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Il giorno in cui si attende l' emissione del verdetto, gli atteggiamenti fisici dei vari protagonisti anticipano già la probabile conclusione.

Ichiro e - al suo fianco - Miyako - sembrano l'immagine della rassegnazione, di chi non si aspetta più nulla di buono dalla giustizia degli uomini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hori è se possibile ancora più tronfio del solito, disgustoso nel suo autocompiacimento frutto di menzogna e corruzione.

L'avvocato Kataoka non batte ciglio come suo solito.

Ma sembra attendere la conclusione come un qualcosa di scontato, una mera formalità per sanzionare quanto già deciso prima.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hiruta sembra non volersi più interessare di nulla e di nessuno e per una volta meriterebbe di essere compreso.

Dichiara di non avere nulla da aggiungere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A sorpresa, è Ichiro che vuole rilasciare una dichiarazione.

Ammette di essere arrivato impreparato davanti alla corte e alle complesse procedure giudiziarie.

Ma se la sua è stata una colpa, è stata la colpa di chi ha creduto che la macchina della giustizia fosse in grado di stabilire da sola dove fossero i torti e le ragion.

E' stata la colpa di chi ha creduto che fosse sufficiente essere innocenti per presentarsi a testa alta in tirbunale e attendere fiducioso l'accertamento della verità.

Nemmeno ora ha una sola parola di rimprovero verso Hiruta.

 

 

 

 

 

Vogliamo ora rendere un modesto omaggio a quella che è stata con ogni verosimiglianza la fonte cui si è ispirato Akira Kurosawa con questa opera.

Non ne abbiamo parlato in precedenza per permetterci anche noi un pizzico di suspence: ci perdoni l'incauto lettore che ha avuto la pazienza di seguirci fino a qui.

Nella immagine vediamo il famoso attore americano James Stewart. E' impegnato nella parte di Jefferson Smith, nel film Mister Smith va a Washignton, del regista Frank Capra. Uscì sugli schermi nel 1939, circa 10 anni prima che Kurosawa iniziasse le riprese di Shubun.

E' la vicenda di un giovane idealista che si ritrova per circostanze casuali ad essere senatore degli Stati Uniti d'America, ma non essendo piegabile a logiche di parte - e di partito - viene coinvolto in uno scandalo montato ad arte per costringerlo a dare le dimissioni.

Nel corso di una appassionata ed interminabile autodifesa, che ha all'inizio solo lo scopo di ritardare parlando finché lo reggono le forse l'approvazione di una legge nefanda, riesce a convincere con la sua ingenuità - che giustifica con gli stessi argomenti di Ichiro Aoye, della falsità delle accuse contro di lui.

Il discorso muove qualcosa anche nell'animo di Otokichi Hiruta, dentro al quale probabilmente si sta svolgengo una lotta titanica tra il bene ed il male.

Chiede anche lui la parola,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma non come avvocato.

Chiede, tra la sorpresa generale, di essere citato ed ascoltato in qualità di testimone.

Il giudice, per quanto meravigliato anche lui, acconsente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' vero: Otokichi Hiruta deve ammettere di avere tenuto nel corso del processo un atteggiamento rinunciatario, senza veramente tutelare gli interessi del suo cliente.

E' ora però il momento di rivelare, sotto il vincolo del giuramento, in qualità di testimone, quali ne siano state le ragioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hiruta confessa di essere stato corrotto da Hori per venire meno al suo mandato di avvocato.

Ne ha la prova inconfutabile: un assegno a suo nome da parte di Hori.

E lo esibisce mettendolo a disposizione della Corte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'assegno passa tra le mani dei giudici e delle parti in causa.

E' una prova schiacciante, che nessun appiglio legale potrebbe mettere in dubbio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gelido inappuntabile - ma corretto - Kataoka chiede a sua volta la parola.

Rinuncia ad ogni tentativo di confutare l'accusa di Hiruta, e lanciata una rapida occhiata di intesa ad Hori, che suo malgrado capisce che deve acconsentire, dichiara di rimettersi alla decisione della Corte.

La Corte, accettando la testimonianca di Hiruta,dà ragione ad Ichiro Ayoe e Miyako Saijo nella causa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La gioia esplode irrefrenabile fra i tanti simpatizzanti di Ichiro che gremivano l'aula.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nulla sembra invece poter risollevare Hiruta dall'abisso della sua disperazione.

Il suo riscatto sembra scaturito sfruttnado l'ultima stilla di energia che ancora rimaneva nel suo corpo e nel suo animo..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I giornalisti si affollano intorno alla coppia dei trionfatori.

Chissà, sono forse almeno in parte gli stessi che prima li additavano al disprezzo dei lettori.

Ichiro ha qualcosa da dire a proposito della conclusione del processo: in questa occasione è nata una stella.

Chi gli sta intorno non capisce: non sembra verosimile che Otokichi Hiruta possa avere una seconda vita come stella dell'avvocatura.

Ma non è questo che vuol dire Ichiro: nonostante tutto, dal fango, nel fango è nata una stella.

 

 

 

 

 

 

E' passato diverso tempo.

A quello stesso muro dove qualche mese prima si era esterefatto fermato Ichiro al vedere la sua immagine riporodotta all'infinito, assieme a quella di Miyako, pendono i resti dei manifesti che tanto interesse destavano al momento dello scandalo.

Ora nessuno li degna più di un'occhiata.

Nemmeno quell'omino intabarrato in un logoro cappotto, che sta attraversando la strada.

Certamente, è Otokichi Hiruta.

Ma Kurosawa non ci lascia capire se qualcosa sia veramente nato dentro di lui nonostante la morte dell'essere che pi⌂ amava al mondo.

Non ci lascia capire se veramente in lui sia nata una stella.