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Nonostante tutto la gente sembra volere allo stesso tempo ricordare e dimenticare.

Il memoriale è affollato, ma le numerose persone che vi si aggirano sembrano comitive venute per una scampagnata senza pensieri piuttosto che gruppi convenuti per un mesto pellegrinaggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Minako, Shinjiro e Tami sono turbati.

Sia da quello che hanno visto che da quello che non sono riusciti a vedere.

Rincasando sono racchiusi ognuno nel bozzolo dei suoi pensieri, senza riuscire ad esprimerli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivano già le prime ombre della sera quando i tre attraversano le risaie per tornare alla casa di Kane.

Attorno si accendono le prime luci, che sembrano altrettante lucciole.

Hanno le braccia cariche di buste.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inaspettatamente, scorgono una sagoma in lontananza: è Kane, e non riescono a trattenersi dal correrle incontro affannosamente.

La traumatica immersione nei ricordi della tragedia ha colmato la barriera che esisteva.

Non saranno mai in grado di comprendere cosa abbia passato Kane, cosa abbiano passato tutte le persone della sua generazione, ma sono ora in grado di portare il loro affetto, la loro solidarietà.

 

 

 

 

La fragile ma indomabile figura di Kane si avvicina.

Incongruamente porta con se un ombrellino, del tutto inadeguato per proteggersi dal sole dal momento che è già sera, inutile per la pioggia di cui in giornata non si è visto alcun segno premonitore.

Da cosa tenta di proteggersi in realtà Kane?

 

 

 

 

 

 

Ancora una volta i ragazzi si radunano per mangiare assieme alla nonna.

Erano piene di cibo le buste che hanno riportato con se da Nagasaki.

L'atmosfera è completamente diversa da quella un po' tesa del primo convivio.

I volti, le menti, soprattutto lo spirito, sono rilassati e sereni.