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Principale sport marziale giapponese, la Via della Cedevolezza (ju-dō 柔 道) è ottemperata curando ogni aspetto proprio dell'onore marziale.

Si inizia molto precocemente ad insegnare il mutuo rispetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo scopo del judo è raggiungere Ji-ta-kyo-ei cioè "amicizia e reciproca prosperità", attraverso la ripetizione dele tecniche decine e decine di volte.

Questo permette il superamento del processo volitivo e di affermazione del proprio io per tendere piuttosto alla perfetta esecuzione del gesto, che a questo punto supera i limiti propri del gesto atletico puro e semplice..

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo sguardo attento degli istruttori verifica che le tecniche vengano eseguite attraverso "il miglior impiego dell'energia": Sei-ryoku-zen'yo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con un occhio sempre attento alla tradizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E uno all'imitazione dei grandi miti di casa Kodokan che hanno permesso a questa disciplina di essere presente in oltre 100 paesi nel mondo.

Personaggi e campioni leggendari, come Toshihiko Koga - famoso per la perfezione della sua tecnica e per l'efficacia soprattutto del suo ippon seoi nage, e Yasuhiro Yamashita.

Yamashita fu co-protagonista di uno dei più toccanti episodi di applicazione dei principi del judo.

Durante i giochi olimpici del 1984 rimase infortunato alla gamba destra, ma nonostante tutto riuscì ad arrivare al combattimento finale.

Il suo avversario, l'egiziano Mohamed Ali Rashwan, dichiarò che si sarebbe astenuto dal portare attacchi alla gamba infortunata di Yamashita, e mantenne la parola.

Fu Yamashita che riportò infine la vittoria.