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Sono passati diversi anni dalla prima riunione del Maadakai.

L'ambiente ha ora un certo tono, gli abiti sono eleganti e ricercati. Siamo lontanissimi dalla povertà delle riunioni degli anni quaranta.

Uchida sensei festeggia ora, attorniato come sempre dai suoi numerosissimi amici, i settantasette anni.

 

 

 

 

 

 

Ha già quindi oltrepassato la soglia che gli aveva predetto il dottor Kobayashi nel corso della prima riunione, quando trovandolo in buona salute ipotizzava una speranza di vita di altri quindici anni almeno.

Il corpo comincia a sentire il peso dell'età, ma lo spirito è più vivo che mai.

 

 

 

 

 

 

 

Non gli è certamente venuto meno l'abituale sarcasmo.

Ora che ha raggiunto una così veneranda età, si rende conto che a sessanta anni era ancora un pulcino, mentre adesso può dire con orgoglio di esere un autentico vecchio vegliardo.

Accusa poi sfacciatamente il dottor Kobayashi di diminuire anno dopo anno la quantità di birra contenuta nel boccale, pretendendo così di tutelare la sua salute.

 

 

 

 

Attorno a lui molti visi nuovi. Sono presenti non solo i figli dei suoi anziani allievi, ma in molti casi anche i nipoti.

Per quanto sia cambiata e si sia estesa la platea degli spettatori, l'attenzione nei suoi confronti, e la punta di apprensione quando mette mano all'eterno boccale, sono sempre allo stesso livello.

 

 

 

 

 

 

 

Anche stavolta Uchida sensei è all'altezza della sua fama: Madadayo!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma forse stavolta ha preteso troppo dalle sue forze. Mentre i membri del Maadakai stanno per attaccare una delle loro peggiori canzonette satiriche, Uchida sensei ha un malore.

Il dottor Kobayashi tranquillizza i presenti, si tratta di una aritmia cardiaca che viene tenuta sotto controllo, non vi è di che allarmarsi, basterà un po' di riposo per vedere di nuovo il sensei in forma.

A conferma delle sue parole, mentre parenti, amici e fedeli lo attorniano e lo sostengono, Uchida lancia ancora il suo grido di guerra: Madadayo!!!

Dopo di che, sviene.

Non si allarmi il lettore, sa già - calendario alla  mano - che Uchida sensei scomparve serenamente nel 1971 e quindi all'età di 82 anni. E' una età molto vicina agli 83 che aveva Akira Kurosawa quando Madadayo uscì nelle sale, nel 1993. Il tempo che gli rimaneva ancora da vivere su questa terra scadde invece nel 1997.

Il malessere accusato da Ichida sensei era quindi veramente fisiologico e non tale da allarmare. Ad ogni buon conto, per l'ennesima volta il Maadakai si riunisce presso la dimora dei coniugi Uchida.

La signora Uchida benevolmente promette al dottor Kobayashi di sorvegliare quella banda di matti, evitando che sveglino il sensei per convincerlo a farsi un bicchierino, o che facciano altri danni.

Il sensei riposa. I suoi amici/allievi si intrattengono brindando alla sua salute, prolungando la veglia forse più per passare il tempo rimanendo vicini anche fisicamente all'amato sensei che per una reale necessità.

 

Cosa sta sognando Uchida sensei? O è Kurosawa sensei che sta sognando attraverso di lui? O siamo noi, guidati per mano dai due grandi maestri?....

Nel sogno un gruppo di bambini sta giocando nei campi l'eterno ed universale gioco del nascondino. Il gruppetto intona la cantilena: "Maadakai?"

 

 

 

 

 

 

Un bimbetto isolato si sta nascondendo in un covone appena mietuto, sotto il fieno, e risponde ogni tanto: "Madadayo!!!"

Quando si sta finalmente per isolare dal resto del mondo, qualcosa lo trattiene: c'è una strana ed affascinante luce nel cielo: esce dal suo nascondiglio ed ammira a bocca aperta.

E' questa, accompagnata dal tema dell'opera, lo splendido Estro Armonico di Vivaldi, l'ultima immagine che abbiamo del maestro Akira Kurosawa, quella che ha voluto lasciarci come testamento e con cui ci piace immaginare che abbia voluto ci ricordassimo di lui.