosta. Le sole cose che si possono fare in una associazione totalitaria come la nostra sono mandare via qualcuno quando esagera, ma noi possiamo solo proporlo non decidere, e passano anni. O sospendere l'affiliazione del dojo, questo è a nostra discrezione. Ma se dite di non esagerare...

La cruda realtà lentamente si fece strada nelle menti del presidente e del maestro; alla fine Chierichettini sbottò:

- Insomma, i soli fessi al mondo siamo noi!!!

Dopo un minuto ancora di silenzio i due in coro intimarono al segretario:

- Vabbe'... Prepara una sciacquata di testa per quei due, la firmiamo e non se ne parla più. Per evitare altri casini però emaniamo norme severissime. Per tutti!  Responsabili, esaminatori, allievi!... E mettici pure il gatto del Dojo Centrale, non si sa mai.

Il segretario cominciò a coprirsi di squame verdi schioccando una coda triforcuta nell'aria. Nella stanza si diffondeva un'acre odore di zolfo.

- Ah, no! Adesso basta!!!! Uno su mille fa una cavolata e noi andiamo a rompere l'anima agli altri 999 che rigano dritto?... Che poi vengono tutti da me a chiedermi il perché di tante regole assurde? Non è giusto! NON E' GIUSTO!!! Voglio la pelle di Comesichiama e Vattelapesca per farne un portadischetti! Faranno un figurone accanto al mio computer...

Ci volle del bello e del buono prima che i due riducessero alla ragione il segretario ormai fuori di sé, ma alla fine la pace tornò a regnare nella nostra Associazione piccina piccina piccina.

Passò ancora un pò di tempo nella nostra favoletta: il segretario elucubrava una diplomatica risposta ad una lettera del responsabile Vattelapesca: lamentava da parte dell'Associazione alcune indelicatezze (per quanto piccine piccine piccine) nei suoi confronti. Quando squillò imperioso il telefono.

- Ma cosa diavolo sono queste nuove norme repressive contro noi esaminatori itaryani? (Comesichiama...) In questa Associazione non c'è democrazia!!! non c'è rispetto per la professionalità!!! E soprattutto non c'è... lo sai cosa non c'è vero? Lo sai?... No che non che non lo sai. Ed io adesso te lo dico!...

- La didattica Comesechia', la didattica... Come faccio a saperlo?... Me l'avevi già detto... No, non ce l'ho il minuto di tempo, devo lavorare... Dai, me lo spieghi un'altra volta... No, ancora non mi hanno risposto se puoi diventare Direttore Didattico... No, no aspetta,... aspetta... non ho tempooo!!!

Il segretario sapeva già che la lotta per arginare il vulcano in eruzione tracimante dalla cornetta del telefono era persa in partenza. Ma in realtà era contento: era la prova che gli serviva per sentirsi rassicurato, sapendo che tutto era tornato nella normalità in quella Associazione piccina piccina piccina...

 

PS

Per chi non l'avesse capito, ricordo che trattasi di favola: ogni riferimento a fatti, persone, associazioni realmente esistenti, e pertanto da ritenersi puramente fortuito e del tutto casuale.

Stretta la foglia, larga la via... dite la vostra che ho detto la mia.

 

Note per il navigante:

Che io sia stato a lungo prima collaboratore di segreteria e poi segretario nazionale dell'Aikikai d'Italia lo ricorderanno ormai in pochi ma anche gli altri con questo breve riassuntino delle puntate precedenti potranno arguire a chi si ispira la figura del segretario piccino piccino piccino. Non ci vorrà certamente molto anche per chi ha ricordi vaghi a comprendere a chi potessero assomigliare il segretario del dojo piccino piccino piccino, il presidente dell'associazione piccina piccina piccina e il maestro piccino piccino piccino. Non mi chiedete chi potrebbero essere Comesichiama e Vattelapesca: non me lo ricordo.

Ho escluso ogni riferimento a fatti concreti della vita reale. Ma già lo dimostrava il fatto (la favola essendo un non fatto non può dimostrare nulla), che episodi del genere non si ha memoria che si siano mai verificati e figuriamoci ripetuti, quindi non possono che essere del tutto immaginari, come quelli che non successero circa 33 anni fa qui descritti. Oltretutto, siate pazienti, lo prova ad abundantiam anche la comparsa in questa favoletta spolverata dopo tanto tempo ma lasciata sostanzialmente invariata di elementi inimmaginabili nel mondo reale d'oggigiorno; vuoi portadischetti, vuoi cornette del telefono o addirittura postini che bussano due volte.