Soho KendoTakuan Soho; Kendo
Feltrinelli, 2017

Il lettore più smaliziato avrà già fatto un salto sulla sedia: come è possibile che Takuan Soho (1573-1624) abbia scritto di kendo, una disciplina formalmente nata su iniziativa della Dai Nippon Butokukukai nel 1920? A questo punto sarebbe stato lecito attendersi anche un trattatello di Galileo Galilei sul calcio (Soccereus Nuncius?). Abbiamo dato una rapida occhiata intorno, ma senza trovarne traccia. Vi terremo informati. Quanto a Takuan....

 

Diciamo immediatamente che il testo di Takuan Soho è non raccomandabile ma raccomandabilissimo. Il titolo? Abbiamo già ripetutamente denunciato - per quanto futillmente - la sciocca abitudine delle case editrici di attribuire alle loro pubblicazioni titoli "attraenti" senza alcuna coerenza con l'effettivo contenuto. Il risultato? Questo libro non è stato acquistato in libreria ma ad un mercatino dell'usato a un prezzo irrisorio. Stampato nel marzo 2017 è stato presumibilmente distribuito nelle librerie nei mesi successivi. Ad agosto era già stato scartato dal primo acquirente: non presentava segni di lettura se non trascurabili. Ma in fondo almeno per quella copia l'obiettivo dell'editore è stato raggiunto: garantirsi più vendite possibili senza alcuna seria intenzione di far pervenire il libro nelle mani dei lettori autenticamente interessati, né di permettergli che venga conosciuto, studiato, meditato. E' sufficiente che venga comprato. Un tradimento assoluto, completo, della funzione culturale, storica, sociale, del libro. E (per ora) interrompiamo la geremiade.

Di cosa si tratta allora in questo libro... E' in realtà una raccolta di antichi testi fondamentali, tradotta dal giapponese, e già per questo rara e interessante essendo state finora disponibili sul mercato traduzioni di traduzioni (in inglese, francese o tedesco). Questo non garantisce automaticamente assoluta fedeltà al testo originale, in quanto il giapponese antico non è leggibile oggi in Giappone più di quanto lo siano il latino o il greco per un italiano delle ultime generazioni, ma è sicuramente un notevole passo avanti. Sono inoltre presenti nel testo originale diversi precetti in cinese, e solo le relative spiegazioni e integrazioni sono in giapponese; un particolare importante, per quanto trascurato in altre edizioni, qui evidenziato. Ma la traduttrice, Yoko Dozaki, sembra sapere il fatto suo. L'edizione è stata curata da Marina Panatero e Tea Pecunia, attive da anni nello studio e pratica delle discipline orientali e nella pubblicistica di settore.

Si tratta come detto di una nuova edizione di tre testi fondamentali di Soho, una delle maggiori menti della filosofia zen di ogni epoca: Fudoshin Shinmyoroku, Reirôshu, e Taiaki. Ne abbiamo già recensito la buona edizione Luni, intitolata Sogni, nella sezione del sito dedicata ai koryu, le antiche arti marziali del Giappone. Perché riproporre una nuova recensione e riproporla qui? La prima ragione è di ordine pratico: il testo Luni, ripubblicato ora con un altro titolo (La mente immutabile) è diverso e solo mettendoli entrambi a confronto si potrebbe giudicare quale preferire. Ma è in ogni caso una traduzione da Unfettered Mind, una edizione in inglese della Kodansha. Appare inoltre più corredata di apparati l'edizione Feltrinelli (Cronologia, Indice dei nomi, Glossario).

E perché pubblicare questa nuova recensione in una sezione diversa, quella dedicata ai testi tecnici di aikido? Certo, il lettore potrebbe prestare fiducia e acquistare comunque il libro, per quanto un po' a scatola chiusa. Non sbaglierebbe, Ma intendiamo fornirgli anche, se non delle prove, perlomeno delle indicazioni a supporto delle nostre raccomandazioni:

Lo zen aborrisce la mente che si fissa su una cosa o su un'altra. Tale fissarsi viene chiamato "illusione"

La mente che si ferma o è turbata da qualcosa diventa confusa, questa è l'illusione del luogo di stallo, questa è la realtà dell'uomo comune.

La mente retta è la mente che non si ferma in alcun luogo. E' la mente che permea tutto il corpo e il sé

Per il fatto che non si fissa in alcun luogo, la mente retta  è come l'acqua. La mente confusa è come il ghiaccio, e il ghiaccio non può lavare le mani o il viso.

Sono concetti familiari a chi segua la dottrina del maestro Hiroshi Tada, direttore didattico dell'Aikikai d'Italia. Sono le stesse raccomandazioni del nostro maestro. Questo libro è quindi raccomandabile ai praticanti di aikido discepoli di Tada sensei? Anche. Certamente.

Ma inquadrarlo così, solamente così, sarebbe riduttivo e fuorviante. Questo libro dimostra che gli insegnamenti di Tada sensei non sono suoi peculiari, ma si inseriscono in una linea di pensiero e di azione che risale addietro nei secoli e che discende direttamente dalla cultura samurai.

Dimostra che un maestro di arti interiori, il grande maestro zen Takuan Soho, ha qualcosa in comune, ha molto in comune, con un grande maestro di spada, Yagyu Munemori, cui è dedicato il Fudoshin Shinmyoroku, con l sottotitoli illuminanti di La spada che dona la vita oppure Lettera di un maestro zen a un maestro di spada. Dimostra che la via che deve percorrere l'essere umano predestinato alla lotta contro il male è la stessa. Qualunque sia la funzione che è chiamato a ricoprire all'interno dell'armata del Bene. E soprattutto, ricorda che la mente di tutti noi non deve fissarsi negativamente sull'avversario, sul male, esserne attratta, bloccata, travolta.

Quindi non un libro riservato ai seguaci di alcuni particolari metodi didattici. No. Assolutamente. Non si propone a tutti, rimane disponibile a ognuno.

Dal Trattato della spada Taia (Taiaki):

"Tutti gli uomini sono dotati di questa affilata spada Taia e per ciascuno di essi funziona perfettamente"

Vuol dire che la famosa spada Taia, che non può essere superata da nessuna spada al mondo, non è concessa solo ad alcuni uomini. Tutti, senza eccezione, ne sono dotati, è adatta a tutti ed è perfettamente efficiente per tutti. Tutto questo dipende dalla mente. La mente non nasce e non muore con l'uomo, perciò si dice che sia il tuo volto originario. Il cielo non può coprirlo. La terra non può sostenerlo. Il fuoco non può bruciarlo. Nulla al mondo può essergli di ostacolo.

Parafrasando Soho potremmo dunque dire che tutti gli uomini possono meditare questo affilato testo, impugnare questa spada immateriale attraverso lo scritto di Soho; e per ciascuno di loro la spada funzionerà perfettamente.

Non che il libro sia destinato a qualcuno: non ha alcun destino, non si fissa su alcun obiettivo. E' quindi futile in fondo anche raccomandarlo e ne chiediamo venia. 

Tantevvero che non garantisce alcunché nemmeno il possesso di una spada affilata o perfino invincibile. Ci viene qui in soccorso Hosokawa sensei: "La spada non taglia. E' solo l'uomo che la impugna che può tagliare. O rinunciarvi."

Terminando con l'ennesima citazione di Tada sensei... perché allora leggere Takuan Soho? "Perché piace." Senza fissarsi sul ricavarne qualcosa.

Nulla di nuovo e nulla di esotico: gli arcaici trattati di amicizia, commercio o guerra  della Roma antica, tramandataci da Polibio e altri, così invariabilmente iniziavano: "Poiché così piace, a noi e a voi..."