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La resa dei conti finali tra Tsubaki Sanjuro e Muroto Hanbei viene resa da Kurosawa col duello più carico di tensione e più cruento visto fino ad allora sugli schermi. Da quel momento è stata una continua progressione, si è spesso cercato da parte di altri registi  di far vedere qualcosa di più, e di più sanguinoso, ad ogni nuova opera.

Nessuno però è riuscito ad eguagliare la forza drammatica di questa scena, che non trova più riscontri nelle opere successive di Kurosawa: ha voluto mostrare quale fosse il limite, ma non ha voluto superarlo né ha accettato di ritornare sull'argomento per pure ragioni di cassetta. Kurosawa è in grado di mostrare la violenza e l'orrore con una potenza che nessun altro ha mai avuto, ma non lo fa mai gratuitamente.

La tecnica utilizzata da Sanjuro è stata anche analizzata e portata ad esempio da diversi studiosi delle arti marziali, ma come stiamo andando a vedere, nessuna di queste analisi arriva al necessario livello di approfondimento.

Questa è la ricostruizione del duello proposta da Oscar Ratti nel suo libro I segreti dei samurai pubblicato in Italia dalle Edizioni Mediterranee, edizione del 1992, pagina 292.

La didascalia recita "Estrazione iai, da Sanjuro".

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorniamo alla immagine di apertura di questo articolo: una locandina che venne utilizzata all'epoca della prima uscita. Mostra Toshiro Mifune nell'atto di impugnare la spada con la mano sinistra in posizione gyakute (palmo verso il basso), e lascia immaginare che sia quella la tecnica di estrazione utilizzata nel combattimento.

In realtà questo genere di immagini non utilizza normalmente i fotogrammi delle riprese. Si tratta di immagini riprese dal fotografo di scena durante sessioni separate, e per quanto siano logicamente indirizzate a richiamare gli episodi chiave del film, se ne possono discostare più o meno per ragioni tecniche.

E' il caso di questa locandina, di cui non conosciamo l'autore, che diversi commentatori hanno utilizzato per le loro ipotesi di ricostruzione. Non hanno però notato una macroscopica differenza rispetto al film.

Nel momento dello scontro Sanjuro si sposta sulla sinistra, di conseguenza Muroto si trova alla sua destra. Nella locandina però sia la  lama che lo sguardo di Mifune sono focalizzati a sinistra, ove non c'è nulla. E' evidente che si tratta di una ricostruzione completamente avulsa dalla scena reale. Forse è addirittura frutto di una composizione, in cui qualcuno ha posato per mostrare l'atteggiamento del corpo mentre il viso di Toshiro Mifune vi è stato sovrapposto in un secondo momento.

Ha indubbiamente una cosa in comune con la ricostruzione di Ratti: la spada viene estratta come detto in posizione gyakute (col palmo della mano verso il basso).

Oscar Ratti, pioniere delle arti marziali, è stato coautore assieme ad Adele Westbrook di due testo fondamentali nella bibliografia dei cultori di arti marziali: I segreti dei Samurai e L'aikido e la sfera dinamica. Dotato di grande cultura e disegnatore professionista, le sue conoscenze tecniche delle varie arti non potevano però oltrepassare i limiti raggiunti dai praticanti occidentali nell'epoca in cui ha vissuto.

E'  questa la ragione per cui le sue opere, ricche di preziose riflessioni, di approfondite analisi, di teorie innovative, non sono tuttavia esenti da errori.

L'estrazione di una spada con la mano sinistra è plausibile anzi necessaria - quando la destra già impugna la katana - per estrarre il wakizashi, la cui lama misura tra i 30 e i 60 cm.

Ma Sanjuro contrariamente alle abitudini non porta wakizashi: utilizza solo una grande spada, valutando dalle immagini intorno ai 75cm di lama, che è impossibile estrare con la mano sinistra. Kurosawa sa bene che la scena deve apparire verosimile, non necessariamente esserlo: e per stupire lo spettatore con l'ennesima dimostrazione di incredibile destrezza da parte di Sanjuro, gli farà estrarre la lama con la sinistra.

Nella serie dei suoi disegni Ratti continua facendo completare a Sanjuro (sulla sinistra) l'estrazione della spada. Completata l'estrazione il palmo della mano appoggia sul mune (dorso) della lama per aumentare la forza del colpo e permettere maggiore precisione: la lama taglia in orizzontale il torace di Muroto, con movimento da destra a sinistra.

Contemporaneamente Sanjuro si sposta sulla sinistra per evitare il colpo di Muroto, che va a vuoto. Questi si accascia poi al suolo, privo di vita.

Non è esattamente cosí, né potrebbe esserlo. Lo vedremo analizzando il duello sulla scorta dei fotogrammi.

Alcune immagini di questa sequenza sono molto cruente: ne sconsigliamo la visione alle persone particolarmente sensibili.

 

 

Kurosawa inizia la sequenza con un espediente mutuato da uno degli stilemi più ricorrenti nei film western: una interminabile attesa in cui i due avversari sono l'uno di fronte all'altro, immobili, impassibili, senza battere ciglio, mentre gli spettatori, anche loro pietrificati ma con una altalena di emozioni che si alterna sui loro volti, restano sullo sfondo.

Lo spettatore viene coinvolto in questa spasmodica attesa, la tensione sale dentro di lui fino a diventare quasi intollerabile.

Al momento della improvvisa esplosione dell'azione, fulminea, cruenta, imprevedibile ed imprevista, i suoi sensi sono già ottenebrati e non riuscirà a comprendere quanto vede o immagina di avere visto.

 

 

 

 

Hanbei Muroto decide di passare all'azione per primo, estraendo la sua lama con una tecnica simile a quella che viene chiamata batto in alcune scuole di iaido.

Sanjuro Tsubaki si prepara a scartare sulla sinistra ed impugna la tsuka.

Ma la sua mano non è gyakute, come mostrato nella locandina e ripreso da Ratti, ma visibilmente honte: col palmo verso l'alto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In realtà in questo modo l'estrazione della spada non è possibile: vediamo come, anche al massimo dell'estensione del braccio, si arriva ad estrarre meno della metà della lama.

Non vuole assolutamente essere una critica al grande Sugino sensei, maestro d'arme di tanti film di Kurosawa, né ad Akira Kurosawa stesso che ricorda nella sua autobiografia di essere stato un adepto dell'arte della spada che ogni mattina si alzava all'alba per recarsi al dojo, né a Toshiro Mifune, che per tutto il corso della sua vita ha continuato a studiare l'arte della spada,

E' anzi un complimento: sono riusciti a rendere assolutamente credibile quello che invece non era possibile fare.

 

 

 

 

 

E' possibile che la base di partenza sia stata una tecnica simile, prevista nella "panoplia" di alcune scuole, ma eseguita con la mano destra.

E' la mano destra, sempre in posizione honte, che sta ora completando l'estrazione della lama.

A questo punto una rotazione del polso porta la punta del'arma a ruotare prima verso il basso e poi verso l'alto, in posizione di offesa.

La capacità di penetrazione è modesta se l'angolo di impatto non è ottimale, ma l'impeto dell'avversario può aumentarla fino al punto che si trafigga da solo e l'intervento in appoggio della mano sinistra può renderla risolutiva.

 

 

 

 

 

 

Non è così comunque che ha vibrato il suo colpo Sanjuro.

Fermo restando che l'estrazione è irrealistica, probabilmente la spada è fin dall'inizio fuori dal fodero, celata alla vista, si sottrae alla lama di Hanbei spostandosi di lato mentre contemporaneamente avanza sulla sinistra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ruotando il polso sinistro, come nella tecnica "convenzionale" esaminata prima ruotava la mano destra, Sanjuro porta la punta della lama verso l'avversario e lo trafigge, recidendo l'arteria succlavia destra.

E' uno dei bersagli più importanti nella scherma giapponese: si trova sotto l'ascella, che è completamente scoperta nel momento in cui le braccia si trovano in alto per caricare il fendente (shomenuchi).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La lama di Hanbei incontra il vuoto.

Quella di Sanjuro sta terminando la sua mortale parabola .

Si è aiutato con la mano destra: non utilizzandola per spingere da dietro col palmo, come ipotizzato nella ricostruzione di Ratti, ma per appoggiarvi sopra la lama - sul dorso della mano - e poter così guidare meglio il colpo.

Il colpo è stato portato da sinistra a destra, e non al contrario come supposto nelle ricostruzioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

A meno che non sia dotato di straordinaria prontezza di riflessi, lo spettatore a questo punto non solo non è in grado di ricostruire quanto successo, ma nemmeno di comprendere che Hanbei sia stato colpito.

Figuriamoci capire anche il come.

I due contendenti rimangono immobili, il gruppo di samurai che assiste non osa muovere un ciglio.

Chi ha vinto? O è stato un nulla di fatto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo un lasso di tempo che sembra interminabile, il dramma che nessuno avrebbe immaginato.

Dal corpo squarciato di Hanbei fuoriesce un grande getto di sangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' destinato ad allargarsi fino a divenire una tragica sconvolgente eruzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il volto dei protagonisti rispecchia quello che sta provando ogni spettatore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel corso di tutto il film non sono davvero mancate scene di duello o combattimento, e Kurosawa le aveva trattate con mano molto leggera.

Come un gioco, un gioco spettacolare e divertente.

Ora ci mostra tutto l'orrore della morte di un guerriero stroncato dalla spada dell'avversario.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non è un'opera disimpegnata come può apparire ad una lettura superficiale.

Sanjuro si congeda da noi pensieroso, obbligandoci a pensare a nostra volta.