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Il film inizia con l'arrivo del generale di brigata Tadamichi Kuribayashi nella sperduta, montagnosa e desertica isola di  Iwo Jima. Un obiettivo di immenso valore psicologico per entrambi i contendenti in quanto facente parte del territorio giapponese sia pur se distante dalla madrepatria oltre 1000 km. Ma di scarso valore strategico. Per quanto questo argomento sia stato molto dibattuto, sostenendo  alcuni che avrebbe costituito una importante base per i bombardamenti sul suolo giapponese, la grande distanza pone seri interrogativi sulla fondatezza di questa tesi. Per quanto molti aviomezzi abbiano fatto scalo in seguito nell'isola, per rifornimento o per ragioni varie, sembra che solamente 10 missioni di bombardamento siano in realtà partite da Iwo Jima.

In ogni caso il comando giapponese era deciso a difendere l'isola a ogni costo e quello americano a prenderla a ogni costo. Dopo l'evacuazione dei pochi abitanti la guarnigione fu portata fino a 20.000 uomini, nonostante le grandi difficoltà dovute anche alla completa mancanza nell'isola di acqua potabile. Nel giugno 1944 il generale Kuribayashi atterrò nell'isola per prenderne il comando. Avrebbe completamente stravolto le strategie di difesa messe in atto dai suoi predecessori, e nel febbraio 1945 avrebbe affrontato con incredibile tenacia l'invasione di una forza di sbarco di oltre 70.000 uomini. Il 90% circa dei difensori trovò la morte in circa un mese di combattimenti, e tra loro lo stesso Kuribayashi. Le perdite sul fronte nemico vengono stimate in circa 29.000 uomini tra morti e feriti.

Dopo la prima ispezione arriva la prima decisone operativa di Kuribayashi: fa interrompere immediatamente lo scavo di trincee nella sabbia, ordinato per aderire allo sciocco teorema "arrestiamo il nemico sulla battigia", che fece i suoi danni anche in Italia.

Quelle fragili difese verrebbero facilmente annientate dai bombardamenti preliminari, senza alcuna possibilità di infliggere il minimo danno al nemico. I reparti si dovranno spostare nella zona montagnosa ove scaveranno dei rifugi più impenetrabili ad attacchi dal mare e dal cielo e da dove potranno più facilmente, dall'alto, bersagliare il nemico.

Kuribayashi non sa quanto tempo ha a disposizione: passerano otto mesi prima che venga sferrato l'attacco, ma seppe utilizzare al meglio quella lunga attesa.

 

 

I soldati giapponesi vengono tratteggiati da Eastwood come persone normali, poco interessate a un comportamento eroico e piuttosto a come sopravvivere alle dure prove del momento, alla stolida brutalità di alcuni ufficiali e sottufficiali, alla apparente e troppo spesso reale assurdità di certi ordini, a come mantenere vivo il ricordo della patria, dei familiari e di quella vita di tutti i giorni cui ambiscono tornare quanto prima.

Kuribayashi ordina ai suoi ufficiali di occuparsi di procurare danni al nemico e non ai propri uomini, senza tuttavia imporre queste sue idee solamente con ordini perentori, facendo anche e piuttosto notare ironicamente la illogicità di certi comportamenti, specialmente in un momento in cui occorre moltiplicare le forze di ognuno, facendo appello a quelle interiori perché lo squilibrio materiale di fronte al nemico è incolmabile.

Per vie scarsamente conosciute, quasi tutti i protagonisti scomparvero nella battaglia, e quindi solo accennate o ipotizzate da Eastwood, Kuribayashi porta i suoi soldati a combattere fin quasi all'ultimo uomo per difendere uno scoglio vulcanico le cui sorti non cambieranno in alcun modo quelle della guerra. Che forse, certamente non lo ignora Kuribayashi che è stato addetto militare negli Stati Uniti e ne conosce alla perfezione il potenziale bellico, sono state già irreversibilmente decise.

Per sviluppare il tema dell'impatto di eventi bellici più grandi del singolo Eastwood segue le vicende del soldatino Saigo (Kazunari Ninomiya) che qui vediamo alle prese con le regole della censura militare, per lui del tutto incomprensibili.

E' l'archetipo della persona del tutto inadatta non solo a imprese guerresche ma anche alla semplice vita militare, naturale bersaglio di ogni superiore o presunto tale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Kuribayashi perlustra incessantemente quella che intende far diventare una fortezza, prendendo minuziosamente appunti e valutando lo stato d'animo e la preparazione delle truppe al suo comando, che non sono certamente ottimali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il regista approfitta dell'incontro casuale di Kuribayashi con un bambino per dare voce ai suoi ricordi.

La voce fuori campo rilegge alcune lettere da lui inviate ai familiari, in particolare quella al figlio Tarô in cui gli narra delle sue scoperte e delle sue ingenue meraviglie risalenti al periodo in cui risedeva negli Stati Uniti.

Non mancano piccoli episodi di economia domestica, come il rammarico di non aver potuto sistemare nel corso della sua ultima licenza una perdita in cucina.

Il generale deciderà ben presto di evacuare dall'isola la popolazione civile: non sarebbe in grado di difenderla, e nel corso delle operazioni militari costituirebbe allo stesso tempo un ostacolo e una vittima incolpevole. E' giusto che la guerra venga riservata ai soldati.

 

Il comando verrà insediato a nord, all'interno della montagna principale dove verranno scavati numerosi cunicoli collegati a nido d'ape, per facilitare lo spostamento dei difensori in caso di necessità senza esporli al fuoco nemico.

L'elevazione meridionale del monte Suribachi, all'estremo sud, è tuttavia ideale per una postazione indipendente, ugualmente scavata nella roccia, da cui si possano efficacemente bersagliare dall'alto le truppe nemiche durante il loro sbarco.

E' quello il luogo ideale per prendere terra, il monte Suribachi il luogo ideale per opporre resistenza.

 

 

 

 

 

Al ritorno da questa perlustrazione Kuribayashi ha il piacere di incontrare un vecchio amico.

Il colonnello Takeichi Nishi (Tsuyoshi Ihara), nobile stravagante, campione olimpionico di equitazione, che ha preteso di portare anche il suo destriero in quell'isola sperduta e desolata.

Nb: il link porta alla voce inglese di wikipedia riguardante Nishi, molto più completa rispetto alla succinta versione italiana, che permette di rendersi conto di come anche Nishi fosse molto legato alla cultura statunitense.

Nishi oltre a portare un pizzico di sana follia in un ambiente fin troppo paludato sarà il suo più valido collaboratore per tutto il lungo periodo della preparazione e per quello, breve in quanto durerà solamente un mese ma tragicamente intenso, della battaglia.

Nishi è disincantato, non crede che la guerra possa concludersi positivamente e ritiene che la stessa difesa dell'isola sia inutile. Eppure è là, dove ritiene che i pochi mezzi corazzati di cui dispone possano essere utili.

 

Un altro personaggio, probabilmente fittizio, aiuta sceneggiatori e regista ad approfondire la loro disamina delle condizioni in cui il Giappone affrontò la guerra.

E' un nuovo arrivato, il soldato Shimizu (Ryô Kase), che viene immediatamente sospettato di appartenere al Kempeitai, la temuta polizia segreta.

Dal sospetto alla certezza corre poco: viene subito considerato una spia inviata per controllare cosa dicano e pensino tra di loro i soldati, e tenuto ai margini.