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Koizumi cura in modo esemplare l'ambientazione di Ame Agaru.

Vi abbiamo già fatto ricorso più volte, utilizzandone le immagini su questo sito.

La scena del duello, che incontreremo più avanti, è stata utilizzata per illustrare le origini del dojo tradizionale, il luogo ove si praticano le arti marziali, e le ragioni della disposizione dei vari componenti, degli insegnanti, dei discepoli e delle persone ammesse ad assistere, mentre quella che  esporremo a breve in cui Shigeaki valuta il carattere di Misawa la ritrovate nell'articolo intitolato Il nihonto nel costume giapponese (nihonto significa appunto, come sanno i cultori, spada giapponese).

Nagai Izumi no kami Shigeaki sottopone Misawa ad una serie di domande preliminari, ricevendolo formalmente all'interno della casa. Accanto a lui e lo seguirà sempre come un'ombra, l'attendente che porta il suo tachi, antica spada da cavaliere e simbolo del potere oltre che del valore. Ancora oggi ai sumotori vincitori dei grandi tornei viene consegnato in premio un tachi e non una katana, utilizzata ed indossata dai samurai di rango inferiore.

Il titolo Izumi no kami - signore o divinità di Izumi - è probabilmente onorifico, non corrisponde necessariamente ad una signoria di Shigeaki sulla provincia di Izumi, che attualmente fa parte della città di Osaka, e nemmeno ad un suo legame di qualunque tipo con quel feudo.

Shigeaki propone di continuare la conversazione in modo meno formale, dopo aver goduto del sole finalmente tornato a splendere con una breve passeggiata nel magnifico giardino.

Ha una proposta da fare: recentemente è scomparso il maestro d'armi del feudo, e non è stato ancora designato il suo successore, né tra le candidature propostegli ne ha trovata alcuna che lo soddisfacesse in pieno.

Da quello che ha potuto vedere nel provvidenziale intervento di Misawa, di cui lo ringrazia ancora in quanto ha evitato che dei giovani senza cervello disonorassero se stessi ed il feudo, lui potrebbe essere la persona più indicata.

Continueranno a discutere all'ombra della veranda rialzata. Una corrente di reciproca simpatia corre visibilmente tra i due uomini.

Shigeaki chiede a Misawa di esporgli il suo curriculum. Inquieto e desideroso di nuove esperienze aveva presto abbandonato il suo piccolo feudo del nord ovest, dove da giovane lavorava come contabile, per fare nuove esperienze, vagando per qua e là.

Viveva praticamente di espedienti, presentandosi a tutti i dojo di spada che incontrava sul cammino e chiedendo al maestro titolare di mostrargli gentilmente la sua tecnica. Richiesta che in pratica conduceva ad un duello cortese.

Non appena incrociati i bokken, le spade da allenamento di legno (solo in quell'epoca, per limitare il rischio di incidenti, si iniziavano ad  adottare i meno micidiali shinai di bambu e le protezioni del corpo) Misawa si dichiarava vinto, soggiogato dalla potenza del suo antagonistra prima ancora che fosse avvenuto il primo scambio.

Questo immancabilmente metteva di buon umore il maestro, che colmava di gentilezza il giovane samurai randagio, lo ospitava per qualche tempo e lo forniva al congedo di una somma bastante per qualche tempo. Anche gli ascoltatori di Misawa sono molto divertiti dalla storia.

Ma certamente non è in questo modo che Misawa ha completato la sua formazione marziale, obietta Shigeaki.

L'interessato non ha alcun problema a narrare il seguito: è discepolo di Tsuji Gettan.

Questa volta Shigeaki e gli altri trasecolano: Tsuji Gettan? Il grande maestro del Mugai ryu? E Misawa l'ha sfidato?

Misawa risponde semplicemente: Hai (sì).

 

 

 

 

Arrivato finalmente ad Edo, la capitale, si era concesso il gusto di percorrerne le strade per conoscerla meglio ed aveva incontrato sul suo cammino un grande dojo, decidendovi di mettere in atto - possibilmente per l'ultima volta - il suo stratagemma.

All'interno della vasta sala campeggiava appesa nel tokonoma una grande calligrafia: La verità ed il suo oggetto sono la stessa cosa.

Il maestro aveva acconsentito ad incrociare con lui le armi.

 

 

 

I discepoli, ordinatamente schierati, immobili e silenziosi, in posizione formale, osservavano.

I due contendenti, in apparente assoluta concentrazione, sembravano studiarsi l'un altro.

Misawa invece cominciava solamente a chiedersi se non fosse arrivato il momento di dichiararsi vinto.

 

 

 

 

 

 

 

Con sua immensa sorpresa, tanto da scoprirsi in ritardo nel riprendere la posizione per lo zarei, il saluto in posizione seiza, fu invece Tsuji Gettan a precederlo di un attimo.

Mentre abbandonava la posizione di guardia e riportava il bokken sul lato destro, esclamava maitta! (sono vinto).

 

 

 

 

 

 

Gettan sensei si dimostra persona superiore.

Nonostante la sconfitta, che potrebbe sembrare umiliante in quanto è avvenuta senza che ci sia stato alcuno scambio di colpi, non ha alcun rancore nei confronti di Misawa e lo invita a trattenersi per discutere.

E' ancora sorpreso. Confida di non avere ricevuto una grande impressione dal suo avversario, che aveva l'aria di essere poco preparato.

Eppure, quando se lo è trovato di fronte non è riuscito a percepire alcuna aggressività, alcun desiderio di vittoria, nulla che gli potesse consentire di avere una 'presa' su un contendente che non offriva alcun punto di riferimento.

Constatata la sua incapacità di relazionarsi con il duellante, aveva deciso di abbandonare una tenzone che gli sembrava già persa in partenza.

Misawa sa dimostrarsi se non alla pari del maestro, almeno onesto e sincero.

Non gli costerebbe nulla atteggiarsi a grande combattente e continuare ad approfittare dell'equivoco.

Confessa invece la sua inettitudine e rivela a Gettan sensei il suo metodo per sbarcare il lunario, ingenuo ma pressochè infallibile fino a quel momento.

Gettan è uomo di spirito: dapprima rimasto a bocca aperta, come era rimasto Misawa al momento della sua rinuncia, non tarda a rendersi conto del lato comico della faccenda.

 

 

Fu così che Ihei Misawa venne ammesso alla scuola Mugai ryu e divenne diretto discepolo di Tsuji Gettan sensei, che lo sottopose ad un durissimo tirocinio prima di rilasciargli l'attestato che provava la sua raggiunta perfetta maestria dell'arte.

In questa immagine vediamo correttamente utilizzati dal regista nella ricostruzione di un momento di pratica, i fukuro bokuto, rivestiti di un fodero (fukuro) di cuoio per limitare il rischio di incidenti, anche mortali.

Lo tsuki vibrato in controtempo da Gettan alla gola di Misawa può rendere l'idea della pericolosità di un allenamento con la spada di legno (bokuto o bokken), che va considerata un'arma a tutti gli effetti.