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L'atelier del maestro Kô Syu ha organizzato nel dicembre 2009 una esposizione presso il Centro Culturale dell'Ambasciata del Giappone a Bruxelles. Il tema era surrealista: Ceci n'est pas un bouquet.

 

L'accostamente tra un movimento artistico occidentale moderno come il surrealismo e un'arte che viene da un lontano passato orientale potrebbe sembrare azzardato.

Ma esaminando da vicino queste opere la sensazione soggettiva era molto diversa, saremmo tentati di parlare di un "surrealismo realista".

 

Il Centro Culturale dell'Ambasciata del Giappone in Belgio è situato ai margini del "Quartiere Europeo", dove si concentrano la Commissione Europea, il Consiglio d'Europa ed il Parlamento.

Vi si affollano modernissimi quanto a volte disumani palazzi di vetro e cemento che ospitano sia gli altri uffici ed agenzie europee che la fitta schiera, sempre crescente, di istituzioni nazionali, regionali e locali, di mezzi di informazione e centri di lobbyng che hanno necessità di una antenna sul posto.

 

 

 

 

 

 

Il Centro Culturale dal canto suo è da una parte immerso nel caotico movimento di ogni metropoli moderna, ancora più caotico visto che ci troviamo nell'epicentro politico e di conseguenza anche economico e sociale dell'Unione Europea, visibile attraverso le ampie vetrate.

Dall'altra parte ne rimane estraneo: il rumore del traffico giunge attutito e contribuisce a ricordare che esiste una distanza tra il mondo della contemplazione e quello dedicato - fin troppo e a volte senza scopo apparente - all'azione.

Aderendo in pieno al tema ed allo spirito dell'esposizione molti artisti hanno tentato di spiegare nei cartellini di accompagnamento cosa non rappresentava la loro opera, piuttosto che non quello che intendeva dire o trasmettere.

 

Non abbiamo la competenza di giudicare queste opere d'arte, nemmeno potremmo decifrare a quale stile di ikebana, dei cinque principali, appartiene l'atelier. Sarà quindi meglio lasciare la "parola" alle immagini e lasciare che ognuno si senta libero di ammirarle e di trarne le proprie personalissime sensazioni, senza tentare di analizzarle e di definirle.

Avremo, ve lo diciamo subito, un rimpianto: quello di non poter pubblicare tutte le opere, che tutte quante meriterebbero di essere contemplate. L'esposizione purtroppo è durata pochi giorni, ma questi lavori sono per loro stessa natura caduchi e deperibili, per quanto venissero sottoposti ogni giorno a meticolose manutenzioni.

Forse proprio in questo risiede parte del loro fascino, nel sapere che non potremo goderne a lungo, che la stagione della loro fioritura è effimera come quella dei ciliegi, simbolo del Giappone.