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A dir la verità, e sarebbe ingiusto non menzionarlo, anche prima del periodo Tokugawa i samurai hanno avuto i loro grandi rappresentanti, come ad esempio Kusunoki Masashige (1294 – 4 Luglio, 1336).

Viene ricordato come ideale di lealtà per la sua difesa della causa dell'imperatore Go Daigo  contro lo strapotere degli shogun Kamakura, e per questa ragione dopo la restaurazione del potere imperiale dell'epoca Meiji gli venne eretta nel 1880 davanti al Palazzo Imperiale questa statua.

 

 

 

 

 

 

Anche il Palazzo Imperiale di Tokyo è naturalmente uno dei monumenti da non mancare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non ricerca la grandiosità tipica delle grandi regge europee, tuttavia ha un suo grande fascino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Parlando di lealtà, un posto di rilievo va sicuramente riservato ai 47 Ronin, di cui qui vediamo le tombe.

Un gruppo di samurai rimasti senza padrone e quindi chiamati ronin (浪人 = uomini onda) che vendicarono il loro padrone, Asano Takumi no Kami Naganori (1667-1701) costretto a fare seppuku per aver ferito leggermente Kira Kozukenosuke Yoshinaka (1641-1702), un maestro del protocollo di comportamento del Bakufu (governo dello shogun), che l'aveva messo in imbarazzo per delle questioni di etichetta.

Inizialmente dispregiativa, l'etichetta di ronin grazie a questi uomini fu rivisitata e furono chiamati anche "i 47 gishi" o uomini retti.

 

 

Anora guidati da Oishi Kuranosuke, che già era stato il loro comandante durante il sanguinoso assalto al rifugio del nemico giurato Kira, nel 1703 acettarono la condanna e compirono seppuku presso il tempio di Sengaku-ji.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel tempio,  luogo ancora oggi esistente, furono sepolti.

Erano stati separati durante la detenzione, per ragioni di sicurezza.

Un gruppo di 10 ronin fece seppuku presso il luogo che oggi ospita l'ambasciata italiana a Tokyo, ove una lapide nel giardino ricorda l'episodio.

Ma furono sepolti assieme altri compagni.

 

 

 

 

 

 

 

L'immaginario collettivo identifica il samurai con un guerriero addestrato solo all'uso di katana e wakizashi (spada lunga e daga da lato, più corta).

Sebbene girassero in abiti civili armati solo delle prime due, a cavallo erano abilissimi nell'uso anche di arco e frecce e all'occorrenza erano in grado di usare le armi da fuoco come pistole, fucili (teppo) ma anche cannoncini.

 

 

 

 

 

 

 

Utilizzarono anche piccole bombe da lanciare a mano, da quando queste furono introdotte in Giappone a metà del 1500.

Il loro addestramento nel corpo a corpo e le loro abilità di strateghi furono messi al servizio dei signori di appartenenza anche per difendere i vari castelli che ancora oggi si possono ammirare in giro per il paese.