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Nonostante le favorevoli premesse le aspettative di Misawa non si sono realizzate. Ha trovato facilmente impiego presso un feudo, ma non è riuscito a trovare stabilità a causa di un vago malessere esistenziale che nemmeno lui riesce ad identificare.

Passato di feudo in feudo senza mai mettere radici si è infine ritrovato ad essere un ronin senza alcun legame, e senza alcun obiettivo verso cui indirizzare i suoi passi.

La fredda ma obiettiva autoanalisi di Misawa pone fine al suo racconto.

Shigeaki decide di esaminare finalmente le sue credenziali, in un modo che potrebbe sorprendere un occidentale ma nella cultura samurai è usuale.

 

Chiede cortesemente di esaminare la spada di Misawa.

Ad un cenno di suo assenso Gonnojo si reca nel vestibolo per prendere in consegna l'arma, maneggiandola ritualmente.

Pone il tagliente verso di se, l'impugnatura a sinistra, mantenendo la spada con le due mani all'altezza del mento.

Ricevuta conferma da Misawa la porge a Shigeaki, che prima di iniziare l'ispezione ringrazia di nuovo Misawa.

 

 

 

La valutazione della spada gli permetterà di apprezzare anche le qualità, le attitudini e le scelte di vita del guerriero che ha voluto  farne la sua compagna.

Nel commento di Shigeaki, tralasciando la parte tecnica, la lama è altera, ma fresca come un vento di primavera.

Misawa interviene per far notare che è mumei, senza firma. Shigeaki non potrebbe rendersene conto se non esaminandone il nakago (codolo) dopo aver disassemblato l'arma. E' materia di un minuto, la montatura è prevista per queste operazioni, ma questo esame approfondito richiederebbe anche un secondo assenso da parte del proprietario.

La mancanza di firma ovviaamente rende incerto il valore della lama, ma avere identificato caratteristiche di pregio in una lama che si è voluta lasciare anonima depone a favore della persona che la detiene.

Come ne è venuto in possesso Misawa? E' il dono di Tsuji Gettan sensei.

 

Il reciproco esame continua con una passeggiata nel giardino. Shigeaki mette in guardia Misawa: la vita di un signore feudale e dei suoi intimi non è entusiasmante: chi detiene il potere materiale è la corte, composta di persone ottuse e noiose.

Cosa che Misawa non dovrebbe del resto ignorare, visto che ad ambienti e situazioni del genere si è sempre sottratto.

Sorprendentemente interviene il giovane attendente, fino ad allora muto, e con una confidenzialità che sorprende vista l'incolmabile distanza gerarchica che intercorre tra lui ed il feudatario. Che è nelle parole dell'attendente al contrario delle apparenze una persona scherzosa, che ama essere sarcastico e attribuire soprannomi irriverenti. Va da se che nessuno potrebbe saperlo meglio di chi, in silenzio ed impassibile, segue come un'ombra quello che definisce l'augusto didietro del signore Shigeaki.

L'immediato rimbrotto di Shigeaki per la mancanza di rispetto non convince: è evidente che preferisce questo genere di rapporti a quelli falsamente rispettosi di chi si attiene rigidamente all'etichetta.

La parte seguente è omessa da alcune edizioni, senza alcuna ragione: la lunghezza del film non è eccessiva, ed il ritmo calmo ma non flemmatico. Evidentemente si pensava che privilegiando le scene di azione (si passa direttamente al duello di Misawa con i campioni del feudo) il successo di pubblico sarebbe stato maggiore. Si è solo così mutilata un'opera che ha riscosso unanimi consensi, premiata in una decina di concorsi internazionali, e se ne è ostacolata la comprensione. E stiamo parlando dei distributori francesi, che rispetto a quelli italiani mostrano maggiori doti di professionalità, rispetto per le opere, lungimiranza commerciale.

La sera Misawa è invitato ad una cena informale cui partecipano i consiglieri del feudo: Kihei Ishiyama (Hisahi Igawa, che Kurosawa utilizzò già in Ran, Sogni e Madadayo) e Akashi Butayu. Shigeaki ironizza sulla scarsa elasticità mentale dei suoi consiglieri e sulla opprimente invadenza della etichetta e delle procedure di sicurezza sulla sua vita privata.

Comunica loro di avere scelto il nuovo maestro d'arme del feudo, nella persona di Ihei Misawa.

I consiglieri dissentono, e ricordano che la scelta del maestro d'armi richiede il loro parere consultivo. E' usanza che la scelta venga confermata o respinta solo dopo una dimostrazione del candidato a confronto con i rappresentanti del feudo. Un tentativo di Shigeaki di imporre la sua volontà si rivelerebbe fuori luogo, palesando sfiducia nelle capacità del candidato da lui stesso prescelto.

Nel frattempo si stanno riunendo anche i tre dojo di spada attivi nel feudo. La notizia della proposta di incarico a Misawa ha raggiunto anche loro ed accresce il loro disappunto: deve essere un maestro locale a avere la responsabilità dell'addestramento dei samurai al servizio della casata.

Veniamo così ad apprendere che è proprio contro i campioni dei dojo locali che Misawa ha combattuto per denaro, scatenando il loro risentimento per la sconfitta.

Era un loro uomo quello che spiava le mosse di Misawa mentre entrava nel castello di Shigeaki.

Ad accrescere ancor più l'ira degli sconfitti arriva la notizia che Misawa sta tornando alla locanda in palanchino, concessogli dal signore Shigeaki, e con un inserviente che reca dei doni per lui e la sua signora.

Effettivamente il ritorno di Misawa alla locanda Matsuba non è in tono dimesso e non passa inosservato.

Tanto per non smentirsi assicura che se il dono di Shigeaki si rivelasse commestibile lo condividerà al più presto con tutti.

Tutti sono felici dell'insperata fortuna capitata al sorridente e gentile ronin, che ha sempre una parola gentile o un segno di attenzione per tutti .

 

 

 

 

 

Misawa è soprattutto ansioso di ritrovarsi a tu per tu con Tayo e farla partecipe dellla svolta positiva che improvvisamente ed inaspettatamente si è presentata loro.

Formalmente la decisione non è ancora ufficiale, e subordinata alla dimostrazione contro i campioni del feudo, ma la decisione di Shigeaki sembra irrevocabile, e l'apprezzamento delle doti della spada di Misawa lo conferma.

Tayo tace, fissando a lungo i doni di Shigeaki.

Sembra non condividere l'entusiasmo del marito. Se sia solo il timore di una disillusione o anche un presentimento, è impossibile dirlo.