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Estro e splendore: stampe giapponesi del XIX secolo

Mostra della collezione Contini

 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulla rivista Aikido, anno XL, gennaio 2009, ma lo spazio a disposizione non ha permesso di rispettarne l'impostazione originale, soprattutto per le illustrazioni. Per questa ragione ho deciso di riproporlo qui, con i necessari adattamenti.

P.B.

 

Pochi sanno, ed è indubbiamente un peccato, che esiste a Bologna dal 1987 il Centro Studi d'Arte Estremo Orientale, fondato da un gruppo di studiosi e collezionisti e avente questo scopo sociale:

"L'Associazione ha lo scopo di promuovere la conoscenza dell'Arte del Giappone e dell'Estremo-Oriente, attraverso attivita' culturali, quali: istituzione di biblioteche, conferenze e corsi, proiezione di films e documentari, attività editoriali (pubblicazione di riviste, pubblicazione di atti di convegni, di seminari, di cataloghi, di monografie ecc.), mostre. Collabora con Amministrazioni Pubbliche e Private, con Fondazioni e Circoli Italiani e Stranieri, ritenuti idonei a predetti scopi, stipulando con essi, se opportuno, accordi e convenzioni."

Il Centro dispone di una biblioteca di circa 20.000 volumi e di una videoteca con circa 1000 filmati, cura delle pubblicazioni ed organizza periodicamente delle mostre. L'ultima, e probabilmente la più importante organizzata fino ad ora, è stata ospitata dal 17 ottobre 2008 all'11 gennaio 2009 presso le sale del Museo Archeologico di Bologna, e ne tratteremo estesamente nell'articolo. Chi è interessato a conoscere nel dettaglio le attività del C.S.A.E.O. può fare riferimento al sito internet dell'Associazione.

La forma di espressione artistica giapponese più conosciuta nel mondo è certamente la stampa, fiorita in epoca Edo ed arrivata al suo massimo splendore nel corso del XIX secolo in cui fiorirono i massimi rappresentanti dell'arte conosciuta come ukiyo-e, ossia pittura (e) che raffigura il doloroso mondo fluttuante (ukiyo) contrapposto dagli studiosi buddisti alla imperturbabilità dell'animo dell'illuminato, e che veniva descritto così da Asai Ryôi nel 1661:

"vivere solo nell'attimo presente,... provare piacere solo a ondeggiare, ondeggiare senza curarsi neanche un po' della miseria che ci guarda in faccia... essere come una zucca galleggiante sulla corrente di un fiume: questo è ciò che si chiama ukiyo."

In realtà l'ukiyo-e divenne molto rapidamente la rappresentazione di un mondo fluttuante sì, ma proprio per questo, esposto a continui mutamenti dello stato d'animo determinati dalle circostanze esterne, disponibile anche ad apprezzare la bellezza del momento fuggente, il divertimento causato da un episodio bizzarro o da un atteggiamento umano stravagante, la serena bellezza della natura ma anche dell'opera umana quando riesce ad armonizzarsi con l'ambiente e la natura.

Tecnicamente il procedimento su cui si basa lo ukiyo-e,  arte conosciuta anche in occidente col nome di xilografia, e in cui eccelsero artisti come Albrecht Durer, consiste nella incisione del disegno di base sopra una matrice in legno. La matrice viene poi cosparsa di inchiostro, che imprime il disegno quando un foglio di carta - od altro materiale - vi viene poggiato sopra e pressato uniformemente. Queste rende possibile la riproduzione seriale dell'opera, che diviene quindi disponibile ad un pubblico più vasto e si presta anche ad illustrare dei libri. Dopo gli esordi in tecnica monocroma, sumizuri-e, si svilupparono varie tecniche per la sovrapposizione di diversi strati di colore, dapprima benizuri-e facente uso di due o tre differenti matrici e poi nishiki-e, introdotta nel XVIII secolo dall'editore Suzuki Harunobu e debitrice per la parte tecnica all'incisore Kenroku. Nel nishiki-e vengono preparate fino a 10 o 15 matrici di legno, una per ogni colore, e i vari inchiostri vengono trasferiti sulla carta mediante successivi passaggi che richiedono ovviamente una accuratissima opera di registro per evitare sbavature e sovrapposizioni.

La collezione di stampe giapponese Contini è stata raccolta nel corso di numerosi anni da Carlo Contini, eclettica figura di medico, etnologo ed artista attivo nel campo della xilografia, nato a Quartirolo di Carpi (Modena) nel 1919, ove fu direttore del Museo Civico e fondatore del Museo delle Arti Popolari. nato dal lascito al comune nel 2004 della sua  raccolta di beni mobili dedicata alle arti e ai mestieri della civiltà contadina". La collezione Contini è stata integrata inegli anni 60 acquisendo anche la vasta collezione dell'ammiraglio Manzoni, che aveva soggiornato in Giappone agli esordi del XX secolo, composta da oltre 400 stampe.

La collaborazione con il Centro di Studi d'Arte Estremo Orientale ha reso possibile  nel 2008 l'esposizione delle opere più rappresentative della collezione Contini presso il Museo Civico Archeologico di Bologna in via dell'Archiginnasio 2, in concomitanza con una interessante serie di conferenze e di iniziative collaterali organizzate dal C.S.A.E.O. La mostra, ben organizzata e ben fruibile, era divisa in differenti sezioni che dettaglieremo nel corso dell'articolo.