Elisabeth Rochat De la Vallée
A study of qi
in classical text
Monkey Press, 2006

 

 

E' necessario o perlomeno utilie consultare un testo che ci propone di studiare il concetto del qi attraverso i testi classici cinesi?

La domanda è ovviamente retorica, sappiamo tutti che il concetto di ki (in giapponese) o qi (in cinese) è universale e travalica le culture e le epoche, anche se non tutte sono riuscite a darne una definizione esatta.

O forse non tutte ne hanno sentito il bisogno. In occidente ad esempio si tende a circoscrivere l'utilizzo della parola spirito, con cui spesso si tenta di rendere il significato di ki/qi all'ambito religioso.

Eppure la cultura occidentale non ha mai avuto un atteggiamento del genere: basti pensare che vengono, con una sfumatura di significato molto bella, chiamati spiriti gli accenti o le intonazioni particolari che hanno alcune vocali nel greco antico. O che parlando di una persona di spirito intendiamo descrivere una attitudine che si pensa tuttaltro che religiosa.

Essendo comunque a conoscenza del fatto indiscutibile che la cultura giapponese deve molto a quella cinese, e le è debitrice assoluta del sistema di scrittura, studiare il concetto di qi nei classici cinesi significa risalire all'origine di questa idea.

E' magari l'occasione di scoprire, con una certa sorpresa, che l'ideologia cinese ha già preso in esame il problema per diversi secoli, prima che esso arrivasse in Giappone, e lo ha elaborato in modo tale che non è più possibile ripercorrere il cammino del pensiero se non varcando lo stretto di mare che separa il Giappone dalla Cina.

Troviamo ad esempio nel testo della Rochat de La Vallée una analisi acurata delle origine dell'ideogramma qi (che è naturalmente quello passato tale e quale in Giappone ove è divenuto ki).

Sembra dunque che l'intero ideogramma non appaia in alcuno dei primi testi, mentre appare invece la parte esterna, che abbiamo evidenziato nell'immagine.

Presente anche in alcune iscrizionni oracolari ha il significato di rivolgere il proprio pensiero verso il cielo per chiedere qualche cosa, che sia un beneficio materiale o la risposta ad una domanda.

Nel corso del secondo secolo A.D. tuttavia nel dizionario riformato Shuowen Jizei viene attribuito a questo radicale il significato di vapore che sale verso il cielo formando delle nubi.

 

 

Non è in realtà un significato totalmente distante dal primo, potendo essere una valida rappresentazione materiale della idea precedente, ma la ragione di questa interpretazione sembra essere stata più banalmente lo smarrimento, la dimenticanza del significato originario.

A motivare la nascita di questo vapore, che sale dalla terra verso il cielo, viene inserito per formare l'ideogramma qi il simbolo che rappresenta il grano che viene cotto.

Ed è questo significato, ed è questa etimologia quella che probabilmente circa 5 secoli dopo arriva in Giappone, traformandosi ulteriormente nelle spiegazioni dottrinarie nel simbolo di una pentola a vapore ove sta cuocendo del riso.

Esistono naturalmente domande molto più pregnanti di queste, a partire dalla madre di tutte le domande: che cosa è il qi? Come si manifesta, come lo si coltiva?

Nessun libro può fornire una risposta esaustiva, ma alcuni possono essere buoni compagni di viaggio lungo il percorso, che non è mai noioso per quanto sia lungo ma dove a volte la solitudine può pesare e la buona compagnia far comodo.

Questo libro lo è.