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Kei Kumai: 1989 - Morte di un maestro del te - La sfida di Rikyu

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La gioia di Honkakubo e Toyobo nell'incontrarsi  è evidente, ma Toyobo è inflessibile nel rimproverare l'allora giovane discepolo. Per inseguire la non raggiungibile ombra di Rikyu, si è ritirato dal mondo.

Non è quello il suo destino, non è quella la via a cui Rikyu l'aveva preparato.

“E' per piangere la morte del tuo maestro che sei andato via? Non hai scelta, la tua via è segnata. Sei ancora giovane per allontanarti da questo mondo, devi invece lavorare duramente e fare dell’arte del te la ragione della tua vita. Diventa tu stesso un maestro del te!.”

La sceneggiatura originale prevedeva una ulteriore frase di Toyobo, probabilmente tagliata per la necessità di condensare i tempi dell'azione:

"Una volta entrato in questo mondo del te, non otterrai nulla finché non avrai stablito la tua posizione come maestro. Ne sei cosciente?"

Durante la cerimonia che Toyobo offre ad Honkakubo, i ricordi di entrambi vagano lontano.

Toyobo rammenta i lunghi periodi di guerra, ed in particolare le tante cerimonie officiate dal maestro Rikyu per offrire il te ai valorosi guerrieri in armi, pronti ad affrontare la morte all'alba.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Dalla morte del maestro Rikyu a quella del maestro Kokei trascorsero sei anni. Erano i due pilastri del loro tempo.

Un tempo in cui l'arte del te, per i samurai, aveva ancora un significato.

I guerrieri, assorti nella cerimonia del te, dimenticavano ogni cosa prima di gettarsi nella mischia.

Ove incontravano la morte".

 

 

 

 

 

 

 

 

Non se ne fa cenno nel film, ma la storia tramanda che nel corso del sanguinoso assedio di Odawara i generali di Hideyoshi ricevettero l'ultimo te da Rikyu mentre sul fronte opposto i generali nemici lo ricevevano dal maestro Sojii.

Rikyu officia alla cerimonia, impassibile e distante, come un nume.

Secondo Toyobo, la statura morale di Rikyu andava oltre gli umani confini. Aveva fatto dell'arte del te la sua ragione di vita. Ma fu proprio questa sua immensa forza che gli impedì di continuare a vivere.

 

 

 

 

 

 

Fu in realtà lui, lo stesso Rikyu, a strappare l'ordine al signore Hideyoshi.

Ogni volta che si recava da lui per la cerimonia, Rikyu gli imponeva di lasciare la spada all'entrata.

Ricevere il te era per Toyotomi Hideyoshi, dittatore del Giappone (interpretato da Shinsuke Ashida), un colpo insostenibile.

Ne veniva annientato.

Ogni volta per lui lasciare la spada, ammirare l'ambiente, i fiori, ammirare quanto da lui non raggiungibile, era una sconfitta. E ogni sconfitta per lui, era la morte.

Interrompiamo la narrazione per rendere conto di un altro episodio del lungo duello tra Rikyu e Hideyoshi.

Questi chiese una volta di ammirare i rarissimi fiori di cui si diceva fosse ricco il giardino di Rikyu. Il maestro lo accolse senza alcuna parola: nel corso della notte il giardino era stato accuratamente rasato, ed era completamente spoglio.

 

All'interno dell'abitazione non vi erano i consueti magnifici addobbi floreali.

Finalmente, dopo un lungo percorso in stanze spoglie e nude, Hideyoshi venne condotto in un'ultima stanza ove in assoluta solitudine, senza alcun altro ornamento, era esposto il migliore dei fiori.

Una volta visto quello, era inutile e sciocco pensare di ottenere qualcosa di più dalla visione di una moltitudine di fiori. Ancora una volta Hideyoshi riceveva una umiliante lezione.

Terminato il racconto della testimonianza di Toyobo, Urakusai riprende la parola: nel tentativo di affermare la sua supremazia, infine Hideyoshi invia Rikyu in esilio nella nativa Sakai. Ma quale è l'ennesimo episodio che ha scatenato questa sua reazione? Honkakubo non ne sa nulla.

Ed ormai si è fatto tardi ed il cammino del ritorno è lungo. Prende congedo. Il percorso lo porta lungo il fiume, che si congiunge più avanti con quello dove vide per l'ultima volta Rikyu.

 

Il maestro sedeva, lontano allo sguardo ma chiaramente imperturbabile e maestoso come sempre, al centro della barca che scendeva veloce la corrente del fiume.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oltre ad Honkakubo altri attendono il suo passaggio.

Anche a loro Rikyu rivolgerà un ultimo inchino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sulla sponda opposta del fiume sfidano infatti l'ira di Hideyoshi due samurai di alto rango.

Attendono rispettosamente per un ultimo saluto l'arrivo della barca che porterà via lontano - e per sempre - il loro maestro.

Sono Oribe Furuta (Kato Go), dii cui sentiremo presto parlare ancora, ed il giovane Sansai Hosokawa.

Tadaoki Hosokawa (1564-1646), conosciuto come Sansai, discendeva da un ramo degli shogun Hashigawa che venne adottato nella famiglia Hosokawa. Fu uno dei più fidati seguaci di Oda Nobunaga, al cui seguitò combatté la sua prima battaglia all'età di 15 anni.

Costruì nel 1601 il padiglione Kotoin nel tempio di Daitokuji in Kyoto, in memoria di Rikyu.

 

Nel punto ove sorgeva la residenza di Rikyu disegnò ed edificò la casa da te Shoken. Fu consulente della corte imperiale in materia di storia, letteratura e poesia.

Aveva sposato nel 1578 Tama Akechi (1563-1600), poi conosciuta col nome di Garasha (Gracia) Hosokawa dal suo nome di battesimo. Si era fatta battezzare per protesta, non appena avuta notizia dell'editto di Hideyoshi contro il cristianesimo.

Quando il suo castello venne attaccato, piuttosto che cadere nelle mani del nemico, Gracia Hosokawa chiese ad un vassallo di sottrarla all'oltraggio dandole la morte.

Sansai e Gracia, morti a distanza di 46 anni l'uno dall'altra, riposano assieme in due tombe nel giardino di Daitokuji.

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