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Poi c’è anche un po’ di zen... Prima la montagna non è che una montagna, poi diventa una "montagna" ed infine torna ad essere semplicemente una montagna. D'altronde ciò che distingue un bambino da un adulto è la consapevolezza (almeno così dovrebbe essere...). E come per i samurai i fragili e leggeri fiori di ciliegio, così la carta, data la facilità con cui la si può distruggere, porta con se la sensazione della caducità della vita... piegare e distruggere, nascere e morire, il ciclo della vita…

Fin qui nessuna distinzione tra un origami tradizionale ed un modulare. Ma i modulari perché sono così vicini all’aikido? I modulari sono per lo più tridimensionali, ed anche le tecniche… Già le tecniche… non le ho dimenticate, eccole!!! Tecniche di oriaikido (che abbrevierò OA) per eseguire le quali occorre appoggiare un foglio di carta su un tavolo:

1) OriAikiDo: katatetori aihanmi ikkyo

Con la mano sinistra prendo il lembo destro della carta e lo rovescio. Provate e vi accorgerete che con la sinistra state facendo un hidari katatetori aihanmi ikkyo.

 

Se preferite eseguire un migi katatetori aihanmi ikkyo basta prendere con la mano destra il lembo sinistro del foglio e rovesciarlo.

Aikido: hidari katatetori aihanmi ikkyo: Hayato Osawa sensei Hombu Dojo shihan. Roma, febbraio 2010.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 ) OriAikiDo: katatetori aihanmi kotegaeshi

Con la mano destra prendo il lembo destro della carta e lo trascino un po’ verso destra (come per leggere il foglio sottostante) poi lo rovescio.

Provate e vi accorgerete che con la destra state facendo un migi katatetori aihanmi kotegaeshi.

Se non siete soddisfatti di usare una sola mano, basta usare anche la sinistra per rovesciare il foglio…

Non ve lo aspettavate vero?

 

 

 

 

 

 

 

Aikido: katatetori aihanmi kotegaeshi. Yoji Fujimoto sensei, Hombu Dojo shihan, Vice Direttore Didattico dell'Aikikai d'Italia. Roma, febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E ci sono anche i gaeshiwaza

Esempio: in un foglio quadrato, lato omote (quello colorato) verso l’alto piegate le 2 mediane poi rovesciatelo e sulla parte ura fate le 2 diagonali. Richiudete e vi trovate tra le mani una “base triangolare” ; schiacciatela al centro fino a rivoltarla ed ecco che diventa una “base quadrata”! È quasi un gioco di prestigio che vi stupisce come quando tutti concentrati nel far bene la tecnica il vostro maestro vi spiaccica sul tatami con una controtecnica da spezzare in due il vostro orgoglio!

Vedere che la carta va su e giù mi ricorda la ginnastica iniziale dove divaricando le gambe si aprono le braccia, poi con un salto si richiudono entrambi e così via ….. e, per insistere,quando sarete in vena, provate questi taisoo …

Toccare, a gambe divaricate e braccia larghe, con la mano destra il piede sinistro (ricordando che non si dovrebbero piegare le gambe) … ed ecco spuntare una diagonale, poi se ripetete dall’altra parte trovate anche l’altra diagonale…

Fatto questo, a piedi uniti e braccia in alto piegate il busto (ricordando che non si dovrebbero piegare le gambe) fino a toccare la punta dei piedi (meglio se riuscite ad appoggiare tutto il palmo per terra, ma questo è per gli “esperti”) … ecco che vi ritrovate una mediana… forse sto esagerando ma è così divertente, comunque ricomincio con le cose serie…

Per chi ancora non è avanzato molto nello studio dell'aikido né in quello dell'origami, ci permettiamo di avanzare una proposta di visualizzazione delle temerarie tecniche di Gianna Alice

Qui si tratterebbe semplicemente di fare un po' di OriAiki-taiso, ossia ginnastica preparatoria dell'aikido, utilizzando degli origami.

 

Provare per credere. Questo tipo di esercizio di aikido, che si chiama zengo kusshin hô,  potrebbe essere l'equivalente del piegare il foglio a metà in origami.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un consiglio: a scanso di equivoci, vi suggeriamo comunque di non chiedere di sostenere il prossimo esame di passaggio di grado in aikido utilizzando tecniche troppo smaccatamente origami...

Per facilitare il confronto, vi proponiamo la stessa tecnica, nell'esecuzione del maestro Hideki Hosokawa.

 

 

 

 

 

 

 

Nell'ultima foto vediamo ancora  il maestro Hosokawa. Dirigeva all'epoca il Dojo Centrale di Roma dove sono state scattate queste immagini, destinate ad un quaderno tecnico che pubblicai sulla rivista Samurai nel novembre 1983.

Esegue un'altra tecnica di aikitaiso che potrebbe sicuramente eccitare più di un origamista, figiuriamoci un oriaikidoista. Si chiama tandoku kaiten hô. E, scusandomi per la sacrilega intromissione, restituisco la parola alla nostra esperta di OriAikiDo.

P.B.

 

 

 

 

Cosa dire poi del legame che lega tori ad uke e l’origamista alla carta? Sono certamente sempre in due... inoltre la sensibilità con cui si deve maneggiare la carta, consci delle sue possibilità a seconda del tipo, è simile a quella con cui tori deve “adattarsi” ad uke, il che non significa in entrambi in casi che non si possa restare “assoluti” nei propri movimenti.

Nel realizzare una tecnica occorre cercare la massima precisione, che si ottiene con la ripetizione in anni ed anni di pratica. Per chi fa modulari il dover ripetere talvolta per ore le stesse pieghe è certamente una forma di suburi in cui si affina la precisione ed i movimenti diventano più puliti e si facilita il distacco dalla mente cosciente. Inoltre come in aikido occorre conoscere alcuni movimenti di base per potersi allenare, in origami occorre conoscere alcuni kihon (i giapponesi li chiamano proprio così!) o forme basi (per gli italiani) per poter produrre dei modelli. In ogni caso occorre non disdegnare ciò che ci sembra troppo semplice perché i movimenti semplici di solito racchiudono molti segreti che si scoprono solo lavorando con umiltà.

La precisione e la ripetizione comunque non dovrebbero restare fini a se stessi ma sfociare nell’indipendenza della creazione, sia cartacea che di difesa personale. In origami sembra non si possano far rientrare concetti tipo kamae, shisei, maai, riai, rensogyo… ma non è così. Provate a tener in mano un modulare complesso da assemblare e capirete che senza maai o vi cade o il modulo non entra o lo schiacciate …. L’approccio alla carta esiste ed occorre esserne consapevoli altrimenti, senza il giusto atteggiamento ci si innervosisce e basta…

Ancora più evidente è il riai, fantastico sia in aikido che in origami. Senza riai risulta impossibile non solo creare ma anche ripetere modelli complessi di altri senza guardare i diagrammi. Personalmente sono molto sensibile a questo per cui se non sono nella giusta condizione mentale mi riesce difficile portare a termine un modello complesso concepito da altri e mi è capitato, cercando di fare una volpe, a modello quasi finito, di chiedermi dove era la testa e dove la coda... Certamente si può riprodurre un modello senza tutto questo, ovviamente, ma con riai c’è tutta un’altra soddisfazione!!!

Se volete anche memorizzare le pieghe per poter rifare il modello, ecco un bell’allenamento di rensogyo! Poi ci sarebbe da affrontare il discorso della vibrazione, ma penso che per questa volta avete già abbastanza materiale su cui rimuginare per cui è bene finire così, ma se mi pensate sola con le mie “pieghe aikidoistiche” vi sbagliate. Per ora siamo già in 4 (“i magnifici 4”) ad essere oriaikidoka , alias GA, PT, DZ, LG , e tutti dell’Aikikai, ma sicuramente mimetizzati sul tatami ce ne saranno altri che spero di conoscere presto. In ogni caso mantenetevi in doppio allenamento perché entrambi, i praticanti di aikido e la carta, si piegano ma non si spezzano! Se trattati con le dovute maniere naturalmenteeeeeee.