Indice articoli

Secondo James Milton non esistono ritratti di William Adams, non sappiamo quindi come considerare quello presente in Wikipedia, la cui fonte non viene citata. Non ci sentiamo di escludere che sia autentico, non possiamo confermarlo. E' innegabile, per quello che vale,  una certa rassomiglianza con Richard Chamberlain (1934), l'attore statunitense che lo interpretò sullo schermo.

Nacque nel 1564 a Gillingham, un villaggio di pescatori nel Kent sulla costa orientale dell'Inghilterra, non lontano dall'estuario del Tamigi. Nel 1576, perso il padre, venne accolto come apprendista dal mastro d'ascia Nicholas Diggins in Limehouse, che si trova ora all'interno di Londra. Studiò a lungo anche astronomia e matematica, ritrovandosi al termine dell'apprendistato in condizioni di esercitare sia la professione di pilota che quella di mastro d'ascia.

Nel 1588 ottenne il suo primo comando sulla Richard Stiffield, una nave da trasporto addetta al rifornimento di armi e munizioni per la flotta inglese allestita per resistere all'invasione della Invincible Armada spagnola, che era comandata da sir Francis Drake, il primo inglese a ripetere l'impresa di Magellano e Pigafetta circumnavigando il globo terracqueo.

Ebbe poi diversi incarichi di comando per bastimenti civili e si sposò avendo due figli e rimanendo legato alla famiglia, cui inviò sempre sussidi dal Giappone. Ma se ne separò per sempre nel 1598 poiché dopo essere stato il primo inglese a raggiungerlo non abbandonò mai ppiù il Giappone.

Accettò in quell'anno l'incarico di pilota per la flotta olandese di cui abbiamo parlato, arruolandosi  assieme al fratello Thomas che doveva poi perire nel corso della spedizione. Fece buona impressione sul comandante della spedizione Jacques Mahu, e fu inizialmente assegnato al governo della nave ammiraglia Hoop. La flottiglia prese il mare il 24 giugno 1598.

Non devono meravigliarci le peripezie che dovette attraversare: anche imprese vittoriose tramandate nei secoli come quelle di Magellano o Drake dovettero pagare un prezzo altissimo. Nei primi mesi la flottiglia costeggiò l'Africa, cercando di rifornirsi di viveri prima di affrontare la traversata atlantica, ma un inconsiderato atto di forza contro una fortezza portoghese che rifiutava rifornimenti suscitò l'ostilità aperta dei già poco amichevoli padroni incontrastati di tutti i porti lungo la rotta.

Perso per malattia l'ammiraglio Mahu il comando venne assunto da Simon De Gordes, ma solo tre navi raggiunsero lo stretto di Magellano essendo stata la Buona Novella catturata dagli spagnoli, che ricoprivano in Sud America i ruolo di vigili guardiani che avevano in Africa i portoghesi mentre la Fede faceva ritorno a Rotterdam abbandonando l'impresa.

Varcare lo stretto non fu certamente facile: nei suoi primi incontri con Tokugawa, il futuro shogun, Adams mostrò una carta dello stretto indicando il percorso seguito, ricevendo ammirati complimenti per la sua abilità di pilota. Piloti capaci di affrontare il mare aperto e abili fabbricanti di navi da crociera erano esattamente quello che il Giappone andava cercando in quel tempo. Questo farà la fortuna di Adams, ma costituirà anche la sua gabbia dorata.

Nell'Oceano Pacifico le navi vennero separate dalle tempeste e solo dopo diverso tempo la Carità si ritrovò in un punto convenuto al largo del Peru con la Speranza. La Lealtà rimasta isolata e senza notizie delle altre navi raggiunse diversi mesi dopo l'Indonesia dove venne assalita e confiscata dai portoghesi. Le due navi superstiti decisero di tentare l'estrema risorsa di dirigersi verso il Giappone, che era solamente una delle mete alternative della missione, per sottrarsi alle ostilità degli spagnoli, ma lungo il tragitto la Speranza venne colata a picco in pochi minuti da una tempesta, senza che vi fossero superstiti.

Nonostante tutto, a distanza di quasi due anni dalla partenza, la Carità arrivò fino a Bungo, esattamente nello stesso porto di Oita ove quasi 50 anni prima era stato gettato dai marosi Fernão Pinto.

Quegli anni non erano passati senza conseguenze: una numerosa colonia gesuita aveva la sua base a Nagasaki, sull'altro versante dell'isola, ma gesuiti erano presenti ovunque ed avvistarono la nave che si dirigeva faticosamente verso il porto, pregando le autorità locali di soccorrere quei probabili naufraghi, senza probabilmente avvertire i loro superiori dell'evento data la distanza che li separava da Nagasaki. Non appena appreso che si trattava non di spagnoli o portoghesi come avevano immaginato ma di una spedizione olandese, cambiarono però immediatamente registro. Accusando i nuovi arrivati di essere pirati e nemici della loro fede e del loro popolo. Più che le risposte fornite da Adams alle autorità giapponesi fu probabilmente questa contraddizione dei gesuiti, che avevano fino ad allora sostenuto di provenire da un mondo ove regnava la pace e la concordia, ad allarmare i giapponesi.

La dinastia degli Otomo era tramontata, e sembra che il potere in Bungo venisse esercitato all'epoca da una sorta di brigante, ma che doveva comunque essere in qualche modo in contatto con le autorità legittime tantevvero che quasi immediatamente venne sostituito nel trattare la vicenda dal governatore della regione, Terasawa. Dopo 9 giorni di detenzione, in cui venne comunque trattato con rispetto, Adams venne prelevato ed inviato ad Osaka, diverse centinaia di chilometri più a nord, nell'isola principale di Honshu.

Venne lì sottoposto ad interrogatorio da parte di una persona che identificò, vista la sontuosità dell'apparato e dello stesso Castello di Osaka, impenetrabile fortezza che celava al suo interno un meraviglioso parco, come il re del Giappone.

Milton spiega invece che si trattava di uno dei 5 componenti del Consiglio degli Anziani che governava il paese dopo la morte di Toyotomi Hideyoshi, il cui figlio ed erede aveva solo 5 anni: Yeyasu Tokugawa. L'uomo che 25 anni prima aveva provocato la sanguinosa battaglia di Nagashino ponendo fine all'avventura dei Takeda.

Stava in quel momento terminando i preparativi per mettere in opera il suo piano: impadronirsi del potere assoluto. Dopo avere attirato dalla sua parte quanti poteva, riunendoli nella Armata dell'Est, si preparava ad affrontare i suoi nemici, dichiarati od occulti, che si stavano addensando sotto le bandiere della armata dell'Ovest.

La battaglia decisiva per le sorti del Giappone nei secoli venturi, quella di Sekigahara, si sarebbe combattuta sei mesi dopo.

Dobbiamo precisare prima di inoltrarci ancora che il testo di Milton offre numerosi spunti degni di approfondimento ma non può essere considerato un testo definitivo che risponda a tutte le domande, vuoi per un eccesso di semplificazione della complicata storia, vuoi per un sospetto di eccessive imprecisioni nelle traduzioni delle eterogenee fonti.

Yeyasu Tokugawa non faceva parte del Bugyo, il Consiglio degli Anziani, bensì del Tairo, Consiglio dei Reggenti che ne aveva molto ridotto attribuzioni e potere, causandone logicamente la forte opposizione. La figura più rappresentativa del Consiglio degli Anziani, Ishida Mitsunari, fu al contrario il più fiero nemico di Tokugawa e comandava l'Armata dell'Ovest a Sekigahara.

Il castello di Osaka non apparteneva a Tokugawa, che vi risiedeva in quel momento solo a causa della sua funzione di Reggente a sostegno dell'erede di Toyotomi Hideyoshi, Hideyori, fino al raggiungimento della maggiore età. Nel 1590, quindi 10 anni prima, gli erano stati assegnati da Hideyoshi i possedimenti degli sconfitti Hojo, con capitale Edo. Probabilmente lo stesso Adams non era al corrente di tutte le varie questioni dinastiche né si capisce perché avrebbe dovuto esserlo: doveva essere solo una fonte di informazioni e non era necessario ricambiarlo.

Milton cita dalle memorie di Adams scritte molto tempo dopo: «.. gli uomini ricevettero un nuovo messaggio.  "L'imperatore comandò che la nostra nave venisse portata nella parte più orientale del paese", ossia ad Edo». Il virgolettato è palesementte incongruo, non essendo mai stato Tokugawa imperatore nè avendo mai avuto intenzione o possibilità di divenirlo e lascia sospettare che Adams non sia mai stato informato nemmeno dell'esistenza di un imperatore residente a Kyoto. Senza dimenticare che Edo sì trova sì sulla costa orientale, ma esattamente come Osaka ed è quindi probabile che nemmeno gli sia stato consentito, pur essendo pilota o forse proprio per questo, di conoscere dettagliatamente la geografia del Giappone

Tornando a Tokugawa, costui discendendo alla lontana dalla famiglia Minamoto era l'unico dei capi militari dell'epoca che potesse legittimamente aspirare alla carica di comandante supremo politico e militare: shogun. Le due fazioni avverse erano destinate a scontrarsi sul campo. Il terreno destinato allo scontro era facilmente identificabile: a nord del Kinai, il distretto imperiale, là dove era possibile tenere contemporaneamente sotto controllo le tre strade che conducevano ai potenti feudi del nord: Tokaidô, Tosandô e Hokuridô. E lì avvenne la battaglia decisiva, a Sekigahara.

Quando Adams parla della decisione "dell'imperatore" di trasferirli ad Edo è probabilmente in occasione di un episodio importante dei preliminari di guerra: Tokugawa, attirato dalla ribellione di Uesugi Kakegatsu, figlio adottivo di Uesugi Kenshin che avevamo visto fiero avversario di Takeda Shingen alcuni decenni prima, abbandonò Osaka spostandosi ad est. Non appena fu partito MItsunari occupò Osaka tentando di consolidare il suo potere nelle regioni limitrofe, ma il suo piano non riuscì. Tokugawa tenne a bada la ribellione per mano dei potenti alleati Date Masamune e Mogami Yoshiakira senza allontanarsi dalla regione nevralgica anzi concentrandovi ingenti forze.

MIlton attribuisce alle armi prelevate dalla nave di Adams una influenza non trascurabile sulle sorti dello scontro, citando non meglio precisate fonti spagnole. Ma Tokugawa era una persona estremamente pragmatica, e si era già rifornito a sufficienza presso i portoghesi. Lui stesso a Sekigahara indossò una armatura occidentale di stampo chiaramente iberico.

Quasi 200.000 uomini si scontrarono a Sekigahara, tra cui circa 10.000 archibugieri. Non possono avere spostato alcun destino i 500 moschetti e 19 cannoni che facevano parte del carico della Carità e non abbiamo nemmeno prove certe che vennero utilizzati. La battaglia venne combattuta con continui capovolgimenti di fronte e in condizioni atmosferiche avverse, tra una fitta nebbia e con le truppe che affondavano in un viscido fango (Turnbull, Le battaglie dei samurai, Melita, p.108-122). In condizioni del genere era difficile lo schieramento delle artiglierie. Lo stesso problema avrebbe 2 secoli dopo impedito a Napoleone di utilizzarle al meglio nella battaglia di Waterloo, condannandolo alla sconfitta.

Del resto qui il resoconto di Milton non sembra all'altezza delle accurate ricerche e verifiche fatte altrove: si va con disinvoltura dal «Gli uomini erano addestrati a combattere fino alla morte, e le rese erano moto rare. Le truppe sconfitte preferivano suicidarsi che essere catturate» di p. 123 al «Le truppe di Yeyasu sentirono il profumo della vittoria e rinnovarono l'offensiva quando si accorsero che i nemici, terrorizzati, fuggivano a gambe levate guidati dal loro ignobile comandante» di p. 124.

Comunque sia, la battaglia si concluse con la completa vittoria dell'Armata dell'Est mentre Ishida Mitsunari, catturato qualche tempo dopo, si tolse la vita commettendo seppuku a Kyoto. Rifiutò sprezzantemente i frutti che gli venivano offerti in segno di rispetto prima dell'esecuzione della cerimonia, dichiarando che non voleva avere problemi di digestione.

Da allora in poi Tokugawa, che avrebbe assunto ufficialmente il titolo di shogun nel 1603, ebbe modo di pianificare con più calma il destino di William Adams. Qui si arresta il racconto di Clavell, e continua quello di Milton, ma con incolmabili lacune dovute alla insufficiente documentazione.

Adams non doveva mai più abbandonare il Giappone: aveva inizialmente manifestato il proposito di ritornare in patria e ricongiungersi alla sua famiglia (aveva una moglie ed una figlia), cui non dimenticò mai di inviare, o perlomeno tentare di inviare, dei sussidi. Scrisse a questo proposito numerose lettere per mettersi in contatto con gli armatori inglesi dislocati in patri o presso i possedimenti inglesi in Asia, ma  non ne ebbe sotanzialmente risposta.

Viene con forse eccessiva disinvoltura attribuita a Yeyasu Tokugawa un esplicito divieto al ritorno di di Adams in patria. In realtà non ne abbiamo alcuna prova documentale: le suppliche di Adams al suo signore, che per il resto gli assegnò una proprietà ad Hemi con relative rendite e lo trattò sempre con riguardo, non potevano essere che platoniche: Tokugawa non disponeva di navi ed equipaggi ben formati che potessero consentire il ritorno di Adams in patria, i tentativi dello stesso inglese di allestire una flottiglia in loco non dovettero andare a buon fine, se nel corso di alcuni viaggi successivi dovette fare ricorso ad imbarcazioni continentali.

In realtà, quando ne ebbe finalmente l'occasione, fu lo stesso Adams a rinunciare al ritorno in patria. L'occasione gli venne fornita dall'arrivo di una missione commerciale inglese, che si stabilì dapprima a Bungo ed aprì poi un fondaco ad Hirado grazie alla intermediazione di Adams.

Nonostante gli sforzi di Adams tuttavia i rapporti tra l'Inghilterra ed il Giappone non dovevano mai decollare, e le stazioni commerciali vennero abbandonate nel 1623. Adams era scomparso 3 anni prima, lasciando i suoi averi alla famiglia inglese. Quella che si era intanto formata in Giappone venne confermata dai successori di Tokugawa Yeyasu nel possesso della tenuta di Hemi. Se ne perdono in seguito le tracce.

La memoria è però ancora viva: Una località di Tokyo è nota come Anjin-cho (il quartiere del Pilota), e ogni anno un festival in suo ricordo, l'Anjinsai, viene tenuto a Shizuoka nella città di Ito, con la partecipazione della Ambasciata d'Inghiterra che seleziona tra gli addetti militari chi debba impersonare nella sfilata storica William Adams.