La condanna di Asano oltre che praticamente immediata era stata messa in esecuzione il giorno stesso.
La casata di Asano era entrata in possesso del dominio di Ako nel 1648 con Asano Naganao, che vi costruì il castello (nella foto) demolendo per ordine dello shogun quello precedente. Venne privata del dominio nel 1701 nei giorni successivi alla morte di Asano Naganori.
La sentenza a carico dei 47 ronin venne invece attesa per qualche tempo.
Nessun possibile dubbio poteva sorgere sulla loro inevitabile condanna a morte, ma il problema più rilevante era se dovessero essere giustiziati come comuni criminali o se venisse loro concesso di compiere seppuku, ottenendo così una morte onorevole.
Numerose mozioni a sostegno della loro causa arrivarono al governo dello shogun Tsunayoshi Tokugawa, seguendo vie più o meno ufficiali. Lo shogun decise infine di concedere loro il seppuku.
Venne inoltre concessa la grazia ad uno di loro, perché la memoria di quanto successo non andasse perduta.
Le opinioni su chi dovesse essere il prescelto variavano: ci furono esortazioni a graziare i più giovani come Yoshikane Oishi od i più anziani come Horibe Yasuhei.
Sembra accertato però che il prescelto fu l'ashigaru (samurai di basso rango, destinato a combattere nelle file della fanteria) Kichiemon Terasaka.
Forse immediatamente prima dell'attacco, forse dopo la cerimonia a Sengakuji come fa sospettare la stampa - che comunque non costituisce prova - aveva ricevuto l'ordine di recarsi quanto più rapidamente possibile nel feudo di Ako per dare la notizia che vendetta era compiuta.
Terasaka visse fino all'età di 78 anni, 83 secondo altri, e chiese che dopo la morte le sue ceneri raggiungessero quelle dei compagni.
Gli altri ronin compirono seppuku nel 16. anno Genroku (1703), nel quarto giorno del secondo mese. Corrisponde nel nostro calendario al 20 marzo.
La moglie di Onodera Junai Hidetomo volle raggiungere lo sposo nella morte compiendo jigai, il suicidio rituale riservato alle donne samurai.
Le donne utilizzavano il kwaiken, il corto pugnale a loro riservato, per tagliarsi la gola. Le gambe venivano legate per evitare di assumere posizioni scomposte nell'agonia.
Inevitabile ricordare che questo era l'uso anche presso i romani: Giulio Cesare quando comprese di non poter sfuggire ai pugnali dei congiurati si preoccupò soprattutto di non cadere scompostamente, coprendosi con la toga.
Nel suo poema di addio Onodera Junai, che aveva 61 anni ma fu uno dei più valorosi, uccidendo 2 nemici, scrisse:
Diventando vecchio si attende con ansia il giorno della fioritura;
Com'e' difficile essere testimoni dell'anno che finisce.
Il sacrificio dei ronin, oltre a ristabilire l'onore del feudo di Ako, ebbe anche non trascurabili effetti pratici.
Molti dei samurai allo sbando trovarono un nuovo impiego presso altri feudatari, dal momento che l'onta che era ricaduta sul nome degli Asano e di quanti li avevano serviti era stata lavata.
Trascorso un ragionevole lasso di tempo lo shogun stabilì infine di riassegnare il feudo a Nagahiro Asano, fratello minore del tragico protagonista della vicenda, sia pure limitandone notevolmente il territorio per non ledere i diritti acquisiti nel frattempo da coloro cui era stato assegnato.
Come il lettore già sa la prima rappresentazione del Chushingura risale al 1748 e riscosse immediatamente uno straordinario successo, ma fin dal primo momento la straordinaria storia si era diffusa in ogni ambiente ed era l'oggetto di ballate e racconti.
Oltre alle rappresentazioni teatrali bunraku e kabuki sono numerosi come abbiamo detto anche i film che trattano di questa leggendaria saga. Abbiamo recensito Akojo Danzetsu (La caduta del castello di Ako) di Kiji Fukasaku, in chiave avventurosa, e 47 ronin di Kon Ichikawa, che tenta una ricostruzione più realistica, approfondendo gli aspetti psicologici della contesa e rinunciando ad attribuire torti e ragioni.