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Il rapitore ha fatto bene i suoi conti, e riuscirà ad eludere ogni tentativo di intercettarlo.

Durante il viaggio Gondo viene chiamato al telefono: il treno, all'avanguardia per quei tempi, è infatti uno dei primi ad essere dotato di cabina telefonica.

I poliziotti accorrono immediatamente, ma non possono fare nulla: sono bloccati dentro al treno, che non prevede fermate per molti chilomentri ancora.

 

Non rimane loro che mettersi ai finestrini, muniti di macchine fotografiche e cineprese, e riprendere accuratamente tutto quello che sarà possibile vedere dal treno in corsa.

 

 

 

 

 

 

 

Le istruzioni sono chiare: all'approssimarsi di un ponte, che apparirà a minuti, Gondo deve guardare attentamente dal finestrino: prima del ponte vedrà il bambino, incolume, ai bordi del binario.

 

 

 

 

 

 

 

Avrà nel frattempo socchiuso un finestrino: solo quelli delle toilette possono aprire un sottile spiraglio, dove passeranno esattamente le due valigette che contengono il denaro del riscatto.

Devono essere lasciate cadere all'uscita del ponte, dove verranno raccolte.

 

 

 

 

 

Gondo si separa materialmente dal sogno della sua vita: era già preparato, aveva già accettato.

Eppure esce dalla prova stravolto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Riuscirà a superare la crisi, rendendosi conto di non essere stato sconfitto ma di avere in realtà vinto se stesso e superato la prova, quando la polizia lo scorta - appena possibile - nel luogo dove i rapitori hanno abbandonato Shinichi.

Non riesce a trattenersi dal correre verso il bambino, abbracciondolo come se non volesse più abbandonarlo.

I poliziotti si tengono a distanza ed assistono. Muti, commossi.