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Si è detto che Hiroshige fu spinto a darsi alla carriera artistica soprattutto da due motivi: il primo sarebbe stato il desiderio di emulazione nei confronti di Hokusai, di cui aveva studiato alcune opere.

E' plausibile: per quanto Hokusai sia divenuto celebre solamente dopo il 1830, epoca in cui Hiroshige si era dedicato all'arte già da due decenni ed era conosciuto a sua volta, Hiroshige può essere tuttavia venuto a contatto con la sua produzione in epoca anteriore. Il secondo motivo, la ricerca di mezzi di sostentamento migliori, è meno plausibile.

E' forse vero il contrario, dato che Hiroshige fu costretto a mantenere il secondo lavoro nella brigata del fuoco per almeno un decennio probabilmente per guadagnarsi l'esistenza nonostante le scarse entrate che gli arrivavano dalla produzione artistica. E non sembra verosimile un artista destinato ad arrivare alle somme vette si sia voluto applicare solamente per necessità economiche.

Comunque sia, dopo un decennio che sembra sia stato dedicato allo studio dei maggiori paesaggisti giapponesi come Ooka Umpô e gli artisti della scuola di Shijô, delegò provvisoriamente il suo impiego pubblico al nipote, riservandosi di lasciarlo in seguito al figlio, e si dedicò a tempo pieno alla pittura.

A partire dal 1830 non solo il successo ma anche l'influenza di Hiroshige furono enormi, ed anche sulla cultura occidentale seppure dopo la sua morte. Fu uno degli artisti più studiati sotto l'onda del fenomeno culturale esploso nella seconda metà dell'800 e conosciuto col nome di giapponismo.

 

 

 

 

 

Qui vediamo una sua opera rielaborata e riproposta nell'autunno 1887, col titolo Le prunier en fleurs, da Vincent van Gogh. Assieme al fratello Theo infatti, Van Gogh , che era di professione mercante d'arte e consulente artistico, collezionava stampe giapponesi ed arrivò ad organizzare alcune esposizioni durante il cosidetto "periodo parigino" della sua breve vita.

Nell'opera conosciuta come "ritratto di Agostina Segatori", che era la proprietaria del bistrot dove venne organizzata una di queste esposizioni, troviamo infatti sullo sfondo una stampa giapponese o di ispirazione giapponese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Possiamo qui confrontare direttamente due opere dei due grandi artisti. La stampa originale venne pubblicata tra il 1856 ed il 1859 dalla Uoya Eikichi e venne in seguito riproposta più volte, con leggere varanti nelle tonalità dei colori ed in alcuni particolari dello sfondo.

Il titolo dell'opera, firmata Hiroshige ga, è contenuto nel riquadro azzurro in alto: Ohashi Atake no yutachi (pioggia improvvisa sul grande ponte di Atake). Fa parte di una delle più celebri serie di Hiroshige, Meisho Edo Hyakkei (Le 100 vedute celebri di Edo).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La versione di Van Gogh risale all'estate del 1887 e si intitola Ponte sotto la pioggia (da Hiroshige).

Ovviamente si differenzia dall'originale, oltre che per le modifiche richieste dall'estro e dalla personalità dell'artista, per la differente tecnica di realizzazione: Van Gogh dipinse la sua opera su tela, utilizzando colori ad olio.

La presenza delle barche sullo sfondo rende possibile identificare con una certa approssimazione la fonte cui ha attinto van Gogh: una delle ultime edizioni della stampa di Hiroshige.