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Mon potrebbe essere tradotto con emblema, stemma, blasone: è insomma il simbolo della casata cui appartiene il samurai. Gli stemmi occidentali possono essere abbastanza complessi e la scienza che se ne occupa, l'araldica, è ardua: richiede la conoscenza profonda di un linguaggio specifico che sfugge ai profani. Per nostra fortuna i mon giapponesi sono abbastanza semplici, sobri. Ma è ora di vederli.  Il nostro sito è curato da praticanti ed insegnanti che aderiscono all'Aikikai d'Italia, organizzazione riconosciuta dalle autorità italiane con il nome per esteso di Associazione di Cultura Tradizionale Giapponese. E anche l'Aikikai d'Italia, nel solco della tradizione giapponese, ha il suo mon; eccolo:

Questo simbolo, che ho avuto l'onore di disegnare, non nasce comunque dal nulla. Non sarebbe stato nemmeno logico: l'Aikikai d'Italia si ricollega, attraverso lo Zaidan Hojin Aikikai, associazione "madre" fondata nel 1942 da Ueshiba Morihei a Tokyo (e riconosciuta a sua volta dal governo giapponese) alla tradizione nipponica. Al simbolo, o mon, dell'Aikikai so honbu come anche viene definita mi sono ovviamente collegato per quello italiano. Devo dire che sospetto di avere lanciato una moda: diverse altre associazioni nazionali aderenti alla casa madre hanno seguito l'esempio. Da una parte fa piacere, dall'altro sento il dovere di mettervi in guardia: lo sapete che sono un pessimo soggetto, se prendermi come esempio diventasse davvero una moda...  ma torniamo al nostro mon:

La International Aikido Federation ha adottato un mon praticamente identico a quello dell'Aikikai so Honbu, colore a parte: nell'originale i petali sono decisamente più chiari, azzurri e non blu, tendenti quasi al celeste. Molti yudansha potranno controllare all'interno del koshi ita della loro hakama ( se non sanno cosa è il koshi ita o addirittura l'hakama possono consultare il glossario dell'aikido alle lettere K ed H. Infatti i migliori fabbricanti di indumenti ed attrezzature per aikido hanno ricevuto dall'Honbu Dojo l'autorizzazione ad utilizzare il mon ufficiale nei loro prodotti.

Avrete immediatamente notato che ho parlato di petali: il mon rappresenta infatti un fiore di sakura ossia ciliegio. Un albero che produce fiori semplici ma che riuniti assieme ricoprono di bianche splendide cortine giardini e boschi: nell'epoca della fioritura l'intero popolo giapponese si arresta ed accorre ad ammirare lo spettacolo dei sakura in fiore. Ma dopo aver rappresentato in modo indimenticabile lo splendore e la forza della natura, dopo aver fatto il proprio dovere, il fiore cade, senza rimpianti. Niente paura, al tempo giusto ci saranno altri fiori e l'albero, o l'intero giardino, risplenderà di nuovo. E' Il fiore che rappresenta meglio di ogni altra cosa lo spirito del Giappone e del samurai, come dice il noto proverbio che ci ricorda gli ideali tradizionali del popolo giapponese:

Hana wa sakuragi,
Hito wa bushi

ossia, tradotto liberamente:

Tra i fiori il ciliegio,
Tra gli uomini il cavaliere

Mi perdonerete se ho usato il termine cavaliere, ma mi sembra quello più adatto a racchiudere il significato di bushi; normalmente si usa tradurre questo detto utilizzando la parola samurai, ma come avete visto nell'originale non c'è.

Quindi anche il mon dell'Aikikai so Honbu si è ispirato a qualcosa di precedente; e precisamente ad un antico mon, utilizzato da molte e nobili famiglie; ed il mon del Dojo Musubi? Naturalmente anche questo ha voluto ispirarsi al fiore di sakura, ma ho voluto trasformarlo in qualcosa di altrettanto simbolico, legato alla cultura giapponese e a quella samurai in particolare.

Ed esattamente una tsuba, ossia la guardia di una katana, la spada giapponese (nihonto) che tanto ha fatto parlare di se attraverso i secoli, come potete leggere in un'altra sezione di questo sito.

E detto dei mon legati ad organizzazioni ed enti immateriali, passiamo finalmente a quelli legati alle persone.


 

In questo ritratto ufficiale del grande maestro Ueshiba Morihei, fondatore dell'aikido, eseguito intorno al 1960 e proveniente dal libro fotografico celebrativo del centenario della sua nascita, pubblicato dall'Honbu Dojo nel 1983, possiamo vedere l'utilizzo più immediato del mon di famiglia.Lo troviamo riportato sopra l'aori, una sopravveste che veniva indossata dai samurai sopra gli abiti. Il mon viene applicato ai lati del bavero e sulle maniche.

Bisogna aggiungere che molti anni fa, quando l'aikido era ancora in fase pionieristica, diversi insegnanti italiani di non poche arti marziali avevano preso l'abitudine di presentarsi alle dimostrazioni in pubblico o addirittura alle lezioni in alta tenuta, con l'aori e - ovviamente - muniti di mon.

Certamente, l'abito tradizionale giapponese viene utilizzato ancora oggigiorno in occasioni speciali o da parte di persone di rango. Viene tuttavia considerato un abito da indossare con la dovuta cautela ed una certa parsimonia.

A detta del maestro Hosokawa, che trovava tutta la faccenda molto divertente, l'uso indiscriminato dell'aori e del mon da parte degli occidentali ha tra i giapponesi lo stesso effetto che potrebbe avere tra di noi quello di un signore giapponese che si presentasse ad una cena informale tra amici in pizzeria munito di abito a code, cappello a cilindro, bastone col manico d'avorio e mantello alla Mandrake. Ossia l'effetto di rendere immediatamente e irrimediabilmente stravagante e fuori luogo la persona abbigliata in quel modo.

 

 

Ci portiamo ora, col dovuto rispetto, alle spalle di o sensei ed osserviamo quest'altra immagine. Proviene dalla stessa fonte ma questa volta è una foto, scattata nel 1967 per preparare una pubblicazione dedicata al Maestro il cui titolo suonava come "Tecniche trascendenti".

CI rendiamo ora conto che un altro mon è riportato abitualmente dietro l'aori, un poco sotto il colletto. E' importante, da un punto di vista pratico: rendeva distinguibile il lignaggio della persona anche vedendolo passare da dietro. Ma lo è anche per conoscere il remoto retroscena di una tecnica di aikido.

In quel punto, per concretizzare con un atto materiale la propria vittoria, sfregiando il mon del nemico vinto, veniva dato il colpo di grazia al samurai sconfitto in duello od in combattimento.

Un "ricordo" di questa tecnica di combattimento è all'origine della tecnica di aikido chiamata ushirokiriotoshi, croce (molta) e delizia (poca) di chi si prepara per l'esame di 1° kyu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella foto in basso, pubblicata su Aikido anno XII, Novembre 1983 (il primo numero di Aikido, la rivista dell'Aikikai d'Italia, che il destino mi chiamò a curare) vediamo appunto il maestro Hiroshi Tada nell'esecuzione di un ushiro kiri otoshi: taglio da dietro con rovesciamento, ossia con sollevamento per aria delle gambe dell'uke mentra il capo cade al suolo.

Naturalmente se si enfatizza il "taglio" che qui il maestro esegue sul viso quindi tagliando con movimento a tirare. Per dare invece il colpo di grazia definitivo sul punto in cui è collocato il mon si eseguirebbe con l'altra mano un movimento di penetrazione a spingere con il tanto (pugnale).

La foto ne accompagna altre che riconosco come mie, scattate nel 1982 al raduno estivo di Coverciano (ho memoria, appunto, fotografica).

Ma questa non è mia, non appartiene a quella sequenza e ne ignoro la provenienza, si trovava in archivio e senza alcuna indicazione. Presumibilmente fu scattata dal compianto Giovanni Granone negli anni 70: una foto bella e fortunata, perché fotografare l'aikido non è facile e un pizzico di fortuna aiuta, ma anche scattata con presenza di spirito (il ki, sempre lui...), senso della distanza e della posizione, scelta di tempo impeccabile.

Abbiamo detto che l'aori con il mon di famiglia non è cosa da tutti: Ueshiba Morihei lo portava spesso, ma ricordiamoci che si trattava di una persona per molti versi di altri tempi. Nacque nel dicembre del 1883 in un piccolo villaggio di pescatori dove a malapena si sapeva che il "mondo" del samurai stava cambiando per l'arrivo degli stranieri e del 'progresso' e che in breve sarebbe addirittura scomparso, lasciando per nostra fortuna numerose e tangibili tracce ed una cospicua eredità, che comprende l'aikido, che abbiamo il dovere di tramandare a chi verrà dopo di noi.

Tokyo, Budokan Hall, Kagami Biragi 1994: il maestro Tada riceve l'onoreficenza del Budo korosho

Oggigiorno l'aori è un indumento soprattutto da cerimonia, si indossa ad esempio durante i matrimoni e le cerimonie ufficiali. Ma non basta l'occasione per avere un mon: occorre discendere da un lignaggio i cui membri fossero autorizzati all'utilizzo del blasone familiare.In occasione della consegna del Budo korosho, una importante onoreficenza riservata a chi si è particolarmente distinto nel mondo delle arti marziali, ecco il maestro Hiroshi Tada, anche per il resto debitamente abbigliato per l'occasione, indossare l'aori con il suo mon.

La foto proviene da Aikido, anno XXIV, aprile 1994. ed è stata scattata da Giovanni Capannelli, autore dell'articolo. All'epoca risiedeva a Tokyo ove praticava presso il Dojo Gessoji del maestro Tada, ed era il suo traduttore di fiducia.

Non ho avuto modo di identificare questo mon, la risoluzione della foto non è sufficiente, ma non mi sono arreso.

 

 

 

 

 

Le pubblicazioni specializzate, che hanno una certa diffusione perché i mon si prestano molto ad elaborazioni grafiche e sono comunque molto belli da vedere, li suddividono per tipologia e non per il nome delle famiglie: sarebbe troppo complicato, molti stemmi erano utilizzati da più rami o più famiglie. Per rintracciare l'origine di un mon quindi bisogna aver bene compreso di quali elementi è composto e ricercarlo nella giusta categoria. Nonostante tutto qualcosa ho trovato, però questo kamon (anche questo termine viene utilizzato), per quanto attribuito alla famiglia Tada, non sembra corrispondere con quanto intuibile dalla foto precedente.
 
 
Per fortuna è arrivato in soccorso nientepopodimeno che il maestro stesso, spiegando durante una lezione che il mon della sua famiglia rappresenta la luna e un fiore di loto. Non è detto che sia esattamente questo, ma sicuramente non è molto differente.
 
 
 
 
 

Non ho avuto invece particolari problemi ad identificare il mon del maestro Hosokawa, il suo significato e le sue origini: mi ha detto tutto lui...  Rappresenta il sole con gli 8 pianeti e visto che le origini certe della famiglia Hosokawa risalgono all'VIII secolo circa della nostra era questo dimostra anche l'avanzamento della scienza astronomica nel Giappone protostorico. I pianeti più esterni sono stati scoperti in occidente solo in epoca recente, prima in seguito a calcoli matematici per identificare le origini delle perturbarzioni nelle orbite dei pianeti interni, e solo dopo avvistati al telescopio. Come è noto il nono pianeta, Plutone, è stato scoperto da Tombaugh solo in epoca relativamente recente.

 

Per la verità il maestro ci ha sempre scherzato sopra, sostenendo che era il mon della Sip (ora Telecom , ma i giovani non capiranno: abituati alla tastiera numerica non ricordano o nemmeno hanno mai visto il disco numeratore dei vecchi telefoni).

E notoriamente non ama nemmeno la luce dei riflettori, quindi è particolarmente arduo avvistarlo con l'aori ed il mon degli Hosokawa.

 

 

Ma ci vengono in aiuto tanti piccoli oggetti della vita "quotidiana" del samurai., che potremmo più verosimilmente immaginare indossati dal maestro. Ecco ad esempio un'altra tsuba (guardia) di spada, decorata col motivo del suo mon.

E ora che lo conosciamo, cercandolo con attenzione, potremmo trovare questo mon un po' dappertutto. In circa 1200 anni la famiglia Hosokawa ha fatto molto parlare di se, basti pensare che il più famoso samurai di tutti i tempi, Miyamoto Musashi, era al servizio del ramo di Honshu degli Hosokawa (il maestro proviene invece da Shikoku), e venne adottato anche da altre famiglie.

 

 

 

 

Passiamo al maestro Fujimoto: per la verità non sono sicuro che quello che vedete sia il suo mon di famgilia, anche perchè l'albero genealogico del maestro è un po' complesso.

Di sicuro è il mon che ha scelto per la sua scuola, e altrettanto di sicuro è un mon di antiche origini.

 

 

 

Qui potete potete vedere l'originale, tratto dal solito manuale di araldica giapponese. Prometto che gli chiederò informazioni ad una delle prossime occasioni (lo rivedrò: il maestro ci ha lasciato nel febbraio 2012, ma saprò ritrovarlo).

Sempre naturalmente se non troveremo argomenti più urgenti ed appassionanti, e nella cultura giapponese ve ne sono tanti.

 

 

Naturalmente anche il maestro Takeda Sokaku che trasmise a Morihei Ueshiba il daito ryu aikijujutsu, l'arte che ha dato i natali all'aikido, era di famiglia samurai, discendente dal ramo dei Minamoto, famiglia che per secoli ha avuto il dominio sull'intero Giappone, residente nel feudo di Aizu. Il suo mon di famiglia, che ora è anche l'emblema della scuola, che spesso è anche definita semplicemente Takeda ryu, è lo yotsume:  il simbolo dei "quattro occhi".

 

 

Ma non dimentichiamoci di o sensei, la persona che ci ha dato l'immenso dono dell'aikido; abbiamo già intravisto il suo mon, vediamolo ora nel dettaglio e apprendiamone il significato: si chiama in gergo araldico takaha (piume di falco).

E per oggi credo proprio che sia tutto.

 

 

I mon antichi provengono da

Japanese design Motifs, 4260 illustration of japanese crests
compiled by the Matsuya Piece Goods Store
Dover Publications, New York, 1972
ISBN 0-486-22874-6