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Hijikata ed Okita attendono sul posto, defilati per non essere osservati dai due duellanti che stanno per arrivare.

Ingannano l'attesa parlando. Okita confessa di non comprendere persone come Sozaburo o Tashiro, di essere addirittura infastidito da loro.

Nonostante abbia deciso di abbandonare ogni azione autonoma entrando nello Shinsengumi ed eseguendo senza discutere ogni ordine, ama leggere: per farsi una propria opinione e per conoscere il pensiero degli altri.

 

 

 

Una lettura che lo ha molto impressionato è il racconto di un samurai che sceglie la morte per mantenere la parola data, abbandonando il corpo ridotto in prigionia per liberare lo spirito che tornerà così dall'amico cui aveva promesso il ritorno.

Okita vede e denuncia lucidamente i difetti umani che si annidano anche tra gli angeli sterminatori dello Shinsengumi: lo stesso Hijikata non ne è immune, è geloso anche lui.

Geloso del suo rapporto privilegiato con Kondô, e non esita a mettersi di mezzo non appena intraveda un potenziale rivale.

 

 

 

Ma Okita? saprebbe lo stesso Okita mantenersi imparziale di fronte al fascino di Sozaburo?

Lui assicura di non subire quel tipo di influenze, ma Hijikata non allude solamente all'attrazione sessuale.

Non può fare a meno di immaginare se stesso costretto ad affrontare Sozaburo.

E poi Okita, dapprima nella parte del carnefice, poi in quella della vittima.

Senza che sia ben chiaro, né ad Hijikata né tantomeno allo spettatore quando sia un ruolo e quando l'altro.

 

 

 

Non c'è più tempo per i propri pensieri. Sozaburo e Tashiro sono arrivati.

Il giovane tenta di colpire a sorpresa l'altro, che riesce però ad evitare il colpo e messosi in guardia dopo aver estratto la spada gli chiede ragione di questo tradimento

Ne riceve in risposta un ambiguo sorriso, che non si saprebbe se definire angelico o diabolico, se di amore o di sfida.

Sozaburo lo accusa dell'uccisione di Yukawa e dell'agguato a Yamazaki, che hanno provocato la sua condanna a morte.

 

 

Tashiro si difende, e i suoi accenti sono quelli di chi disperatamente afferma la verità.

Non è vero, è stato lo stesso Sozaburo ad uccidere Yukawa, per liberarsi di un legame ormai inutile.

E sempre lui ad aggredire Yamazaki, lasciando sul posto il suo kozuka per fargli ricadere addosso la colpa.

 

 

 

 

 

 

Rimane poco da dire, la parola rimane alle spade.

Sozaburo continua a scontare la sua sudditanza psicologica di Tashiro, che oltre ad essergli superiore fisicamente trova ulteriori risorse nel suo carattere irriducibile.

Riesce a disarmare Sozaburo, e lo ha ormai alla sua mercé.

E' in quel momento che il ragazzo gli chiede perdono. E gli sussurra poi qualcosa che i due samurai che osservano senza essere visti non riescono a cogliere.

 

 

E' un attimo.

Mentre Tashiro esita ed allenta la pressione della spada, Sozaburo fulmineo estrae la seconda lama che porta alla cintura e lo colpisce mortalmente.

Infierirà poi sul corpo inerme, prima di dare freddamente il colpo di grazia e allontanarsi infine con indifferenza, senza degnare di un ultimo sguardo il cadavere del suo antico amante.

 

 

 

 

 

Pur senza aver potuto comprendere cosa abbia detto Sozaburo per sottrasi alla morte, sia Hijikata che Okita hanno la sensazione di avere completamente frainteso la vicenda.

Non è pensabile che Tashiro mentisse, quando pensava di essere solo a solo con Sozaburo senza nessuno che ascoltasse. La sua potrebbe essere stata la verità.

O perlomeno, una parte non rinunciabile della verità.

 

 

 

 

I due si allontanano, in silenzio.

Okita ha un ripensamento: ha dimenticato qualcosa, deve tornare indietro un attimo.

Si allontana velocemente verso la stessa direzione in cui si era diretto Sozaburo.

Hijikata Toshizō rimane solo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Di fronte a lui, emergente dalla nebbia notturna, la sagoma di un giovane ciliegio in fioritura precoce.

Come molti sanno il ciliegio - sakura -  è il simbolo dello spirito samurai: fiorisce improvvisamente, con maestosa bellezza, ma il tempo del fiore è limitato. E'  destinato a durare pochi giorni.

Così il samurai: deve essere pronto a cadere in ogni momento, senza rimpianto, lasciando solo il ricordo della sua bellezza.

Hijikita estrarrà la lama per troncare d'un sol colpo l'intero tronco.

Il ciliegio deve cadere quando il suo tempo è arrivato. Senza esitazioni, senza rimorsi, senza rimpianti.