Il segreto per non scoppiare

 

Ugo Montevecchi

Dojo Aikidomus Rimini (Aikikai d'Italia)

 

 

Mi chiedevo….

Anche quest’anno al raduno di La Spezia il  maestro Hiroshi Tada ha insistito sull’importanza della respirazione proponendoci sequenze ormai consuete arricchite da alcune varianti. Tutti esercizi atti ad ottenere vari scopi che non starò qui ad elencare e che non metto certo in discussione. Quello che però mi ha sempre incuriosito è questa domanda: “quale è il livello di comprensione di tutto questo studio?”

Tormentato da tempo da questo dilemma e fedele al mio modo di fare, un poco per scherzo e un poco sul serio mi sono messo a fare qua e là qualche domanda pescando a caso fra aikidoka già esperti, diciamo yudansha senza specificare da quale dan in poi.

La domanda era: “Il maestro Tada insiste tanto sul chiudere l’ano, quale è il senso di questa azione nella dinamica della respirazione?” Prima di proseguire nella lettura ponetevi anche voi la domanda, fermatevi un attimo a riflettere e datevi una risposta.

...

fatto?

A logica, se siete dei frequentatori del raduno di La Spezia e del maestro Tada, dovreste averne almeno un’idea. Se invece siete dei principianti o comunque non conoscete il nostro Direttore Didattico e  magari nessuno vi ha mai raccomandato il controllo di questo sfintere durante le respirazioni e la pratica, allora siete scusati per non aver saputo rispondere. Non siete però scusati di non conoscere il maestro Tada che per l’Aikikai d’Italia e quindi per noi tutti è una risorsa di inestimabile valore.

Torniamo ora alla mia piccola inchiesta. Purtroppo come dubitavo le risposte che ho ricevuto non sono state né sicure né precise. Per lo più tiravano in ballo il tanden, l’energia, la concentrazione, quasi che controllare lo sfintere anale avesse un effetto magico. Allora io insistevo chiedendo: “ma meccanicamente il chiudere l’ano a cosa serve?” Per lo più ancora risposte vaghe. Finalmente dopo parecchi tentativi una risposta chiara: “Per impedire la discesa degli organi interni durante l’espirazione.” Questa sarebbe infatti la risposta giusta se non fosse che crea un equivoco: durante l’espirazione infatti i visceri vanno verso l’alto!

A questo punto rispolverando un poco le mie nozioni di anatomia studiate ai tempi dell’ISEF ormai lontani, cercherò per quanto mi è possibile di fare un poco di chiarezza.

Ritengo sia fondamentale per una resa ottimale della nostra respirazione una conoscenza di massima dell'apparato respiratorio e del suo funzionamento. Direi che pretendere di fare ginnastica respiratoria o di ottenere in allenamento il massimo rendimento del nostro sistema polmonare senza conoscerlo almeno a grandi linee, è un poco come pretendere di utilizzare un nuovo aggeggio senza prima avere letto il libretto delle istruzioni. Magari a logica ci si riesce ma non si sfrutteranno certo al massimo le sue potenzialità.

Non è mia abitudine scrivere articoli scopiazzando dall’ultimo libro letto - come ho il sospetto che spesso accada - ma questa volta inevitabilmente quel che scrivo non è farina del mio sacco. Altri, da Leonardo da Vinci in poi, si sono fatti carico di sviscerare questa materia. Cercherò comunque di non essere pedante utilizzando meno possibile termini tecnici, usando invece semplici esempi più pratici e intuitivi.

Cominciamo dalla espirazione dato che così è iniziata la vita di noi tutti, col primo vagito, e così è destinata a terminare (ok: scongiuri).

 

Espiriamo…

Il nostro tronco ospita al suo interno le cavità toracica e addominale divise fra loro dal muscolo diaframma, una specie di cupola a concavità verso il basso.

Il diaframma funziona esattamente come lo stantuffo in una siringa che immagineremo rivolta verso l’alto. Quando lo stantuffo scende l’aria entra nella siringa, quando sale l’aria esce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma per capire il ruolo dell’ano e dei muscoli addominali assimiliamoci ad un tubetto di maionese in parte già usato. Avete presente cosa accade quando lo si spreme? Il contenuto al suo interno sarà spinto in tutte le direzioni, una parte uscirà finendo sulla tartina ma una parte si sposterà verso il fondo del tubetto.

Questo è il motivo per cui in genere si arrotola la parte terminale del tubetto se si vuole sfruttarlo completamente. La contrazione dell’ano è un poco questo. In realtà ciò che conta non è la chiusura dello sfintere ma piuttosto la sinergia che ne deriva.

Pensando di chiudere l’ano avremo infatti una contrazione della muscolatura del pavimento pelvico che costituisce la base del nostro addome, il fondo del tubetto, che non deve cedere se si ricerca una resa ottimale della nostra espirazione.

Il vero motore della espirazione naturale però è il tono della muscolatura addominale. Questa parete che nella inspirazione si sarà dilatata lasciando scendere i visceri in basso e in avanti ora, se è bella tonica, tenderà, come una pancera  elastica naturale, a farli rientrare.

Con la spinta verso l’alto dei visceri il diaframma salirà e comprimerà i polmoni  determinando l’espirazione. L’azione elastica degli addominali corrisponde quindi alla pressione delle dita sul nostro tubetto di maionese: più sarà tonica la parete più sarà ricca la “farcitura”.

 

 

 

 

 

 

 

Inspiriamo…

Ora parliamo dell’ispirazione che è la fase attiva nel ciclo di alternanze. Anche in questa fase il ruolo fondamentale è interpretato dal muscolo diaframma. Questo potente muscolo, che ha forma di cupola, è costituito da fibre disposte radialmente che partono dal margine delle ultime coste fino a un anello fibroso posto in posizione centrale, come le stecche di un ombrello aperto.

Essendo come ho già detto a concavità rivolta in basso è chiaro che al contrarsi e raccorciarsi delle sue fibre la cupola tenderà ad appiattirsi e ad abbassarsi comprimendo i visceri addominali. Al contempo avremo però un aumento del volume della cavità toracica che lascerà modo ai polmoni di espandersi.

I polmoni funzionano come una spugna che si tenga immersa nell’acqua chiusa nel pugno: più si apre la mano più acqua viene assorbita nelle sue cavità. Più spazio hanno i polmoni per espandersi nella cavità toracica più aria entrerà all’interno degli alveoli. Questo è quanto avviene in una respirazione normale cioè quando si è a riposo o si svolgono attività di moderata intensità. Se però il lavoro cresce di ritmo e la richiesta  di ossigeno da parte dei muscoli aumenta, il discorso si fa più complesso.

Diciamo che se lo stantuffo della nostra siringa normalmente va su e giù con una corsa molto ridotta, nel momento in cui serve più ossigeno questa corsa dovrà aumentare e in seguito  altri muscoli dovranno intervenire per dilatare maggiormente il nostro torace. I muscoli intercostali e altri con funzione accessoria hanno questo ruolo, sollevando il torace ed espandendolo in senso trasversale.

Diciamo anche che se invece dello stantuffo in una siringa esemplificassimo con un pistone nel cilindro di un motore a scoppio, i muscoli intercostali aumenterebbero o ridurrebbero le dimensioni del cilindro e di conseguenza la cilindrata del motore. Le coste sono orientate come le lamelle di una veneziana e rispondono al lavoro dei muscoli intercostali. Nella inspirazione forzata si sollevano e ruotano, come una veneziana che si apre per fare entrare più luce, aumentando il volume interno del torace, mentre si chiudono una sull’altra nella espirazione forzata con risultato opposto.

Un’altra raccomandazione instancabilmente ripetuta insieme alla chiusura dell’ano è: “Rilassare le spalle!” E’ fondamentale. La contrazione dei muscoli delle spalle e del collo irrigidisce la postura limitando la mobilità  del torace e il funzionamento dei polmoni. Rilassare le spalle - specie durante l’espirazione - favorirà la discesa del torace e lo sgonfiamento dei polmoni.

Ovviamente questa lezioncina di anatomia casereccia non ha la pretesa di insegnare nulla di nuovo, tutti più o meno sanno come funziona la faccenda, ma io sul tatami continuo a vedere persone che respirano male, che quando sono in affanno cercano di saziare la loro fame d’aria sforzandosi di inspirare più forte sollevando il torace. Sbagliato ragazzi, dovete espirare!

Senza affrontare in modo più approfondito la fisiologia della respirazione dirò semplicemente che il volume d’aria e quindi di ossigeno che si riesce ad utilizzare con una inspirazione forzata è poca cosa rispetto a quello che si sfrutta con una espirazione forzata o, semplicemente come noi dovremmo saper fare, con una espirazione profonda.

Non solo, produrre una inspirazione forzata comporta il sollevamento del torace ad opera di parecchi muscoli che consumeranno a loro volta energia mentre una espirazione profonda la si ottiene per l'appunto rilassando le spalle e contraendo l’ano. Tutto molto più semplice e in fondo banale.

 

Concludendo…

Concluderò elencando alcuni elementi che ritengo fondamentali per ottimizzare la resa dell’allenamento e l’avanzamento del nostro Aikido:

  • Padronanza di una buona tecnica di ukemi, il modo migliore per risparmiare energia. *
  • Utilizzare la respirazione in modo consapevole per avere da essa una resa ottimale.
  • Mantenere elasticità e tono della muscolatura.
  • Non mollare mai.

* Vedi l'articolo “Le Ukemi: il bello dell’Aikido” sulla rivista Aikido 2009

Questo per la costruzione della base, l’aspetto più grossolano dello studio, quello che fa funzionare bene la meccanica del motore, l’hardware.

Poi ovviamente entra in gioco il software, la parte più sofisticata e raffinata: la concentrazione, la meditazione, il controllo dello stato mentale. Ma lascio ad altri più altolocati maestri questi argomenti. La mia semplicistica raccomandazione è:

Non cominciamo la messa a punto del motore mettendo mano all'elettronica. Verifichiamo prima che il motore non sia sbiellato.

O se preferite, con stile più nipponico:

Non affilare la lama se ancora non è temprata!

 

P.S.  Scusate, qualche piccolo segreto me lo sono tenuto; ma è giusto lasciare ad ognuno il gusto della sperimentazione e della ricerca.