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Fin qui ritengo tutto normale, tutto in fondo prevedibile: se si è attratti da una cultura è logico che prima o poi se ne entri più intimamente in contatto. Quello che mi è successo quest’anno invece non era assolutamente ipotizzabile.

Faccio ancora un passo indietro, nel febbraio 2004, interessato alla pratica dell’Aikido, afferisce al mio Dojo un personaggio singolare, Roberto Rivola, accompagnato da Ivana sua compagna nella vita e nel lavoro.

Un lavoro molto originale, spettacoli di illusionismo con specializzazione nell’escapologia (per intendersi la stessa del famoso Mago Houdini).

Roberto si esibisce sulle navi da crociera con il nome d’arte di Robert Kimera e la sua attività lo porta a viaggiare per tutto il mondo maturando una mentalità particolarmente aperta e cosmopolita. Sua passione fin dall’età di otto anni le arti marziali.

Ha un precocissimo contatto con l’aikido sotto la guida di Maurizio Pastore, che solo pochissimi in Italia possono ricordare, durante una sua breve permanenza a Faenza città d’origine di Roberto.

Continua la pratica assidua quasi ossessiva di vari stili marziali conseguendo nelle varie discipline la cintura nera dal 1° fino al 6° dan; tra questi prima di tutto la Kick Box che lo ha visto protagonista di competizioni a livello internazionale, ma anche Karate Shotokan, Nambudo, Ju Jutsu, Escrima, Wing Chung e vari stili di Kung Fu e Thai Chi.

Come a molti marzialisti succede, questo cammino lo riconduce infine all’ Aikido. Durante una fase prolungata di permanenza presso la sua residenza di Cattolica intraprende la pratica nel mio Dojo insieme ad Ivana la quale rivela fin da subito un talento non comune.

La natura del suo lavoro non gli permette di essere assiduo e purtroppo un banale ma grave incidente lo ferma mentre si preparava per una sensazionale performance: lanciarsi col paracadute in caduta libera imprigionato da una camicia di forza.

L’incidente e la lunga riabilitazione lo costringono ad una prolungata pausa durante la quale continua a coltivare la sua passione per la cultura e le religioni orientali, la meditazione e lo Yoga. La sua ricerca interiore e l’interesse per il Buddismo lo portano infine a decidere di trasferirsi in India nel monastero di Palpung Sherabling presso il quale vive da tre anni insieme ad Ivana.

Questo monastero incastonato tra le montagne e sommerso dai boschi è situato a 50 chilometri dalla residenza del Dalai Lama che non si trova come tutti dicono a Dharamsala ma nei pressi di questa, precisamente a McLeod Ganj.

Questo ex villaggio di montagna con l’instaurazione del Dalai Lama si è in 50 anni trasformato in una “Mecca” per chi si interessa di Buddismo, per chi fa turismo alternativo ed è ora un divertentissimo calderone di giovani viaggiatori con abbigliamento e comportamento spesso stravaganti.

In questi tre anni di permanenza Roberto e Ivana sono entrati via via sempre più in sintonia con la vita del monastero. Seguono gli insegnamenti di due fra i personaggi che insieme allo stesso Dalai Lama costituiscono l’attuale vertice del Buddismo Tibetano. Sto parlando del His Holines Gyalwa Karmapa e del Kenting Tai Situ Rimpoche.

Per capirci sulla levatura dei due personaggi, alle cui udienze abbiamo avuto la fortuna di prendere parte, dirò che il primo è colui che sarà destinato a sostituire il Dalai Lama e a riconoscerne la futura reincarnazione, mentre il Tai Situ - che è tra l’altro l’abate reggente del Monastero di Sherabling - è colui che lo dovrà probabilmente istruire.

Il termine Rimpoche, traducibile letteralmente con “prezioso”, è in realtà l’appellativo dato nel Buddismo Tibetano ai personaggi religiosi di cui si conosce per certo la precedente incarnazione.

Nel caso del Karmapa la catena delle esistenze precedenti conduce addirittura al principe Siddarta che, divenuto il Budda dopo aver raggiunto l’illuminazione, ha iniziato la diffusione della dottrina in Asia.