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Akira Kurosawa: Tsubaki Sanjuro

1962

Toshiro Mifune, Tatsuya Nakadai, Yuzo Kayama, Takashi Shimura

 

 

Incontriamo di nuovo il samurai vagabondo già protagonista l'anno precedente di Yojimbo (guardia del corpo) conosciuto col titolo italiano di La sfida del samurai. Si fa chiamare ora Sanjuro Tsubaki, mentre prima era Sanjuro Kuwabatake ma anche questo è uno pseudonimo: una nobile signora un po' svanita appena salvata da un assalto di malviventi gli chiede di presentarsi.

Il protagonista (Toshiro Mifune), evidentemente ricordandosi delle buone maniere che in un passato oscuro non dovevano essergli estranee, non riesce a dire di no; si trova in quel momento all'ombra di una camelia (tsubaki) e inventa lì per lì di chiamarsi Tsubaki Sanjuro: Camelia Trentenne.

Tatsuya Nakadai interpreta sinistramente quanto magistralmente la parte del feroce samurai Hanbei Muroto, che viene cruentemente ucciso da Sanjuro nel catartico duello finale. La tecnica di estrazione usata da Sanjuro ha fatto scalpore e la ritroviamo perfino in ponderosi tomi di arti marziali, I segreti dei samurai di Oscar Ratti fra tutti. Dobbiamo però disilludere quanti vi hanno prestato fede: si tratta di un trucco cinematografico, l'estrazione della spada con la mano sinistra mostrata nel film è assolutamente irrealistica.

Quindi Kurosawa si prende una vacanza per la seconda volta nel giro di poco più di un anno, rinunciando anche al suo proverbiale realismo?

L'insistenza suglii stessi due attori in antagonismo, Mifune e Nakadai, il ripetersi delle stesse situazioni nell'uno e nell'altro film, un certo tono disincantato infine lasciano pensare ad una garbata presa in giro di Kurosawa; diversi indizi porterebbero a sospettarlo.

Ma sarà veramente così?

Ancora molti anni dopo Tatsuya Nakadai, in una lunga intervista, si concede e ci concede delle riflessioni molto profonde sul personaggio di Muroto, che evidentemente è tra quellii che più hanno lasciato il segno in lui.

Ricorda infatti che Hanbei Muroto viene definito da Sanjuro, dopo averlo ucciso nel cruento duello finale, un nukimi: una “spada nuda”. Nakadai spiega che si tratta di un tipico modo di dire samurai, che indica la persona che non riesce a stare nel suo “fodero”, lasciando uscire dall’animo quanto dovrebbe rimanere dentro, sotto controllo.

Ed anche la sua analisi del difficile ed intenso rapporto tra due uomini che si rispettano e provano simpatia l'uno per l'altro ma devono confrontarsi in un duello mortale, è degna di riflessione.

E' un tema che si ripresenta anche in altre opere, Nakadai infatti commenta a volte con umorismo durante le interviste: "Nella scena finale quando vengo ucciso, come al solito..."  e che a pensarci bene non è solo materia di intrattenimento.

D'altra parte Kurosawa san ama sorprenderci, apprestiamo quindi a commentare anche Sanjuro, pronti a rifletterci sopra a ragion veduta.