Morihei Ueshiba: Budo
Gli insegnamenti del fondatore dell'Aikido

Edizioni Mediterranee, pp. 134
ISBN 88-272-1001-6

 

Uscito nel 1938 circa questo libro è stato tradotto in inglese da Kodansha nel 1991 e alcuni anni dopo è arrivata finalmente l'edizione italiana, cui hanno collaborato F. Martuti, V. Cimino e R. Tamburelli e condotta sull'edizione inglese di John Stevens  E' l'unica pubblicazione tecnica opera del fondatore dell'aikido, ma sarà bene avvertire immediatamente il lettore delle circostanze in cui venne redatta.

Nel 1938 l'arte dell'aikido era ancora nella sua fase embrionale. Per quanto il suo futuro cammino dovesse essere già ben chiaro nella mente di Ueshiba e il filmato dell'Asahi Shinbun del 1936 mostri una tecnica assolutamente matura, potremmo addirittura dire moderna, ancora rimaneva molto da fare per la creazione di un metodo didattico che permettesse all'aikido di essere trasmesso senza fraintendimenti ed infedeltà. Il nome stesso di aikido era ancora di là da venire: l'insegnamento di Ueshiba venne a lungo definito semplicemente Ueshiba ryu mentre nel 1938 si parlava invece di kobudo ed il dojo di Tokyo ove insegnava il fondatore era conosciuto come Kobukan. E' stato detto che traspare dall'assieme delle tecniche mostrate in questo libro il momento di transizione dal daito ryu - disciplina da cui proveniva il fondatore - all'aikido vero e proprio, ma non è stato considerato appunto lo storico filmato del 1936 in cui possiamo constatare come questo momento fosse già stato superato.

Non abbiamo informazioni sulle circostanze in cui venne realizzata due anni più tardi questa documentazione fotografica in cui vediamo all'opera Morihei Ueshiba ed il suo uke Shigemi Yonekawa né su chi abbia operato la selezione delle tecniche da mostrare, se il maestro in persona o altri, magari tenendo conto delle limitate possibilità delle macchine fotografiche dell'epoca che imponevano la scelta di sole tecniche di immobilizzazione a discapito di quelle di proiezione. Dobbiamo astenerci da giudizi definitivi e considerare plausibile che il numero ridotto delle tecniche illustrate e la loro incompleta documentazione non derivino da una scelta didattica ma da mere difficoltà pratiche. E' certo tuttavia che Ueshiba prese visione del materiale, probabilmente lo selezionò, infine lo approvò e vi scrisse un adeguato commento. E' quindi sicuramente un documento importante che testimonia dei metodi di allenamento di base che il fondatore ha vagliato e approvato, al punto di accettare di apparirvi in prima persona e di commentare quanto vi veniva mostrato.

Il libro inizia con una biografia del maestro Morihei Ueshiba, nato come è noto a molti a Tanabe tra il novembre e il dicembre 1883, in un momento di passaggio tra il vecchio calendario di origine cinese e quello occidentale che causa incertezza nelle date. Si accetta però generalmente la data del 14 dicembre 1883 e questa viene riportata l'introduzione, opera del secondo doshu Kisshomaru Ueshiba.

Terminata questa biografia, che rifugge dal sensazionalismo che troviamo in altre pubblicazioni, il testo italiano riprende poi fedelmente la struttura dello scritto elaborato del maestro: Stevens fa infatti presente di avere operato solamente le correzioni necessarie ove riscontrava degli errori materiali ma sembra probabile che abbia anche adeguato parte della terminologia per adottare talvolta termini tecnici più utilizzati al giorno d'oggi. Una breve introduzione, divisa in due sezioni, Insegnare la via e Metodi, e poi immediatamente ci troviamo confrontati con il Poema sulla Via. Come lo possiamo descrivere? E' preferibile astenersi dal tentarne una riduzione: è meglio che ognuno se lo legga attentamente e ci rifletta, cercando semplicemente di metterlo in pratica, rinunciando per il momento a farsene un'opinione a priori. E' il compendio del programma di vita del praticante di aikido. Niente di più, niente di meno.

Al termine di questo importante preambolo una sezione intitolata L'essenza della tecnica introduce finalmente diversi argomenti di natura prettamente pratica. Morihei Ueshiba divide questo suo testo in sei parti:

I principi dell'allenamento mentale e fisico,

Metodi di allenamento,

Allenamento di shomen,

Allenamento di yokomen,

Tecniche con le mani,

L'allenamento per le tecniche in ushirowaza.

Dopo averne anticipato le linee guide di queste sei sezioni in brevi esposizioni testuali, Inizia la parte tecnica vera e propria con cui vengono presentate le riprese fotografiche delle tecniche ed appare il relativo commento.  Occorre ricordare al proposito che nonostante questa opera sia stata diffusa per lungo tempo solo in un circolo di persone ristretto e selezionato, le spiegazioni sono volutamente sommarie e lacunose, e continui i richiami alla necessità di praticare intensamente sotto la guida di persone esperte, rinunciando alla chimera di apprendere l'arte da un libro. Tantevvero che Budo è rimasta la sola opera dedicata dal Maestro agli aspetti pratici dell'aikido pur con tutti i distinguo e le limitazioni di cui abbiamo già detto; i suoi altri scritti, quasi tutti trascrizioni delle sue conferenze all'Honbu Dojo avvenute nel corso di molti anni, e quindi con un filo logico non sempre facile da percorrere,  parlano infatti dell'anima dell'aikido.

Questo è il dettaglio delle tecniche rappresentate, non tutte per la verità corredate di fotografie e di spiegazioni;  per quanto già detto non sarà mai abbastanza sottolineato: queste spiegazioni tendono a sottointendere più di quanto non descrivano, e sembrano indirizzate più verso una adeguata preparazione psicologica del praticante che alla sua mera preparazione tecnica; ricordiamo che può capitare che talvolta i nomi degli ashisabaki e delle tecniche non siano quelli che siamo abituati a sentire oggigiorno.

Gyakuhanmi iriminage

Shomenuchi ikkyo
Shomenuchi iriminage
Shomenuchi kotegaeshi
Shomenuchi nikyo
Shomenuchi sankyo

Yokomenuchi iriminage
Yokomenuchi shihonage

Termina qui la parte in cui Ueshiba pone particolare enfasi sulle tecniche vere e proprie da eseguire, quella che segue è maggiormente dedicata invece alle posizioni da mantenere di fronte ad un opponente, che determinano il suo tipo di attacco. Di cui viene spiegato il senso, che è quello di lavorare su ipèotesi di difesa seguendo delle linee che siano le stesse di attacchi di maggiore pericolosità, che per evidenti ragioni non fanno parte dell'allenamento di base e forse nemmeno di quello di tutti i giorni. Si tratta in particolare di

Katatetori gyakuhamni
Ryotetori
Ushiro eritori
Ushiro ryotetori

L'ultima parte del testo di Ueshiba illustra le tecniche di spada contro spada, che utilizzano i principi di iriminage kotegaeshi ed infine quelle di difesa da attacchi armati mediante pugnale, spada o fucile con baionetta (jukendo) che verrà po in epoche successive sostituito dal jo. Chiudono le tecniche di rilassamento mentale e fisico che terminano ancora oggi quasi sempre ogni lezione di aikido, soprattutto ryotetori kokyuho e haishin undo.

Un altro poema del Maestro, intitolato I segreti del Budo, chiude l'opera.

Come si vede non è pensabile che questa possa essere nulla di più che una breve e concisa per quanto interessante introduzione ai principi dell'aikido. Questo testo, per quanto interessante e prezioso, non può essere considerato in alcun modo un vero e proprio manuale.

Una terza parte del libro qui recensito è una aggiunta, non di mano di Morihei Ueshiba, dedicata alle tecniche del Noma Dojo. Si tratta di una serie fotografica ripresa nel dojo suddetto, proprietà del presidente della Kodansha, nel 1936 e quindi due anni prima l'uscita del libro Budo. I negativi in seguito andarono perduti e sicuramente mancano alcune sequenze, così come mancano del tutto per questa parte spiegazioni o commenti da parte del maestro. Quella che ritroviamo nel libro è quindi solamente una ipotesi di ricostruzione, sia nella sequenza delle tecniche proposte sia nella loro successione logica. Per alcune tecniche è disponibile anche, per confronto, la serie realizzata al dojo di Wakayama nel 1951.

Ma non sarebbe giusto chiudere qui la recensione senza concedere al lettore perlomeno un assaggio del pensiero di Morihei Ueshiba: ascoltiamo quindi i precetti del maestro sulle Regole da seguire durante la pratica. La traduzione, basata sul testo francese, è assolutamente libera: mi spiegarono infatti una volta che le traduzioni sono come le donne: se sono belle non sono fedeli. La battuta è molto politically uncorrect, ma non si può negare che abbia, perlomeno parlando di traduzioni, un fondo di verità. E contribuisce a giustificare la notevole quanto interessante differenza che ci può essere da una interpretazione all'altra degli scritti che vanno tradotti da lingue e culture diverse. Considerazioni ancora più d'attualità quando si prendano in esame gli scritti del fondatore, che si sono dimostrati spesso difficilmente comprensibili per i suoi stessi discepoli diretti. Quelle che proponiamo di conseguenza, oltretutto traduzioni di traduzioni, sono delle mere ipotesi, per quanto maturate dopo attenta riflessione.

 

  1. Lo scopo originale del bujutsu è di uccidere il nemico con un sol colpo; essendo dunque tutte le tecniche potenzialmente mortali, rispettate le direttive dell'insegnante e non utilizzate la forza.
  2. Il bujutsu è un'arte nella quale si apprende a combattere soli contro tutto. E' dunque assolutamente necessario praticare sempre con mente e corpo vigili, pronti a ricevere gli avversari, che provengano dalle quattro o dalle otto direzioni.
  3. Praticate sempre con fuoco e con gioia.
  4. L'istruttore non può comunicare che la minima parte del sapere; solo con una pratica incessante si ottiene l'esperienza necessaria a penetrare il mistero. Lo studio non deve mai tendere all'apprendimento di un grande numero di tecniche differenti. Appropriatevi di ogni tecnica, una alla volta.
  5. Nella pratica quotidiana, iniziate con esercizi di base che fortifichino il corpo, senza eccessi. Sacrificate i primi dieci minuti al riscaldamento e non ci saranno rischi di incidenti, nemmeno per le persone anziane. Divertitevi praticando e sforzatevi di comprendere la bellezza di questo cammino.
  6. La pratica del bujutsu si realizza nutrendo lo yamato-damashi e forgiando il carattere. L'arte marziale viene trasmessa da un uomo all'altro sulla base d'una relazione individuale e non può essere rivelata indiscriminatamente a chiunque. I segreti di tale natura non possono essere deviati ed asserviti ad intenzioni malvagie.