Hakuin Ekaku Zenji: Yasenkanna
(Trattato zen sulla salute)
SE, Milano, ISBN 88-7710-623-9

 

 

 

 

 

 

 

 

Hakuin Ekaku (白隠 慧鶴, 1685/86–1768/69) è una delle figure più importanti del buddismo giapponese e fu un rigoroso riformatore della setta rinzai, che ricondusse verso una pratica più attenta della meditazione e del koan; una riforma tuttora attuale e a cui si riallacciano anche molte scuole zen d'oggigiorno. Raggiunse l'illuminazione all'età di 41 anni circa mentre leggeva il Sutra del loto, un testo che in gioventù aveva disprezzato e di cui aveva pensato - e detto- che non era nulla più che una raccolta di racconti sulle cause ed effetti. Dedicò il resto della sua vita all'insegnamento, e lasciò ottanta discepoli dietro di sé. Si spense nella città natale di Nara, che grazie a lui si era trasformata in un fiorente centro di studi, all'età di 83 anni.

Così viene introdotto il libro:

Prefazione compilata dall’abate del Romitaggio della Povertà, affamato e infreddolito. Nella primavera del settimo anno dell’era Hōreki (1757), dalla libreria Shōgetsu Do della capitale, venne scritta una lettera ai servitori di Kokurin in cui si diceva: “Ci è giunta voce che tra i vecchi manoscritti del Maestro se ne trova uno chiamato Yasenkanna, o qualcosa di simile, in cui s’insegna come temprare il Ki, coltivare lo Spirito e incrementare il vigore.

Sotto lo pseudonimo di “abate del Romitaggio” si cela proprio il monaco Hakuin, una delle figure più leggendarie, e forse tanto meno studiata quanto più superficialmente citata, del misticismo giapponese. Nessuno si illuda di trovare su questo scarno libretto i segreti zen della salute: e nessuno si illuda tantomeno di scoprire i segreti per coltivare lo spirito (rinunciamo alla maiuscola, per favore) in un testo che si intitola provocatoriamente “chiacchierata per ingannare il tempo del viaggio”, perché tale è il significato approssimativo di Yasenkanna. La ricetta magica di Hakuin è presto svelata, già praticamente alla prima pagina del libro:

“interrompete per un certo tempo le congetture mentali, lasciate da parte il Koan e prima di tutto è bene che facciate un lungo sonno. Quando siete in procinto di addormentarvi, allungate le gambe, stiratele con forza, riempite del Ki originario tutto il corpo e accumulatelo nel cerchio dell’addome, nella zona dek Kikai Tanden e poi nelle anche, nelle gambe e nella pianta dei piedi.”

E dopo qualche altro dettaglio tecnico, Hakuin arriva alla diabolica conclusione:

“Continuando a concentrarvi in questo modo con determinazione, entro sette, quattordici o al massimo ventun giorni, sarà risolta ogni forma di esaurimento del Ki o di affaticamento di polmoni o milza, e se i cinque organi e i sei visceri non dovessero guarire, io vi autorizzo a tagliarmi la testa”.

Evidente il paradosso… nella seconda parte del libro Hakuin racconta nei dettagli l’episodio che lo fece guarire dalla “malattia dello zen”, un deperimento organico che coinvolge l’intera persona, privata del suo equilibrio, quando si dedica con troppo zelo e poco discernimento alla ricerca di se stesso.

Secondo le cronache fu all’età di 26 anni che Hakuin, nel pieno delle forze fisiche e dell’ardore giovanile, si scoprì con grande sorpresa ammalato a causa della eccessiva ricerca del bene.

Si recò allora al villaggio di Shirakawa, presso le impervie montagne dove aveva fama di vivere un grande asceta di nome Hakuyū. Trovatolo, Hakuin ne ebbe una risposta illuminante: secondo Hakuyū nutrire la vita non è dissimile dal governare un paese, ove i re illuminati rivolgono il loro cuore a chi sta in basso, e solo quelli ottusi si occupano prevalentemente di coloro che stanno in alto. Soggiacendo a queste leggi anche il corpo umano, secondo Hakuyū:

“l’uomo perfetto ne colma sempre la parte inferiore con il Ki del cuore”

mentre

“Gli spiriti mediocri, invece, danno sempre libero sfogo al Ki verso l’alto”

….

“Per questo Shitsuen dice: “L’uomo Vero respira dai talloni, l’’uomo comune dalla gola”

Nel prosieguo del libro il lettore troverà, se vorrà farlo, riferimenti espliciti a pratiche e a teorie che studiosi e praticanti delle arti tradizionali giapponesi dovrebbero essere ormai avvezzi a conoscere; dalla teoria dell’alternarsi delle 4 stagioni, al concetto del libero movimento dell’universo, e quindi anche del corpo umano, lungo quattro od otto direzioni cardinali.

Ma è evidente ormai, o perlomeno lo speriamo, che il monaco Hakuin ha sì svelato un segreto, ma non ci ha fornito, e come mai avrebbe potuto fornirla?, alcuna formula magica; ci ha indicato il cammino, ha indicato con mano ferma una foresta oscura in cui ci invita ad addentrarci, con animo fermo e sincero. Il resto, ovviamente, tocca ad ognuno di noi.

P.B.