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L'avventura non si presta ad essere raccontata: non sono i fatti in se ad avere importanza, ma il modo in cui vengono affrontati: qualunque descrizione del duello dei tre moschettieri contro d'Artagnan o della lotta dei sette samurai contro i predoni, lascia un po' il tempo che trova.

Non ci divulgheremo troppo di conseguenza sui particolari, lasceremo solo una esile traccia: delle briciole qua e là, da seguire per non perdere il sentiero nel bosco dell'avventura.

Matashichi e Tahei vorrebbero tornare al loro villaggio, prematuramente saturi di tutto quello che hanno visto e subito. Non sarà facile: i guerrieri di Yamana pattugliano intensamente il territorio, alla caccia dei pochi superstiti samurai di Akizuki, che vengono falciati senza pietà.

Per loro fortuna i due vagabondi non hanno l'aspetto del guerriero di rango, vengono quindi giudicati come materiale umano a buon mercato e catturati vivi.

 

 

Verranno avviati assieme a migliaia di altri sbandati ad un enorme campo di concentramento.

Lì dovranno, sotto stretto controllo, scavare tra le macerie del torrione degli Akizuki per rintracciarne il tesoro: una quantità incredibile di lingotti d'oro.

 

 

 

 

 

 

Allo stesso tempo un cartello avvisa gli abitanti: una cospicua taglia, sempre in oro, è destinata a chi fornirà informazioni utili alla cattura della principessa Yuki, unica superstite del clan sconfitto.

Per tutto il resto della loro involontaria avventura Matashichi e Tahei oscilleranno tra il grande miraggio del tesoro e quello più a portata di mano del tradimento per ottenere la taglia.

 

 

 

Le condizioni di vita nel campo di lavoro sono disumane, ed alla prima occasione che si presenta i prigionieri si ribellano, preferendo la morte a quel genere di vita.

Una fiumana di uomini disperati sommerge la guarnigione: i due ne approfittano per fuggire ancora una volta.

 

 

 

 

Mentre cercano di mettere assieme una grama cena, Matashichi getta lontano con stizza un pezzo di legna che non vuole saperne di bruciare a dovere sul fuoco.

Quando atterra sul greto del torrente manda un suono metallico, cristallino: i due accorrono immediatamente, incuriositi, e si rendono conto che all'interno del ramo, scavato appositamente, si cela una verga d'oro.

Era in fondo logico, essendo ricavate le verghe dalla cavità di un ramo, nasconderle dentro dei rami.

Se ne trovano altre qua e là, lungo il greto di un torrente. Sanno di essere sulle tracce del tesoro degli Akizuki.

Non sanno ancora, mentre come al solito si accapigliano per dividersi il tesoro, prima ancora di averlo trovato, di essere osservati: dall'alto di una gola un uomo li sta osservando.

E' impassibile, a bracce conserte. Anche da lontano il suo aspetto è inquietante. Chi sarà? Che vorrà?