Algernon. B. Mitford
Racconti dell'antico Giappone
Luni, 2006

 

L'editore italiano ha preferito citare per esteso il nome dell'autore, Algernon B. Mitford, maggiormente conosciuto con l'appellativo nobiliare con cui semplicemente firmò la prima edizione del suo libro, apparsa nel 1871: Lord Redesdale, Tales of old Japan. Un libro che da allora, e sono passati quasi 140 anni, non ha cessato di destare interesse nei cultori della tradizione giapponese e non ha perso di attualità e di validità. Dovremo però assolutamente parlare di un'altra variazione rispetto all'edizione originale, sicuramente necessaria, sicuramente generalizzata, ma non per questo meno dolorosa.

 

La recente edizione della Luni colma una lacuna colpevole ed imperdonabile del mondo editoriale italiano, ove non era prima disponibile alcuna versione di un'opera fondamentale per la comprensione della tradizione giapponese. Redesdale, secondo segretario della legazione d'Inghilterra in Giappone negli anni cruciali della cruenta "apertura" alla civiltà occidentale e del ritorno dal potere shogunale a quello imperiale, fu testimone diretto e soprattutto lucido ed al tempo stesso appassionato e rispettoso di avvenimenti non più ripetibili. Va anche aggiunto che una rilettura dei pionieri dell'800, si tratti di esplorazioni nella cultura orientale come per Mitford o Hearn o nella cultura classica come ad esempio il nostro Rodolfo Lanciani - che pure scriveva in inglese forse conscio di non trovare in Italia un pubblico attento e preparato - ci lascia nella convinzione che nonostante gli indubitabili enormi progressi collettivi dell'ultimo secolo qualcosa si sia perso a livello di capacità personali: non abbiamo alcuna memoria di scrittori moderni che riescano a creare e mantenere un equilibrio altrettanto riuscito tra analisi scientifica, sensibilità culturale e capacità letteraria.

E qui segnaliamo un'altra perdita portataci come dono dal "progresso" e meglio di ogni lungo discorso ci aiuteranno le immagini. L'edizione in inglese dei Tales of old Japan pubblicata nel 1928 a Londra è un libro che seduce non solo alla lettura ma anche al contatto. Si tratta di una edizione tascabile nel vero senso del termine, che può essere fedele compagna di viaggi ma anche alloggiare comodamente nella tasca della giacca o nella borsetta di una signora. Eppure non si tratta di un libro dozzinale: le 300 pagine circa occupano come spessore poco più della metà delle 400 pagine della edizione Luni, lasciano al tatto una gradevole sensazione, quella di un'opera cui avvicinarsi con una carezza, senza brutali manipolazioni. Un oggetto raffinato eppure robusto, che sarà al nostro fianco per molti anni, mostrando la sua età solo attraverso qualche ruga di espressione.

Sia ben chiaro che non esistono scelte alternative: abbiamo già chiesto al titolare di una casa editrice se non sia possibile ritornare a questo tipo di edizioni, ma la risposta è stata onestamente negativa: non è possibile pubblicare a prezzi compatibili con il mercato libri allestiti "all'antica". Ne prendiamo atto, ma il rammarico non è per questo minore.

Ma è il momento di iniziare a spiegare come mai questo libro è prezioso, come mai non può essere ignorato e deve essere non solo presente nella biblioteca di ogni persona interessata alla cultura giapponese, ma debba anche essere strumento di frequente e proficua consultazione. Discendono infatti da esso molti dei racconti giapponesi che abbiamo imparato a conoscere da fonti successive, che da qui li hanno ripresi ma non senza maggiori o minori alterazioni. In questo libro per la prima volta e - lo dobbiamo ripetere - con sensibilità e profondità non più riscontrate in seguito da parte di altri autori che pure hanno avuto il loro successo, viene edotto il pubblico occidentale della storia tragica e grande dei 47 fedeli ronin, delle ingenue ma poetiche e commoventi leggende del popolo giapponese, delle sue superstizioni e delle sue credenze profonde.

Detto infine che Mitford scelse di far illustrare la sua opera da un artista giapponese - Odake -  i cui disegni furono incisi a Edo, e che le appendici riguardanti alcuni aspetti cerimoniali della vita giapponese classica, dal matrimonio al seppuku, rivestono altrettanto interesse che il corpo vero e proprio, lasciamo a lui la parola: un estratto dalla sua introduzione alla storia dei 47 ronin rende bene il senso che intese dare al libro.

I libri che sono stati scritti recentemente sul Giappone sono tratti dalle cronache ufficiali, oppure riferiscono le impressioni superficiali dei viaggiatori di passaggio. Della vita interiore dei Giapponesi, il mondo conosce ben poco: i loro modi di pensare, gli impulsi segreti che li muovono - queste cose sono altrettanti misteri.

 

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Mi è parso che non si potesse trovare modo migliore per conservare il ricordo di una cultura singolare, che sta andando rapidamente perduta, se non tradurre alcune delle leggende e delle storie nazionali più interessanti, insieme ad altri esempi di scritti sullo stesso argomento. Saranno i Giapponesi a parlare, limitandosi il traduttore ad aggiungere quà e là poche parole introduttive o conclusive a un capitolo, quando sente la necessità di spiegazioni o ampliamenti.

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Il signore feudale ed il suo sottoposto, il guerriero e il sacerdote, l'umile artigiano e il disprezzato Eta, o reietto, di volta in volta diventano i protagonisti della mia riserva di storie; ed è dalla bocca di questi personaggi che spero emerga un quadro relativamente completo della società giapponese.