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Nagisa Oshima: 1983 - Furyo

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Nagisa Oshima: Furyo (Merry Christmas mr. Lawrence)
1983
David Bowie, Tom Conti, Ryuichi Sakamoto, Takeshi Kitano

 

Furyo (俘虜, prigioniero di guerra) è il titolo con cui è maggiormente conosciuta questa opera di Oshima(1932-2013), la prima che ebbe vasta diffusione in occidente e lo sottrasse alla fama immeritata di regista interessato solo ai temi della sessualità, che si riteneva spingesse fino ai limiti della pornografia. Anche Furyo venne interpretato dalla critica, e soprattutto pubblicizzato dai media, come un film centrato sull'attrazione sessuale. E' in realtà un'opera inquietante e necessaria, che scende molto più in profondità. E, lungi dall'emettere sentenze, accusa tuttavia spietatamente non solo le convenzioni ed i rituali giapponesi, come si è detto anche sin troppo, ma anche quelli europei.

 

 

Il titolo Merry Crhistmas mr. Lawrence allude ad una frase di commiato, che è anche commiato dalla vita, pronunciata all'indirizzo dell'unico protagonista che sopravviverà, il colonnello dell'esercito britannico John Lawrence, prigioniero di guerra nel 1942 nell'isola di Java ed ufficiale di collegamento tra il comando e le truppe internate, grazie alla sua conoscenza del giapponese.

E' evidente che il personaggio ha dei tratti autobiografici in quanto Furyo è tratto liberamente da due romanzi dello scrittore e antropologo sudafricano Laurens (= Lawrence) Van Der Post (1906-1996), The seed and the sower ((Il seme ed il seminatore) e The night of the new moon, tuttora inediti in Italia per quanto ne sappiamo.

Durante la seconda guerra mondiale Van Der Post venne arruolato nell'esercito inglese, destinato ai servizi di intelligence e al termine dell'addestramento assegnato col grado di capitano al comando del maggiore Orde Wingate, che si distinse guidando geniali e spericolate azioni di guerriglia in Etiopia ma venne sempre considerato dall'alto comando un personaggio utile ma incontrollabile, al limite della follia.

E' verosimile che il maggiore Jack Celliers, seconda figura portante dell'opera, sia ispirato o in qualche modo influenzato da Wingate.

Al termine delle operazioni in Etiopia Wingate fu destinato al fronte asiatico dove creò i chindits, unità di penetrazione che venivano paracadutate oltre le linee nemiche per azioni di sabotaggio e guerriglia. Arrivò al grado di generale e scomparve nel 1944 in un incidente aereo. Il nome chindit deriva dalla pronuncia dialettale birmana del termine Chinthe che identifica gli animali mitologici - leogrifi - le cui raffigurazioni in pietra sono poste a guardia dei templi.

Laurens Van Der Post (1906-1996) divenne ufficiale di collegamento con le truppe olandesi nell'isola di Java grazie alla sua conoscenza della lingua dovuta alle origini boere. Nel 1942 dovette arrendersi alle truppe giapponesi: essendo incaricato della evacuazione del personale strategico era dovuto rimanere sul posto fino all'ultimo senza poter fuggire.

Anche nei campi di prigionia mantenne le sue funzioni, estendendole ai contatti con il comando nipponico poiché conosceva anche qualcosa della lingua giapponese, sia pure non al livello di padronanza che ha il colonnello Lawrence del film. Ma si adoperò soprattutto per mantenere alto il morale dei prigionieri: organizzò a questo scopo addirittura un campus a livello universitario dove i prigionieri potevano perfezionare o riprendere i loro studi, dotato di numerose facoltà.

Al termine della guerra si occupò delle trattative di resa con l'esercito occupante, fu poi consulente del governo olandese nelle lunghe e difficili trattative che avrebbero dovuto portare all'indipendenza dell'isola. Iniziò a scrivere delle sue esperienze di POW (Prisoner Of War) nel 1954 con A bar of shadow, Seguirono poi nel 1963 e nel 1970 gli altri due titoli che abbiamo già citato. E' noto anche per i suoi documentari sulla cultura africana, boscimane in particolare.

La trama di Furyo è lineare, ed i personaggi principali sono solamente quattro, due per ogni parte in campo. Sono abbinati tra di loro da un intricato gioco di somiglianze e contrasti: Il gelido idealista Yonoi (Ryuichi Sakamoto) è attratto e respinto dall'impetuoso e misterioso Celliers (David Bowie), il rozzo Hara (Takeshi Kitano) si confronta con l'intellettuale Lawrence (Tom Conti).

Le origini della carriera artistica di Bowie - poco note - furono legate più al teatro ed alla recitazione che alla musica. Fu seguace del mimo Lindsay Kemp che lo fece esordire nel 1967 a 20 anni, ed anche prima e dopo Furyo sostenne numerosi ruoli sullo schermo. Al momento è probabilmente la figura più rappresentativa della musica inglese.

Il personaggio di Jack "Strafer" (Mitraglia) Celliers è quello di un uomo cresciuto in Inghilterra in un ambiente rigido e legato a tradizioni impietose e fuori dal tempo. Probabilmente più di molte tradizioni giapponesi.

Ha trovato nella guerra uno sfogo alle sue inquietudini, ma l'attrazione/sfida con il suo omologo, il capitano Yonoi, pur obbligandolo alla ribellione e portandolo alla morte lo libererà da rimorsi e tormenti.

Sakamoto iniziò la sua carriera artistica, dopo la laurea in composizione musicale a Tokyo, nel gruppo conosciuto come Yellow Magic Orchestra, ed è noto soprattutto come compositore. E'  importante la sua produzione anche come cantante solista. Dopo Furyo affrontò altre colonne sonore, vincendo l'Oscar con L'ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci.

Il suo personaggio è quello di un uomo raffinato e legato indissolubilmente alla tradizione, le cui certezze vengono messe in dubbio ed infine fatte crollare da un nemico che si rivela più vicino a lui di quanto potesse mai immaginare, e più forte di quanto sembravano indicare la condizione di prigionia e l'apparente assenza di principi morali. Celliers ne ha e li rispetta, ma non sono quelli che un ufficiale nipponico potrebbe immaginare. L'impassibilità e l'alterigia di Yonoi si tramutano velocemente in isterismo e violenza di fronte alle lucide provocazioni di Celliers.

Thomas Conti è un attore scozzese di origini italiane, molto apprezzato in ambiente teatrale e divenuto col tempo regista e scrittore.

La sua prestazione nel film è rimarchevole. Se il suo personaggio - quello di un uomo che ammette i suoi dubbi in un mondo pieno di false certezze -  non fosse stato credibile la struttura stessa dell'opera sarebbe crollata.

Ha il compito proibitivo di mediare tra due civiltà lontane ed apparentemente incompatibili, per quanto meno lontane e meno incompatibili di quanto credano e quanto sembrino. Ma soprattutto nei loro difetti, e nella obbedienza incondizionata ad antiche convenzioni spesso oramai prive di senso, mentre sembrano rimanere a distanze siderali nei loro aspetti migliori.

Takeshi Kitano, conosciuto inizialmente come Beat Takeshi dai suo duetti comici con il collega Beat Kiyoshi (Kiyoshi Kaneko) e specializzato poi nei ruoli di gangster (yakuza), divenne infine  uno dei più noti, anche se controversi, registi giapponesi.

E' anche lui una scommessa vincente di Oshima. Non ancora costretto dall'incidente in moto del 1994 ad una immobilità facciale che i suoi detrattori hanno interpretato come incapacità di recitare, rende plausibile un personaggio contraddittorio.

Il sergente Hara, rozzo brutale ed istintivo quanto è raffinato e apparentemente controllato Yonoi, si dimostra però improvvisamente capace di insospettate sensibilità, facendo da contraltare alle irrefrenate ed ancor più brutali esplosioni d'ira del suo superiore.

L'assegnazione dei ruoli principali a due notissimi personaggi della musica moderna (Sakamoto e Bowie), due idoli delle folle e non solo nei rispettivi paesi, e talvolta in odore di scandalo, lasciò il sospetto che si trattasse solamente di una fredda mossa pubblicitaria, mirata ad incrementare gli incassi sfruttando la morbosità del pubblico. La scelta di Kitano sembrava confermare questa impressione e quella di Conti contradditoria con le altre.

Eppure le  quattro interpretazioni sono perfettamente calibrate, con una nota particolare di merito per quella di Bowie, il cui ruolo lo obbliga ad esprimersi più con sottintesi e con silenzi che con vistose esibizioni dei propri sentimenti e delle proprie idee.

Ryuichi Sakamoto curò anche la pregevole colonna sonora del film, che contribuisce a mantenerne la tensione senza diventare ossessiva, e cui sembrano essersi ispirati o ricollegati, forse anche incosciamente, alcuni temi presenti ad esempio nelle opere di Hayao Miyazaki. Citiamo il tema strumentale Forbidden colours, che accompagna il colloquio tra Hara ed Lawrence in cui viene pronunciata per la prima volta la frase fatidica: Merry Christmas, mister Lawrence. Ha avuto grande successo negli anni seguenti, e non cessa di essere popolare.

 

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