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La fama di Ligustro si diffonde per vie anchesse misteriose, superando ogni obiezione dovuta alla sua scelta di entrare, da autodidatta e già in età troppo avanzata per affrontare il mistero dell'arte, in un mondo in cui non solo era possibile essere ammessi solamente dopo un lungo tirocinio in età precoce.

E, per giunta, senza alcuna possibilità di un contatto diretto con le scuole che maggiormente lo attraevano: lontane nel tempo, lontane nel mondo, lontane nella lingua stessa.

 

 

 

 

 

 

 

Eppure questo dice di lui Kazuhiko Fukuda, solamente uno dei tanti studiosi di fama mondiale che si sono confrontati col "caso Ligustro", descrivendo il suo primo incontro col mistero:

In un giorno di giugno del 1991, quasi aprissi un piccolo, misterioso recipiente in bambù, schiudevo l'uscio dell'atelier di Ligustro.

L'odore dell'inchiostro di stampa e dell'acqua salsa aleggiava nello studio e la chiara luce solare dell'Europa meridionale si riversò all'interno; dapprima non scorsi nulla, ma nell'aria cantavano, danzavano innumervoli i colori di xilografie intrise di abbacinanti ori, argenti, rossi, azzurri, verdi.

Nelle xilografie di Ligustro non vi è la poetica amante delle tinte sobrie e del senso della natura alla maniera nipponica.

I colori sono oltremodo limpidi, vivaci, brillanti: una vera sarabanda cromatica di luce e colore mediterranei.

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Le goffrature in rilievo, le sfoglie d'oro e d'argento non hanno i toni delle "stampe-broccato"
[nishiki-e]; hanno la beltà degli arazzi alla Gobelin, densi e sontuosi.

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Le stampe di Ligustro sono un mondo poetico dove la Musa suona l'arpa. Osservatene la grazia immediata, non sarò il solo che si inebri di questa pura bellezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fedele all'insegnamento del suo maestro ideale, Hokusai, Ligustro non è mai pago, mai cessa di esplorare nuovi mezzi espressivi. La sua vita precedente, legata alla chimica, gli è di aiuto: è in grado di penetrare con metodo scientifico nella vera natura dei compatti legni, dei preziosi pigmenti, delle rare carte che si renderanno di volta in volta necessarie a fissare per sempre i suoi sogni.

La sorte, o il destino, o una necessità superiore, gli vengono spesso in aiuto. Quando viene chiesta la sua collaborazione per comprendere la natura di alcune giacenze di un porto ligure, di cui si ignora ormai anche la provenienza, il mittente ed il destinario, scopre che si tratta di raro e prezioso materiale che gli sarà utilissimo per le sue opere, e riesce ad ottenerne l'affidamento.

E' in condizioni di riprodurre con fedeltà le tematiche e le tecniche dei grandi maestri giapponesi del passato, pur preferendo più spesso riprodurre i colori e le tematiche della nostra terra ed introdurre teniche innovative.

Ma sotto un aspetto molto importante egli è unico, probabilmente irripetibile.

Le stampe giapponesi venivano e vengono tuttora prodotte mediante una catena di collaborazione artistica molto complessa, in cui entrano in gioco diverse competenze.

Essenziale naturalmente l'opera dell'artista, ma molto importanti anche gli apporti dell'incisore delle tavole di legno che serviranno per il tiraggio delle copie, cui solo la mano di uno stampatore di qualità adeguata può rendere giustizia.

Accenniamo solo alla presenza di altre professionalità, per la selezione, scelta e preparazione dei colori, della carta e così via. Infine, forse non abbastanza sottolineata nelle molte opere che trattano dell'ukiyo-e e del nishiki-e, è irrinunciabile l'opera di altri artisti che scrivano o selezionino i poemi che accompagnano le stampe.

 

Ligustro ha rinunciato a tutto questo.

Ha conquistato in cambio una libertà assoluta di espressione, ma a prezzo di un impegno e di una mole di lavoro che definiremmo temerari.

Egli prepara personalmente le matrici in legno. Libero dalle severe leggi suntuarie dell'epoca Edo che limitavano l'uso dei colori - arrivati ed in rari casi a toccare la ventina - ad ogni stampa applica anche centinaia di colori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naturalmente ogni ulteriore passaggio di color necessita non solo di una differente matrice in legno ma anche di una nuova fase di stampa.

Lo abbiamo già detto: anche qui Ligustro è da solo.

Vuole e deve essere da solo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I supporti vengono accuratamenti selezionati, e non ci sono forse due esemplari tirati sulla stesso tipo di carta.

Alcuni dei pigmenti introdotti da Ligustro, oltre ad avere una intrinseca ed unica luminosità, hanno un sontuoso stupefacente effetto tridimensionale, mentre altrove richiamano certe stampe essenziali e quasi disadorne di Utamaro.

Dopo un processo di preparazione così lungo, così impegnativo e così concentrato unicamente a carico dell'artista, verrebbe da pensare che di ogni opera vengano tirati numerosi esemplari.

Nulla di tutto questo: la tiratura è limitata spesso ad una manciata di esemplari.

Sia perché anche la stampa è impegnativa, richiedendo assoluta precisione e grande sensibilità, e non ci si può assolutamente considerare arrivati in porto quando cominciano ad uscire le prime opere finite.

Sia perché Ligustro è interessato solamente a comporre. Non a ricavare dal suo lavoro quante più copie possibili, per fini più o meno commerciali. Ogni nuova copia in più sarebbe tempo sottratto al suo processo creativo.

Un processo che, alle soglie dei novanta anni, non cessa di progredire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lungo un cammino lontano da ogni altro cammino precedente.

Eppure - con la massima fedeltà ed ogni possibile scrupolo - lungo il solco di una splendida tradizione artistica, proveniente da un mondo che sembra a noi così lontano, ma che Ligustro ci fa in ogni sua opera toccare con mano o vedere come mai avevamo visto prima.