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L'epica samurai è universalmente conosciuta nel mondo - anche se molto spesso superficialmente - ma non tutti sanno che nella tradizione guerriera del Giappone c'è anche uno spazio importante per il valore femminile.

Ancora oggi infatti alcune tipologie di lame - il kwaiken ad esempio - un corto pugnale - e la naginata - una alabarda lunga circa 230cm - vengono considerati tipicamente femminili.

L'arte ukiyo-e ci permette anche di sapere qualcosa di più sulle musha onna, le donne guerriero che hanno popolato ed arricchito di molti temi la cultura giapponese.

Tomoe Gozen visse nel turbolento e leggendario periodo che vide anche le gesta di Minamoto no Yoshitsune XII secolo).

Amò il prode generale Kiso Yoshinaka, che guidò il clan dei Taira a numerose sanguinose vittorie contro gli Heike ma incorse come molti altri compreso Yoshitsune nella feroce gelosia di Minamoto no Yoritomo. Questi riuscì infine nel suo progetto di arrivare al potere supremo iniziando una dinastia di shogun che avrebbe governato il Giappone, sia pure attraverso turbolenti adattamenti dinastici, per diversi secoli.

Yoshinaka, sconfitto da Yoritomo, prima di essere ucciso ordinò all'eroina Tomoe Gozen di mettersi in salvo.

Nel trittico opera del grande Utagawa Kuniyoshi (歌川 国芳, 1798 - 1861), di cui lo spazio tiranno ci costringe a pubblicare solo la parte centrale, vediamo Tomoe combattere contro il generale Wada Yoshimori, raffigurato nella parte destra, mentre al suo fianco sinistro la assiste l'altra onna musha Yamabuki, anchessa attendente ed amante del prode Yoshinaka.

Le leggende narrano che dopo averlo strenuamente combattuto in battaglia Tomoe Gozen divenne infine amante di Yoshimori.

Kuniyoshi la raffigura sullo sfondo glorioso dei raggi del sole, alta sul suo cavallo mentre gli altri personaggi sono a piedi, rivestita di una splendida armatura ed apparentemente imperturbabile anche nel pieno di un accanito duello contro un eroe che evidentemente non la lasciò indifferente.

 

 

 

 

 

Opera del sommo Utagawa Hiroshige (歌川広重, 1797 – 1858) questa stampa raffigura l'eroina o-Sono, donna guerriero di grande reputazione, vissuta nel tardo XVI secolo e le cui gesta vennero trattate nell'opera del teatro bunraku intitolata Hikosan gongen chikai no sukedachi, riadattata in epoca successiva per il teatro kabuki.

Hiroshige la rappresentò nel suo album Chuko adauchi zue dedicato alle vendette (adauchi)) motivate dalla lealtà e dalla pietà filiale.

Il padre di Sono, il maestro di spada Ichimisai, viene ucciso a tradimento assieme ad una altra figlia ed al nipotino Yasamatsu, di cui non viene però ritrovato il corpo. In realtà è stato salvato da Keyamura Rokusuke, discepolo di Ichimisai cui era stata promessa in sposa Sono, senza che lei ne fosse ancora a conoscenza né lo avesse mai incontrato.

Giunta casualmente alla dimora di Rokusuke riconosce il kimono blu del nipotino, steso ad asciugare, ed immagina di trovarsi di fronte all'assassino, sguainando la spada per avere immediatamente la sua vendetta.

Provvidenzialmente il bambino interviene per salvare Rokusuke, pemettendo di chiarire l'equivoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche Tsukioka Yoshitoshi (月岡 芳年, 1839-1892), fecondo artista attivo in epoca Meiji, ha raffigurato le gesta di Sono, che si usò più tardi chiamare o-Sono in segno di ammirazione e rispetto.

Nella rappresentazione di Yoshitoshi l'eroica Sono è armata di un aikuchi (daga con montatura essenziale, adatta per essere celata nelle vesti) e sta aggredendo Rokusuke.

Costui non era persona dappoco, si distinse per valore divenendo uno dei più noti seguaci di Toyotomi Hideyoshi, che in una serie di cruente battaglie arrivò al potere supremo.

Rokusuke sta tentando di proteggere col suo corpo Yasamatsu, che Yoshitoshi ha immaginato come un bimbetto ancora in fasce, quindi non in condizione di intervenire e farsi riconoscere.

Splendido come sempre il kimono di Sono, mentre Rokusuke viene reso in abbigliamento formale e non in quello rustico che aveva immaginato l'arte di Hiroshige.

 


 

 

Oi è una eroina legata al cicio di leggende che raccontano le gesta del generale cinese Fan Kuai (Hankai) vissuto tra il III e il II secolo a.C.

Hokusai ce la rappresenta in abiti tipicamente giapponese, intenta ad offrire sake ad Hankai versandolo dal komodaru, la tradizionale botte.

Le dimensioni del komodaru e del 'piattino' in cui era costume bere il sake retto dal generale rendono platealmente l'idea della straordinaria forza sia di Oi che di Hankai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Utakawa Kunisada (1786-1865): l'imperatrice guerriera Jingo Kogo (Jingū), che si dice abbia conquistato la Corea combattendo anche quando era incinta.

E' una figura leggendaria vissuta nel III secolo.

Rimasta vedova dopo la morte dell'imperatore Chūai assunse la reggenza governando il Giappone fin quando ii figlio Ōjin non fu in grado di salire al trono nell'anno 269, divenendo il 15. imperatore nella storia del Giappone.

Gli storici dubitano perfino della esistenza di questa leggendaria rovina, tuttavia la sua presunta tomba (misasagi ) si trova nella città di Nara.

Esistita o meno, la sua figura è comunque rappresentativa di quanto erano ritenute in grado di fare le onna musha-e nell'immaginario del popolo giapponese.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dobbiamo qui aprire una parentesi, solo apparentemente prosaica.

Non esiste alcun ritratto di Jingū e del resto non potrebbe essere altrimenti trattandosi di un personaggio sospeso tra storia e leggenda.

E' tuttavia stata la prima donna ad essere raffigurata in una banconota giapponese.

Il ritratto, ovviamente di fantasia, venne eseguito nel 1881 da Edoardo Chiossone (1833-1898) che era stato assunto dal governo giapponese in qualità di consulente per la creazione di un poligrafico di stato.

Deceduto in Giappone, Chiossone ancora riposa in quella terra. Era un appassionato e competente raccoglitore di opere d'arte, che lasciò per testamento allo stato italiano. Pochi anni dopo la sua morte venne inaugurato a Genova, la sua città, il Museo d'Arte Orientale a lui intitolato.

 

Anche Kunisada trovò ispirazione dalle imprese della leggendaria Tomoe Gozen.

Dopo la morte di Kiso no Yoshinaka durante la battaglia del fiume Uji river, Tomoe alla testa delle sue truppe continuò a combattere valorosamente,

Afrontò e vinse in duello l'uno dopo l'altro Uchida Ieyoshi, Hatakeyama no Shigetada e Morishige no Musashi.

Solo alla fine, esausta, venne vinta e catturata da Wada no Yoshimori.

Nella stampa tuttavia non viene menzionato nessuno di questi personaggi, Tomoe sta invece avendo ragione di Musashi Saburo Zaemon Arikuni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Ci rimane ancora molto da scoprire su questaltro episodio raffigurato da Kunisada.

Sasaki Moritsuna fu un generale del XII secolo agli ordini dei Minamoto nel corso della guerra Genpei che abbiamo già ripetutamente menzionato, nel corso della quale i Taira vennero definitivamente debellati ed i Minamoto presero il potere abbandonandolo solo diversi secoli dopo.

Moritsuna era un valoroso guerriero, e l'episodio più noto della sua epopea è legato alla battaglia di Kojima nel corso della quale guidò le sue truppe all'assalto guadando temerariamente lo stretto di mare che separava questa isola da quella principale di Honshu, essendo stato informato da un pescatore dell'esistenza di una secca che gli avrebbe permesso il passaggio.

Durante il vittorioso assedio della fortezza nemica comandata da Jo no Sukimori la figlia di questultimo. armata di tutto punto, combattè valorosomente.

Qui la vediamo mentre cerca di evitare lo sfondamento delle porte del castello da parte degli assalitori.

Nonostante tutto verrà catturata da Moritsuna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E rimane e rimarrà sempre molto da scoprire anche sul mondo delle musha onna.

Nelle ultime due stampe di questo articolo, vengono raffigurata ancora una volta l'impavida Tomoe Gozen e l'imperatrice Jingu.

Sono però opere di un artista attivo in epoca Meiji e che ha già adeguato le sue scelte artistiche per tenere conto delle tecniche e in una certa misura anche del gusto occidentali.

Si tratta di Tsukioka Yoshitoshi (1839-1892) di cui abbiamo già visto il ritratto di o Sono.

Tomoe Gozen viene da lui raffigurata con l'arco impugnato nella sinistra mentre con la destra controlla il focoso cavallo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nell'ultima stampa, che risale al 1879, ritroviamo l'imperatrice Jingū.

Anchessa impugna l'arco, ricordiamo che l'arco era arma originariamente riservata ai nobili, tantevvero che la via del guerriero era definita originariamente kyu ba no michi: la via dell'arco e del cavallo.

Indossa però l'armatura sopra un curioso vestito ottocentesco di stampo occidentale in cui immagineremmo piuttosto la regina Vittoria d'Inghilterra.