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Sp2017 06d20 luglio

Stamattina il suo passo, all’ingresso del palazzetto, era felpato, morbido e fluido, senza rumore. Incedeva fiero e sicuro, come sempre. Era come se stesse fluttuando sul parquet...

Ieri no, ieri mattina era entrato con il viso impercettibilmente “corrugato”, il passo era pesante, il tallone sbatteva sul parquet, non fluttuava. E ieri ha usato il termine “animali”. Boh!

Forse anche a lui capitano le giornate “no”... forse è umano!

 

 

 

 

 


Sp2017 56Stamattina ha strapazzato l’uke sulle tecniche di jodan tsuki, nelle versioni di base, alternando approfondimenti tecnici e teorici a veri momenti molto divertenti su vari episodi simpatici di vita vissuta nel dojo di o sensei e in contesti simili.

Non per essere nostalgici, o vecchietti da cantiere, ma personalmente trovo molto molto interessanti gli aneddoti di questi grandi maestri che ci narrano la vita quotidiana nel dojo di o sensei o in altri luoghi di pratica aikidoistica nel Giappone di anni ormai remoti. La tecnologia ci aiuta mostrandoci un giovanissimo maestro Tada che pratica con o sensei, ma quelle sono solo immagini e questi uomini invece ci tramandano emozioni, sensazioni, dettagli, circostanze che nullaltro ci può restituire.

Sp2017 06eOggi, i ben 33 minuti di discorso del Maestro hanno forse fatto gridare vendetta alle gambe, ma il cuore ringrazia!

Continua a ribadire la necessità di approfondire il concetto di “non attaccamento”, mostrandolo sotto vari aspetti, da quelli spirituali e filosofici fino a quelli fisici ovvero all’esternazione inconscia dell’uke che si aggrappa al braccio o al corpo di tori o viceversa nell’esecuzione di una tecnica.

L’attaccamento genera la perdita di lucidità, di concentrazione, perdiamo di vista l’obiettivo finale che è quello del miglioramento interiore e del raggiungimento del satori...ma lui lo spiega meglio!
In effetti a chi non è capitato di trovarsi durante la pratica attaccato addosso una murena vestita con keikogi (e hakama...) o di essersi aggrappati al limite di una crisi abbandonica al nostro compagno? Ecco, ora sappiamo perché...

Sp2017 81Il pomeriggio abbiamo cambiato arma, come nei videogiochi, ovvero siamo passati all’uso del jo. Per ricordarci da dove veniamo e dove dovremo andare, il maestro Tada ci ha illustrato la forma base e la forma A del “Jo Aikikai d’Italia”. Sempre e comunque, questa è la sua didattica.

Il maestro è stato prodigo di consigli sul suo utilizzo, tecnici ma anche sostanzial: come costruirsi un jo, come regolarlo in base all’altezza, come mantenerlo liscio e scorrevole.

La serata si è conclusa con il rituale buffet, dove si è respirata una bell’aria di amicizia e divertimento, allietata da tanti compagni di pratica come ottimi musicisti, cantanti e ballerini...non è mancato il trenino finale, più una metropolitana romana che uno Shinkansen giapponese. Ma l’importante è partecipare!