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La tecnica non deve essere fine a se stessa, ma rispecchiare il nostro animo e il nostro spirito.

Oggi il maestro ha insistito molto su questo: cerchiamo di farne tesoro, altrimenti ci saremmo respirati inutilmente a vicenda le nostre tossine!

Le ore sono trascorse con l'esecuzione di tecniche via via più "complicate", ma illustrate dalla sempre chiara didattica del maestro Tada, che non ha lesinato ripetute precisazioni, a costo di apparire "ripetitivo"...ma che dico, a Roma si direbbe che eravamo noi di "coccio"!

 

 

 

 

Ma oggi, quello che più mi ha emozionato, era una particolare carica "spiritosa" del maestro...mi è sembrato più gioviale e allegro del solito, e questa sua carica ci ha consentito di digerire ridendo anche le solite rispettive tossine.

La meditazione ridanciana è l'aspetto che magari continua a sorprendere molti praticanti, principianti e non. Infatti la facce perplesse erano tante, ma erano numerosi anche quelli che continuavano a ridere ben oltre il termine dell'esercizio, segno che il "Grande Vecchio" ci ha spiazzato pure stavolta!

 

 

 

 

Le "solite" note dolenti ve le risparmio, anzi ve le anticipo in previsione della prossima riflessione.

C'è sempre il praticante di turno che, a seconda della tipologia ed in modo più o meno doloso:

  • esegue la tecnica che ha visto al suo dojo o al bar sotto casa e non quella del maestro di turno dello stage, in questo caso del maestro Tada;
  • esegue la tecnica con la rabbia/foga/isteria/agonismo tipica di chi non aspetta altro la lezione di aikido per sfoderare traumi infantili/professionali/familiari e frustrazioni varie per prendersela con l'uke di turno;
  • esegue la tecnica guardando da un'altra parte, cercando di imitare (forse) lo sguardo concentrato e focalizzato del maestro Tada, ovviamente non avendo afferrato qualcosa;
  • esegue la tecnica... metteteci voi qualcosa...

Ovviamente, i maestri che presiedono allo stage notano tutto ciò (non ultimo il maestro Asai all'ultimo stage a Roma, il quale non ha mancato di farlo notare).

E, per l'appunto richiamando i concetti di prima, non è propriamente una condotta in linea con gli insegnamenti di o sensei, dell'aikido e, figurati, del nostro Direttore Didattico.

Che poi potrà non essere nelle corde di alcuni (e qui ci vorrebbero migliaia di discussioni per parlarne) ma rimane pur sempre un "essere umano" in armonia con l'universo forse un centimetro in più del "qualcuno" di turno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vi lascio con una splendida immagine del maestro Tada (le foto sono di Paolo Bottoni – © Aikikai d'Italia) che illustra meglio di milioni di parole lo spirito di quest'uomo di 84 anni, che guida la nostra Associazione da circa 5 decenni.

Senza perdere di un millimetro l'entusiasmo, l'energia e, diciamolo, la pazienza necessari per sostenere e reiterare una vera e propria "missione": insegnarci l'aikido!