La favola di Momotarō venne conosciuta in occidente attraverso il libro Tales of old Japan di Algernon Mitford, più noto come lord Redesdale, pubblicato nel 1871. Da allora Momotarō è rimasto forse il personaggio giapponese più popolare nel mondo, ma la favola è meno conosciuta.

Il modo migliore per accostarvisi è quello di ricorrere allo stesso Mitford. Questa traduzione si basa sulla edizione del 1928 pubblicata da Mc Millan e si prende qualche libertà, a cominciare dal titolo stesso che era nell'originale The adventures of Little Peachling. Il nome Momotarō nei circa 140 anni passati dalla prima pubblicazione è diventato universalmente conosciuto, o almeno non del tutto ignoto: conviene lasciarlo.

Momotarō venne reso da Mitfford con Little Peaching, qualcosa come Piccola Pesca, ma spiegando in nota che se momo significa pesca, tarō è il suffisso con cui anticamente terminava il nome del figlio primogenito, ad esempio Hikotarō o Tokutarō. A volte veniva come primo nome provvisorio lasciato semplicemente il suffisso: vediamo infatti in Ran di Akira Kurowawa che i tre figli di Hidetora Hichimonji vengono chiamati semplicemente Tarō (primo figlio), Jirō (secondo) e Saburō (terzo). Spesso nel Giappone tradizionale il nome che sarebbe stato usato da adulto veniva scelto solo al momento opportuno. Se comunque dovessimo azzardare una traduzione in italiano di Momotarō proporremmo Pescolino.

Le illustrazioni sono quelle originali di Tales of old Japan, che Mitford fece eseguire espressamente, come ricorda nel fontespizio: "With illustrations drawn and cut on wood by japanese artists".

 

Algenon B. Mitford

Le avventure di Momotarō

Molti secoli fa viveva un vecchio taglialegna con la moglie. Un bel mattino il vecchio si recò tra le montagne con la sua roncola per raccogliere un fascio di legna, mentre la moglie scendeva al fiume per lavare i panni. Mentre lei camminava lungo il fiume, vide una pesca portata dalla corrente; così la raccolse e la portò a casa con sé, pensando di darla da mangiare al marito quando sarebbe rientrato.

Presto il vecchio rientrò dalla montagna e la buona donna gli mise davanti la pesca ma, mentre lei lo invitava a mangiarla, il frutto si aprì in due e venne al mondo piangendo un minuscolo bambino.

La vecchia coppia adottò il piccolo e lo crebbe come suo; e, siccome era nato dentro una pesca, lo chiamarono Momotarō.

Momotarō crebbe man mano fino a diventare forte e coraggioso, ed alla fine disse ai suoi anziani genitori adottivi:

"Vado all'isola degli orchi per prendere le ricchezze che vi hanno accumulato. Pregate e datemi qualche focaccia di miglio per il viaggio."

Così i due vecchi presero il miglio e gli prepararono le focacce; e Momotarō, dopo aver dato loro un affettuoso addio, uscì allegramente per i fatti suoi. Durante il viaggio incontrò una scimmia che gli schiamazzò:

"Kia! kia! kia! Dove stai andando, Momotarō?"

"Sto andando all'isola degli orchi per prendere il loro tesoro." rispose Momotarō.

"E che porti nel tuo sacco?"

"Sto portando le migliori focacce di miglio del Giappone."

"Dammene una, verrò con te." disse la scimmia.

Così Momotarō diede una focaccia alla scimmia, che la prese e lo seguì. Quando era andato ancora un po' avanti, sentì un fagiano chiamarlo:

"Ken! Ken! Ken! Dove stai andando Momotarō?"

Momotarō rispose come prima; ed il fagiano avendo chiesto ed ottenuto una focaccia, entrò al suo servizio e lo seguì. Dopo un altro po' incontrarono un cane, che gridò:

 

"Wow! Wow! Wow! Dove te ne vai, Momotarō?"

"Sto andando all'isola degli orchi a prendere il loro tesoro."

"Se mi dai una delle tue belle focacce di miglio, verrò con te." disse il cane.

"Con tutto il cuore." rispose Momotarō.

Così proseguì nel suo cammino assieme alla scimmia, al fagiano ed al cane. Quando arrivarono all'isola degli orchi, il fagiano volò sopra il'ingresso del castello, la scimmia si arrampicò sulle mura e Momotarō assieme al cane sfondò il portone ed entrò dentro. Poi diedero battaglia agli orchi, li misero in fuga e presero prigioniero il re.

Così tutti gli orchi resero omaggio a Momotarō, e gli portarono il tesoro che avevano accumulato. C'erano cappelli e mantelli che rendevano invisibile chi li indossava, gioielli che comandavano le maree e le correnti, e poi coralli, profumi, smeraldi, ambra, gusci di tartaruga, per non parlare di oro ed argento. Tutte queste cose erano state accumulate prima che Momotarō sconfiggesse gli orchi.

Così Momotarō tornò a casa coperto di ricchezze, e mantenne i suoi genitori adottivi in pace ed abbondanza per il resto delle loro vite.