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Masako e Yuko ne hanno ormai passate tante da far crollare anche le persone più irriducibilmente ottimiste.

Potrebbe essere l'inizio della fine, o perlomeno della rinuncia, ma è fortunatamente già scattato dentro di loro qualcosa, che li renderà invincibili.

Usciti dallo squallido locale, si ritrovano di notte in una località ancora più squallida, dove però decidono di abbandonarsi ai sogni.

Se sono stati trattati in modo indegno in quel locale, il bar che apriranno quando i tempi saranno migliori, il Giacinto, riserverà ad ogni cliente un trattamento impeccabile.

E se non troveranno i locali adatti lo apriranno là, all'aperto, continuando a generale richiesta servire i clienti anche in caso di pioggia.

 

 

 

Dopo avere a lungo bisticciato scherzosamente con Masako per decidere i colori e la disposizione dell'insegna del locale, Yuzo sente il bisogno di fare una prova.

Servirà il primo caffé a Masako, che deve immedesimarsi nei panni della prima cliente.

Naturalmente confermerà di essersi sentita completamente soddisfatta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo dopo diverso tempo i due giovani si rendono conto di avere attirato con la loro burlesca messa in scena tutti gli sfaccendati dei dintorni.

Uomini e donne, vecchi e bambini, immobili a guardare la strana rappresentazione che avviene davanti a loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I due devono allontanarsi, ma sono finalmente immersi in una atmosfera magica in cui le cose possono andare solo di bene in meglio.

Troviamo in questa scena due elementi ricorrenti nelle opere di Kurosawa: la luna innanzitutto, presente in tanti film che dobbiamo rinunciare ad elencarli e rimandiamo alla sua filmografia.

E l'altalena, dove adesso Yuzo e Masako giocano infantilmente e che alcuni anni dopo sarà lo sfondo dell'addio alla vita del protagonista di Vivere.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dall'alto dell'altalena, lo sguardo di Yuzo cade su un cartello lì vicino.

Indica la direzione dell'Auditorium, dove si è tenuta l'esecuzione della sinfonia Incompiuta di Schubert, evento che è rimasto per loro incompiuto di nome e di fatto, è lì vicino.

Perché non andarci?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Correndo ancora una volta a perdifiato, mano nella mano, ma stavolta con la sicurezza di trovare quanto vanno cercando, raggiungono l'Auditorium.

E' all'aperto, quindi nessuno impedisce loro di entrare, e si siedono nella platea umida dopo la pioggia, sotto un cielo in cui le luci della città si alternano a quelle delle stelle.